Il ricordo di Foreman: una sconfitta che ha segnato la sua carriera
Sono passati 50 anni da “The Rumble In The Jungle”, il match che ha segnato la storia del pugilato: il campione dei pesi massimi George Foreman contro Muhammad Ali, il 30 ottobre 1974, a Kinshasa. Un evento epico che ha visto 60.000 persone a bordo ring e un miliardo di spettatori in tutto il mondo. La folla urlava “Ali Bomaye”, “Ali uccidilo”, mentre la tattica dello sfidante metteva in difficoltà il detentore dei massimi, Foreman.
Oggi, a 75 anni, Foreman ricorda quella sconfitta con un misto di nostalgia e di amara consapevolezza. “Sono solo felice di poterlo ricordare. Punto. Non ho altro che bei ricordi, ma all’epoca ero devastato dalla sconfitta”, ha confessato al Telegraph. Foreman, che all’epoca aveva 25 anni, era imbattuto in 40 incontri e si sentiva invincibile. “Pensavo di mettere ko Muhammad Ali in due round. Perdere quel combattimento mi ha davvero devastato. Non riuscivo a capire perché le mie tattiche non funzionassero e non lo avessi messo ko. Pensavo che Ali avrebbe fatto due round e non di più. Quando ho alzato lo sguardo ed eravamo al quarto round…mi sono chiesto cosa stesse succedendo…”, ha raccontato.
L’esperienza africana e il legame con Ali
Foreman ricorda con affetto i due mesi trascorsi in Africa, un capitolo della sua vita che non dimenticherà mai. “Era così diverso. Le persone che rappresentavano il governo erano venute a casa mia e mi avevano promesso che mi avrebbero pagato bene. Quindi ho detto ‘perché no?’ In verità, ero emozionato di andare in Africa. Quella visita, l’evento, persino la lotta, non sono mai scomparsi dal mio cuore. Seduto lì in hotel, guarire; andare in campagna, correre e allenarsi ogni giorno, guardare le persone che si lavavano nel fiume Congo. Ha un significato speciale nel mio cuore, e vive ancora cinquant’anni dopo. L’Africa. Il fiume Congo. È ancora vivo in me”, ha dichiarato.
Con Muhammad Ali, Foreman ha sviluppato un profondo rispetto e un’amicizia sincera. “Siamo diventati grandi amici. Aveva un grande senso dell’umorismo, amava essere la star dello spettacolo, non importa dove andasse… era una celebrità. Amava essere una celebrità. Amavo stare con lui, mi faceva davvero sentire bene”, ha concluso.
Un ritorno trionfale e un’eredità indelebile
Dopo la sconfitta contro Ali, Foreman ha avuto un periodo di pausa dalla boxe, per poi tornare sul ring a 37 anni e riconquistare il titolo all’età di 45 anni. “Ho avuto un decennio di pausa in cui potevo mangiare quello che volevo, andare dove volevo, andare a cavallo, e quando sono tornato alla boxe, tutto era ancora lì. Potevo ancora farlo”, ha spiegato. “È stato facile, perché la boxe per me era salire sul ring e combattere, mi veniva naturale. Avevo forza e potenza, e non ho mai dubitato di me stesso.”
La storia di “The Rumble In The Jungle” rimane un capitolo indelebile nella storia dello sport mondiale. Un evento che ha visto due grandi campioni sfidarsi in un contesto storico e sociale unico. Un match che ha segnato la carriera di George Foreman, un uomo che ha saputo superare la sconfitta e riemergere più forte che mai.
L’eredità di “The Rumble In The Jungle”
“The Rumble In The Jungle” è stato molto più di un semplice match di boxe. È stato un evento che ha catturato l’attenzione del mondo intero, un momento di grande sport e di grande storia. La sconfitta di Foreman contro Ali ha segnato un punto di svolta nella sua carriera, ma ha anche contribuito a creare la leggenda di Muhammad Ali, un uomo che ha saputo conquistare il mondo con la sua personalità carismatica e il suo talento eccezionale. Oggi, a 50 anni di distanza, “The Rumble In The Jungle” rimane un simbolo di un’epoca d’oro dello sport, un’epoca in cui la boxe era uno spettacolo che univa il mondo intero.