Il dolore di Isolde Kostner e la tragedia di Matilde Lorenzi
Il telefono di Isolde Kostner, ex campionessa di sci, è intriso di commozione. La voce rotta, rivive i fantasmi del passato, rievocando la tragica morte di Matilde Lorenzi, giovane promessa dello sci italiano, durante un allenamento in Val Senales. Un incidente che riporta alla mente la terribile esperienza vissuta dalla Kostner nel 1994, quando, mentre trionfava nella discesa di Coppa del Mondo a Garmisch-Partenkirchen, la sciatrice austriaca Ulrike Maier moriva in seguito a una caduta in gara.
“Ho vissuto quello choc da vincitrice della gara”, ricorda l’ex campionessa di Bolzano, “al traguardo mi chiedevano cosa ne pensavo della caduta, ma io non ero al corrente di nulla, non ero consapevole della gravità della situazione. Fu bruttissimo”.
La notizia dell’incidente di Matilde Lorenzi è arrivata alla Kostner tramite suo figlio, che ha amici che stavano seguendo un corso per maestri di sci in Val Senales. “Gli hanno scritto di questa caduta terribile”, spiega, “erano tutti in cima che piangevano, hanno visto la giovane cadere e che non si muoveva più. I soccorsi, la corsa dei tecnici, l’elicottero che l’ha portata in ospedale. Ero già distrutta ieri e sapere che non ce l’ha fatta è davvero terribile”.
Il ricordo di Matilde e la riflessione sulla sicurezza
Il pensiero di Isolde Kostner va a Matilde, “che ha messo tutta la passione per inseguire i sogni attraverso lo sport”, e alla sua famiglia, che l’ha salutata con la speranza di rivederla. L’incidente, come tanti altri nel mondo dello sci, riporta all’attenzione di tutti il tema della sicurezza.
“Si sono fatti grandi progressi? In gara sicuramente sì, in allenamento spesso le reti di protezione non ci sono, ma Matilde Lorenzi è caduta in avanti, e le protezioni non c’entrano. Il colpo forte lo ha preso quando ha sbattuto con il viso”, spiega la Kostner. “In passato, quando ci fu la tragedia di Ulrike, non c’erano le protezioni alla schiena e quando sono state introdotte in tanti non le volevano usare. Poi ci si abitua e adesso sarebbe impensabile gareggiare senza”.
La ricerca per la sicurezza: il casco integrale e l’ispirazione dalla Formula 1
Sulla tutela della testa, secondo Kostner, ci sono ancora margini di miglioramento. “Parliamo di sport in cui si va a una certa velocità, persino in gigante anche a 60 km orari”, aggiunge, “si potrebbe pensare al casco integrale. Io ad esempio usavo la mentoniera in discesa e superg, ma anche quella non garantisce sicurezza perché il colpo di frusta e quello alla nuca non lo eviti”.
Un’idea potrebbe arrivare dalla Formula 1: “Un margine ci può stare con un supporto per la nuca anche per lo sci così come hanno fatto in formula 1: certo chi scia è molto più mobile rispetto a un pilota, ma comunque sono cose che si possono testare anche per gli sciatori”, suggerisce la Kostner.
Tuttavia, la campionessa sottolinea che il rischio assoluto non può essere eliminato: “Certo il rischio assoluto non lo elimini, il busto, la pancia non sono protetti: per questo la ricerca non si deve fermare”.
La ricerca per la sicurezza nello sci: un impegno continuo
La tragedia di Matilde Lorenzi è un monito per tutti coloro che sono coinvolti nel mondo dello sci, in particolare per le federazioni e i centri di ricerca. La sicurezza degli atleti deve essere una priorità assoluta, e la ricerca per migliorare le protezioni e ridurre i rischi deve continuare senza sosta. Anche se il rischio assoluto non potrà mai essere eliminato, ogni progresso, ogni innovazione, ogni nuovo dispositivo di sicurezza, può fare la differenza e salvare vite.