ROMA – La linea del governo sul sostegno militare a Kiev non cambia, ma si arricchisce di una nuova, esplicita, sfumatura. In un contesto politico surriscaldato dalle tensioni interne alla maggioranza, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giovanbattista Fazzolari, apre a una mediazione con la Lega sul prossimo decreto per l’invio di armi in Ucraina. “Il decreto ci sarà e se bisogna parlare anche giustamente di lavorare per la pace si farà perché è da sempre l’intenzione del governo”, ha dichiarato a margine del suo intervento ad Atreju, la kermesse di Fratelli d’Italia. Una frase che suona come una mano tesa verso l’alleato leghista, che da giorni chiede un cambio di passo e un’attenzione concreta ai percorsi diplomatici in corso.
La posizione della Lega e la ricerca di una “discontinuità”
Il Carroccio, per bocca del senatore Claudio Borghi e del leader Matteo Salvini, ha messo in chiaro di non essere disposto a votare “una semplice ennesima riproposizione del vecchio decreto armi”. La richiesta è netta: serve una “discontinuità che tenga conto della situazione attuale e dei negoziati in corso”. Una posizione che, pur assicurando di non voler mettere a rischio la stabilità del governo, riflette un sentimento diffuso nell’elettorato e una critica verso le “idee belliciste della Ue”. Salvini ha rincarato la dose, affermando che “se in quattro anni sanzioni e armi non hanno interrotto la guerra, forse devi cambiare qualcosa”. La Lega punta i riflettori sulla necessità di sostenere il piano di pace e critica un presunto boicottaggio da parte di alcuni leader europei.
La mediazione di Fratelli d’Italia e il ruolo di Atreju
Le parole di Fazzolari, uomo di fiducia della premier Giorgia Meloni, arrivano non a caso dal palco di Atreju, a simboleggiare la volontà di trovare una sintesi all’interno della coalizione. L’esponente di Fratelli d’Italia ha ribadito la coesione del governo sia a livello interno che internazionale, smorzando i toni sulle presunte divergenze con Salvini. L’apertura a inserire nel decreto un riferimento esplicito al lavoro per la pace è la chiave per superare l’impasse e presentarsi compatti al momento del voto. Anche da Forza Italia arrivano segnali distensivi, con la garanzia che si troverà una “quadra” per mantenere unito il centrodestra.
Il contesto internazionale e i negoziati di pace
La discussione sul decreto si inserisce in un quadro internazionale in rapida evoluzione. Si guarda con attenzione alle trattative in corso, con l’inviato speciale dell’ex presidente USA Trump, Steve Witkoff, che dovrebbe incontrare il presidente ucraino Zelensky a Berlino. Lo stesso Trump ha parlato di “molti progressi” verso una risoluzione del conflitto. Questo scenario rafforza la posizione di chi, come la Lega, chiede di legare più strettamente gli aiuti militari a un concreto sforzo diplomatico. Fazzolari stesso ha ipotizzato in passato che si potrebbe arrivare a un “congelamento della linea del fronte”, sottolineando però che ogni decisione sul futuro dei territori spetta unicamente agli ucraini.
I dettagli del sostegno italiano e le cifre
Dall’inizio del conflitto, l’Italia ha fornito all’Ucraina aiuti militari per un valore stimato intorno ai due miliardi di euro. I contenuti dei pacchetti di aiuti sono coperti da segreto e vengono illustrati dal Ministro della Difesa, Guido Crosetto, unicamente al Copasir. Si ipotizza che le forniture abbiano incluso sistemi di difesa antiaerea Samp-T con i relativi missili Aster 30, e missili da crociera Storm Shadow-Scalp, capaci di colpire a lunga distanza. Il governo Meloni ha recentemente approvato il dodicesimo pacchetto di aiuti, confermando il proprio sostegno a Kiev nonostante i malumori nella maggioranza. L’Unione Europea contribuisce allo sforzo attraverso lo “Strumento europeo per la pace”, un fondo a cui partecipa anche l’Italia.
Le altre questioni sul tavolo: gli asset russi
Parallelamente al dibattito sugli armamenti, prosegue la discussione sull’utilizzo degli asset russi congelati. L’Unione Europea ha dato il via libera al loro congelamento a tempo indeterminato, ma l’Italia, pur favorevole alla misura, ha espresso perplessità giuridiche sul loro utilizzo diretto per finanziare Kiev. Il Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha chiarito che il governo è favorevole ad aiutare l’Ucraina, ma è necessario individuare lo strumento giuridicamente più solido per farlo.
