L’accusa di Report e il video incriminato

La trasmissione Report, condotta da Sigfrido Ranucci, ha lanciato pesanti accuse contro il Garante per la privacy, sostenendo che le sue decisioni siano influenzate da dinamiche politiche. L’accusa è stata resa pubblica durante un’intervista a La Stampa, in cui Ranucci ha annunciato la messa in onda di un’inchiesta che proverebbe tale influenza. Il fulcro dell’inchiesta è un video che mostra Agostino Ghiglia, componente del Garante, entrare nella sede di Fratelli d’Italia poche ore prima della notifica di una sanzione da 150mila euro alla Rai per un servizio su Gennaro Sangiuliano. Secondo Ranucci, nella sede del partito era presente Arianna Meloni, sorella della premier, e sarebbe interessante sapere se durante l’incontro si è discusso della sanzione a Report.

La replica del Garante: piena indipendenza e rispetto delle procedure

Il Garante per la privacy ha immediatamente replicato alle accuse, ribadendo in una nota la “piena indipendenza di giudizio e la libertà di determinazione dei suoi componenti”. L’Autorità ha precisato che nel caso della multa inflitta a Report è stata “pienamente rispettata” la procedura istruttoria e che la decisione è stata presa dal Collegio “in linea con la proposta degli uffici” dopo un’ampia discussione. Il Garante ha inoltre sottolineato che ogni procedimento è istruito dagli uffici, che predispongono uno schema di provvedimento, il quale viene poi presentato al Collegio dal componente relatore. Il Collegio può quindi deliberare o meno sulla proposta, condividendone o meno il contenuto. Le deliberazioni sono adottate a maggioranza dei votanti e, in caso di parità, prevale il voto del presidente.

La posizione di Federica Corsini: decisioni basate su fatti oggettivi

Anche Federica Corsini, moglie dell’ex ministro Sangiuliano e al centro dell’audio diffuso da Report, è intervenuta sulla vicenda, definendo “fuorviante” la tesi secondo cui il Garante sarebbe stato mosso da influenze esterne o da valutazioni politiche. Corsini ha affermato che le decisioni del Garante si fondano su “fatti oggettivi ed inequivocabili”, ribaditi anche nelle conclusioni della Procura di Roma. Ha poi spiegato di aver diffidato la Rai e Report dal trasmettere l’audio, poiché proveniente da un’acquisizione illecita, ma la trasmissione ha scelto comunque di diffonderlo, pur conoscendone la provenienza.

La reazione politica: opposizioni all’attacco

La vicenda ha inevitabilmente scatenato la polemica politica, con le opposizioni che hanno attaccato duramente. I componenti del Partito democratico in commissione di Vigilanza Rai hanno denunciato un “attacco contro Report e Sigfrido Ranucci”, sottolineando la coincidenza tra l’incontro tra Ghiglia e Arianna Meloni e l’avvio dell’esposto del Garante. Gli esponenti del M5s hanno chiesto un’audizione urgente del presidente dell’Autorità Garante della Privacy in commissione di Vigilanza Rai, definendo “estremamente inquietante” quanto rivelato da Report. Angelo Bonelli di Avs ha affermato che l’autonomia del Garante dalla politica deve essere “assolutamente garantita” e ha accusato Palazzo Chigi di lavorare per “demolire” Ranucci.

Indipendenza e trasparenza: un equilibrio delicato

Le accuse lanciate da Report contro il Garante della Privacy sollevano interrogativi cruciali sull’indipendenza e la trasparenza delle istituzioni. Se da un lato è fondamentale garantire la libertà di stampa e il diritto all’informazione, dall’altro è necessario preservare l’autonomia degli organi di controllo da influenze politiche. La vicenda evidenzia la delicatezza di questo equilibrio e la necessità di un dibattito pubblico aperto e costruttivo per rafforzare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

Di veritas

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