Nordio: “Separazione delle carriere non negoziabile, ma non è una pressione”
Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha ribadito la sua ferma intenzione di portare avanti la riforma del Csm e la separazione delle carriere, respingendo le accuse di pressioni sulla magistratura. Intervenendo in collegamento a Casa Corriere, Nordio ha dichiarato: “Non c’è un clima di pressione, se poi loro pensano che la riforma del Csm e del separazione delle carriere sia una forma di pressione, è un atteggiamento completamente incomprensibile e irrazionale”.
Nordio ha anche sottolineato che la separazione delle carriere è un punto fondamentale del programma di governo e un dovere del governo stesso: “La separazione delle carriere è nel programma del governo ed è un dovere del governo proporla, i cittadini ce l’hanno imposta, non è negoziabile, avverrà. Ma non la si faccia coincidere col pericolo che il pm venga sottoposto al potere esecutivo. Nella riforma è scritto chiaramente che il magistrato resterà autonomo ed indipendente”.
Critiche all’Anm e alle affermazioni di alcuni magistrati
Nordio ha poi rivolto critiche all’Anm, sostenendo che l’associazione non ha preso posizione contro le affermazioni di alcuni magistrati che si sono espressi in modo severo nei confronti del governo: “Io ho sempre ricevuto i rappresentanti dell’Anm – ha aggiunto – ma dobbiamo ricordare che le prime espressioni severe nei confronti del Governo sono arrivate da alcuni magistrati e l’Anm invece di prendere posizione rispetto ad affermazioni improprie, li ha difesi. Credo che in qualsiasi altro Paese del mondo una simile situazione avrebbe creato uno scandalo enorme”.
Solidarietà con la giudice Albano e critica alla sentenza del tribunale di Roma
Il ministro ha espresso solidarietà con la giudice Silvia Albano, che ha ricevuto minacce di morte: “Siamo tutti solidali con chi riceve minacce di morte” come è accaduto alla giudice Silvia Albano. “Io quando indagavo sulle Br ne subivo quotidianamente”.
Nordio ha poi criticato la sentenza del tribunale di Roma che non ha convalidato il trattenimento dei richiedenti asilo in Albania, definendola come “decreti a stampone” e sostenendo che i magistrati hanno interpretato la sentenza della Corte europea di giustizia in modo errato: “La critica più severa” alle decisioni dei magistrati del tribunale di Roma che non hanno convalidato il trattenimento dei richiedenti asilo in Albania “arriva dalla risposta che ha dato una componente della stessa Corte europea di giustizia che ha detto che di quella sentenza nessuno ha capito nulla in Italia, riguarda episodi completamente diversi”. I magistrati romani “hanno fatto decreti a stampone ed hanno interpretato come hanno voluto la sentenza della Corte, ma la definizione di Stato sicuro è di pertinenza esclusiva dello Stato”.
Nordio: “Auspico un rapporto sereno con la magistratura”
Nordio ha infine espresso il suo desiderio di un rapporto sereno con la magistratura, sottolineando la necessità di un dialogo costruttivo: “Sono stato invitato al congresso di Magistratura democratica e intendo andarci. Sono il primo ad auspicare una conciliazione, ma anche di più di una conciliazione. Una serenità di rapporti come quella che è sempre stata auspicata dal Presidente Mattarella, ma bisogna essere in due per avere una situazione di armonia”.
Il ministro ha anche auspicato che i magistrati si astengano dal criticare il merito delle leggi, concentrandosi invece sugli aspetti tecnici: “Io so – ha proseguito – che alcuni politici hanno usato parole molto forti nei confronti di alcuni magistrati, ma alcuni magistrati hanno usato parole violentissime nei conforti dei politici. Io vorrei che progressivamente si arrivasse a una situazione per cui i magistrati non criticassero le leggi, se non per il profilo tecnico, ma non sotto il profilo del merito”.
Considerazioni sulla tensione tra governo e magistratura
Le dichiarazioni di Nordio evidenziano la tensione esistente tra il governo e la magistratura. Sebbene il ministro abbia ribadito la sua volontà di dialogo e di un rapporto sereno, le sue parole rivelano un clima di diffidenza e di reciproche accuse. È importante che entrambe le parti si adoperino per trovare un terreno comune, evitando il ricorso a un linguaggio aggressivo e concentrandosi su un confronto costruttivo per il bene della giustizia e della società.