LONDRA – Come un’epifania urbana, un soffio di coscienza critica nel cuore pulsante e distratto della metropoli, Banksy è tornato a far parlare di sé. E lo ha fatto nel suo stile inconfondibile: con un’incursione notturna, un’immagine potente e un messaggio che squarcia il velo dell’indifferenza. A pochi giorni dal Natale, due murales identici sono apparsi in diverse zone di Londra, scuotendo l’opinione pubblica e riaccendendo il dibattito su una delle piaghe più dolorose della società contemporanea: la crisi dei senzatetto.

L’artista di Bristol, la cui identità resta avvolta nel mistero, ha rivendicato la paternità di una delle opere, quella situata nel quartiere di Bayswater, attraverso il suo canale Instagram ufficiale, come ormai da consolidata prassi. Un secondo graffito, del tutto identico, era stato avvistato giorni prima su un muro perimetrale del Centrepoint, l’iconico grattacielo su Tottenham Court Road, un luogo non casuale, carico di una memoria storica che amplifica la portata della denuncia.

Il grido silenzioso dei bambini invisibili

L’opera, realizzata con la tecnica dello stencil in un netto e teatrale bianco e nero, raffigura due bambini vestiti con abiti invernali, sdraiati a terra. Uno di loro, il più piccolo, giace in primo piano, mentre una figura più grande, forse un fratello o un genitore immerso nell’ombra, punta il dito verso l’alto, verso il cielo o, più verosimilmente, verso gli imponenti edifici che li sovrastano. Un gesto ambiguo, che oscilla tra l’innocente stupore di chi guarda le stelle e la muta accusa verso un mondo che li ha resi invisibili.

L’immagine evoca una profonda vulnerabilità e un senso di abbandono, costringendo lo spettatore a interrogarsi sul destino di quei corpi a terra, ignorati dalla fretta dei passanti. L’artista Daniel Lloyd-Morgan, intervistato dalla BBC, ha sottolineato proprio questo aspetto: “Camminano accanto ai senzatetto e non li vedono. Allo stesso modo, passano davanti all’opera senza accorgersene“. Un’amara metafora dell’indifferenza che circonda chi vive ai margini.

Centrepoint: da simbolo di speculazione a tela di denuncia

La scelta di realizzare uno dei murales nei pressi del Centrepoint è tutt’altro che casuale e si carica di un profondo significato storico e politico. Questo grattacielo brutalista, costruito negli anni ’60, rimase vuoto per anni nonostante la grave crisi abitativa che affliggeva Londra, diventando un simbolo della speculazione edilizia. Come ha ricordato Stefano Antonelli, curatore di diverse mostre dedicate a Banksy in Italia, nel 1974 l’edificio fu occupato da attivisti proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica sul dramma dei senzatetto. Banksy, con la sua opera, sembra voler intrecciare passato e presente, rievocando quella memoria di lotta e proiettandola sulla crisi attuale. Ironia della sorte, l’edificio che un tempo ispirò il nome dell’associazione benefica Centrepoint, dedita al sostegno dei giovani senzatetto, è stato riconvertito in appartamenti di lusso, incarnando le stridenti contraddizioni della metropoli.

Un tema ricorrente nell’arte di Banksy

Non è la prima volta che l’artista di Bristol affronta il tema dell’emarginazione sociale nel periodo natalizio. Già nel 2019, a Brighton, aveva realizzato un’opera iconica che ritraeva un senzatetto trascinato via dalle renne di Babbo Natale, una feroce critica alla retorica della solidarietà festiva. Con questo nuovo doppio intervento, Banksy torna a pungere le coscienze, utilizzando l’innocenza dell’infanzia per costruire una critica sociale affilata, che si muove sul filo dell’ambiguità tra speranza e disillusione, tra l’attesa di un segno dal cielo e la dura realtà dell’abbandono.

L’opera si inserisce in un anno di intensa attività politica per l’artista, che a settembre aveva realizzato un murale, rapidamente rimosso, presso la Royal Courts of Justice, visto come una critica alle politiche restrittive del governo britannico nei confronti degli attivisti. Con questi “bambini che guardano le stelle”, Banksy sembra tornare a un registro più intimo e umano, ma non per questo meno potente nel suo impatto politico e sociale.

Mentre la città si veste a festa, le luci scintillanti e le vetrine addobbate creano un’atmosfera di gioia e abbondanza, l’opera di Banksy agisce come un memento, un promemoria visivo che ci costringe a vedere ciò che preferiremmo ignorare: i bambini, le famiglie, gli individui che il mondo ha lasciato indietro, sdraiati sul freddo asfalto di una delle città più ricche del pianeta.

Di euterpe

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