Roma – Un percorso “difficile”, quasi in salita, sia verso la NATO che verso l’Unione Europea. Con queste parole nette il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha delineato la sua visione sul futuro euro-atlantico dell’Ucraina, intervenendo alla XVIII Conferenza delle ambasciatrici e degli ambasciatori in corso alla Farnesina. Una doccia fredda per le aspirazioni di Kiev, che arriva in un momento cruciale del conflitto e dei negoziati per la pace.
L’ostacolo agricolo: un freno all’integrazione europea
La parte più incisiva dell’intervento di Crosetto ha riguardato l’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea. A sorpresa, il ministro non ha indicato ostacoli di natura prettamente politica, quanto piuttosto un macigno di carattere economico e sociale: l’agricoltura. “Nell’Unione Europea non per motivi politici, per motivi agricoli, conoscendo gli agricoltori polacchi, francesi, italiani e tedeschi”, ha affermato Crosetto, mettendo in luce un timore concreto e diffuso tra i Paesi membri.
L’ingresso dell’Ucraina, spesso definita il “granaio d’Europa” per la sua vastissima e fertile superficie agricola (pari a oltre un quarto di quella totale dell’UE), stravolgerebbe gli equilibri della Politica Agricola Comune (PAC). Si teme una redistribuzione massiccia dei fondi a svantaggio degli attuali Stati membri e una concorrenza insostenibile per i produttori locali, a causa dei minori costi di produzione ucraini. Già in passato, la liberalizzazione temporanea del commercio con Kiev ha scatenato forti proteste in diversi paesi, come Polonia e Ungheria, che hanno imposto divieti unilaterali sull’import di prodotti agricoli ucraini. Le associazioni di categoria europee hanno espresso più volte serie preoccupazioni, chiedendo garanzie e clausole di salvaguardia per proteggere il mercato interno.
L’impatto potenziale è enorme: si stima che l’adesione di Kiev potrebbe portare a un taglio significativo dei fondi della PAC per gli attuali beneficiari, con l’Italia che rischierebbe di perdere miliardi di euro. A questo si aggiunge la sfida dell’allineamento degli standard produttivi ucraini a quelli, molto più stringenti, dell’Unione Europea, in particolare per quanto riguarda il benessere animale e l’uso di fitosanitari.
Una visione alternativa per l’Europa della Difesa
Se l’ingresso nell’UE appare complesso, Crosetto non chiude del tutto la porta a un’integrazione dell’Ucraina in un diverso assetto europeo, focalizzato sulla difesa e la sicurezza. “Quando penso alla difesa penso ad un’Europa diversa. Io penso all’Europa continentale, in cui sono presenti la Norvegia, ci siano i Paesi dei Balcani, ci sia l’Austria, ci sia la Svizzera, ci sia il Regno Unito”, ha spiegato il ministro. “In una Europa che si struttura in questo modo, potrebbe avere spazio anche l’Ucraina”.
Questa visione sembra allinearsi con la necessità, sottolineata dallo stesso Crosetto, che l’Europa si assuma maggiori responsabilità in materia di difesa, anche alla luce di una ridefinizione delle garanzie di sicurezza da parte degli Stati Uniti. Il ministro ha parlato della necessità per l’Europa di “imparare a muoversi su binari paralleli” agli USA, rafforzando la propria capacità di decidere autonomamente. In questo contesto, l’integrazione dell’Ucraina in una struttura di difesa continentale potrebbe rappresentare una soluzione pragmatica, alternativa o complementare all’adesione alla NATO.
Il nodo NATO e il cammino delle riforme
Anche sul fronte dell’Alleanza Atlantica, il percorso di Kiev è tutt’altro che spianato. Sebbene l’Italia, come ribadito dalla Premier Meloni, non intenda abbandonare l’Ucraina, l’adesione all’articolo 5 del Trattato Atlantico rimane un obiettivo complesso. L’ingresso di un paese in guerra con una potenza nucleare come la Russia solleva enormi interrogativi e richiede un consenso unanime tra i membri, attualmente non scontato. Lo stesso presidente Zelensky ha recentemente aperto alla possibilità di rinunciare alla richiesta di adesione in cambio di garanzie di sicurezza vincolanti.
Nel frattempo, il processo di avvicinamento all’UE prosegue sul piano tecnico. L’Ucraina ha ottenuto lo status di paese candidato nel giugno 2022 e i negoziati di adesione sono stati avviati ufficialmente nel giugno 2024. La Commissione Europea monitora costantemente i progressi di Kiev nell’attuazione di riforme cruciali, in particolare per quanto riguarda lo stato di diritto, l’indipendenza della magistratura e la lotta alla corruzione. Un cammino lungo e irto di sfide, reso ancora più arduo dal conflitto in corso, che richiederà un impegno politico costante sia da parte di Kiev che di Bruxelles.
