Un’analisi approfondita del tessuto economico del Sud Italia rivela una vitalità sorprendente: le medie imprese, in particolare quelle della Basilicata e del Mezzogiorno, stanno emergendo come autentiche protagoniste della crescita economica nazionale. Secondo il recente rapporto “Scenario competitivo, ESG e innovazione strategica nelle medie imprese del Mezzogiorno”, frutto della collaborazione tra l’Area Studi di Mediobanca, il Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere, queste realtà imprenditoriali non solo dimostrano una resilienza eccezionale, ma registrano tassi di crescita superiori a quelli delle loro omologhe del Centro-Nord. Un dinamismo che, tuttavia, si scontra con ostacoli strutturali e congiunturali che ne frenano il pieno potenziale.
Un Decennio di Crescita Straordinaria
I dati parlano chiaro: nel decennio 2014-2023, le medie imprese del Mezzogiorno hanno messo a segno una crescita del fatturato del 78,1%, ben al di sopra del 52,8% registrato nel resto d’Italia. Un trend positivo che non si è arrestato, proseguendo anche nel 2024 con un incremento dell’1,8%, in netta controtendenza rispetto al calo dell’1,7% rilevato nelle altre aree del Paese. L’ottimismo pervade anche le previsioni per il 2025, con il 65,4% delle aziende meridionali che si attende un aumento del fatturato, contro il 55,4% di quelle centro-settentrionali.
Questo comparto, che conta 408 società a controllo familiare italiano con un fatturato tra i 19 e i 415 milioni di euro e un organico tra 50 e 499 dipendenti, ha quasi raddoppiato le sue dimensioni in quasi trent’anni, arrivando a generare l’11,8% del valore aggiunto manifatturiero dell’area. Un vero e proprio motore per lo sviluppo locale, come sottolineato da Michele Somma, presidente della Camera di commercio della Basilicata, che le ha definite “vere campionesse del capitalismo familiare, pronte alle sfide globali”.
Le Sfide sul Tappeto: da Energia e Fisco al Capitale Umano
Nonostante i brillanti risultati, il percorso delle medie imprese meridionali è irto di difficoltà. Una delle principali criticità è rappresentata dai costi dell’energia: oltre il 60% delle imprese del Sud ha subito un aumento della bolletta energetica, un’incidenza superiore a quella del Centro-Nord (poco più del 50%). Questo rincaro ha avuto un impatto significativo sui margini di profitto per più di sei aziende su dieci. In risposta, molte imprese stanno investendo in fonti rinnovabili (25,5%) e nell’ammodernamento degli impianti per migliorare l’efficienza energetica (22,3%).
Un altro fardello è la pressione fiscale. Il rapporto evidenzia come, se le Mid-Cap meridionali avessero beneficiato della stessa aliquota fiscale applicata nel Centro-Nord, avrebbero risparmiato circa 230 milioni di euro in un decennio. Un divario che, secondo gli analisti, penalizza la competitività e limita le capacità di investimento.
Sul fronte del lavoro, si registra una notevole crescita dell’occupazione, con un aumento del 5,2% nel 2024 contro il +2,4% del resto d’Italia. Tuttavia, persistono fragilità strutturali significative:
- Divario di genere: la presenza femminile nelle medie imprese del Sud è ferma al 12,9%, molto al di sotto del 26,2% del Centro-Nord. Un dato allarmante che evidenzia la necessità di politiche attive per l’inclusione.
- Mismatch di competenze: tre imprese su quattro lamentano difficoltà nel reperire personale qualificato. Le maggiori criticità riguardano le competenze tecnico-specialistiche, i profili STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) e le nuove professionalità legate alla transizione ecologica. Per far fronte a questa sfida, il 34,8% delle aziende punta sulla formazione continua e il 30,4% sull’automazione dei processi produttivi.
Strategie per il Futuro: Internazionalizzazione e Sostenibilità
Le medie imprese del Sud non si lasciano scoraggiare e guardano al futuro con proattività. La strategia principale per rispondere alle incertezze del contesto economico, incluse le difficoltà create dai dazi statunitensi, è l’espansione su nuovi mercati. Quasi l’80% delle Mid-Cap meridionali intende ampliare la propria presenza internazionale nei prossimi due anni, una percentuale nettamente superiore a quella delle altre aree (68,3%).
La transizione ecologica è un’altra priorità strategica. Le imprese del Mezzogiorno mostrano un’attenzione ai temi ambientali addirittura superiore a quella del Centro-Nord. Il 73,7% delle aziende meridionali punta infatti alla riduzione delle fonti fossili e all’adozione di energie rinnovabili, rispetto al 66,6% delle imprese centro-settentrionali. Tuttavia, per il 41,3% di esse, la burocrazia rischia di ostacolare il percorso verso la sostenibilità.
Andrea Prete, presidente di Unioncamere, ha ribadito la necessità di sostenere queste imprese “rimuovendo gli ostacoli che ne frenano lo sviluppo, a partire dagli incentivi per l’export e i servizi per l’internazionalizzazione”. Un appello raccolto anche da Michele Somma, che ha invocato uno snellimento della burocrazia per favorire gli sforzi di innovazione e internazionalizzazione.
In conclusione, le medie imprese del Mezzogiorno rappresentano una risorsa fondamentale per l’economia italiana. La loro capacità di crescere e competere a livello globale è una testimonianza di resilienza e dinamismo. Ora la palla passa alle istituzioni, chiamate a creare un ecosistema favorevole che permetta a queste “campionesse” di esprimere appieno il loro potenziale, a beneficio dell’intero sistema Paese.
