Il XX secolo, un’epoca segnata da conflitti ideologici e brutali persecuzioni, ha donato alla Chiesa una schiera di testimoni della fede il cui sacrificio è stato solennemente riconosciuto. In due distinte cerimonie, svoltesi a Jaén, in Spagna, e a Parigi, sono stati elevati agli onori degli altari oltre 170 martiri, uomini e donne che hanno pagato con la vita la loro fedeltà a Cristo e al Vangelo. Papa Leone, durante la preghiera dell’Angelus, ha ricordato questi eventi, definendo i nuovi beati “coraggiosi testimoni del Vangelo, perseguitati e uccisi per essere rimasti accanto alla propria gente e fedeli alla Chiesa”.
I Martiri di Jaén: una testimonianza nella Guerra Civile Spagnola
Nella cattedrale di Jaén, in Andalusia, la Chiesa ha celebrato la beatificazione di due nutriti gruppi di martiri, uccisi in odium fidei tra il 1936 e il 1938, durante la violenta persecuzione religiosa che ha insanguinato la Spagna nel contesto della Guerra Civile. Si tratta di due cause distinte, ma unite dal medesimo contesto storico e dalla stessa diocesi di provenienza.
Il primo gruppo è guidato dal sacerdote diocesano don Manuel Izquierdo Izquierdo, beatificato insieme a 58 compagni. Nato nel 1853, don Manuel fu parroco di Villardompardo e subì un martirio particolarmente cruento, venendo ucciso a 83 anni dopo atroci torture il 28 settembre 1936. Tra i suoi compagni, figure come don Manuel Valdivia Chica, al quale furono amputate le mani consacrate prima della morte, testimoniano la ferocia dell’odio antireligioso di quel periodo.
Il secondo gruppo è composto da don Antonio Montañés Chiquero e 64 compagni, tra cui 54 sacerdoti, nove laici e una donna. Anche loro furono vittime della medesima ondata di violenza, catturati e uccisi dai miliziani solo per la loro appartenenza alla Chiesa.
La Santa Sede, attraverso il Dicastero delle Cause dei Santi, ha riconosciuto che il loro martirio fu motivato dall’odium fidei, come dimostrato dalla violenza sistematica contro ministri di culto, fedeli e luoghi sacri. Monsignor Sebastián Chico Martínez, Vescovo di Jaén, ha definito questo giorno “grande per la storia della fede della Chiesa di Jaén”, sottolineando come il sangue di questi martiri sia “seme di vita nuova e di fede rinnovata”.
I Martiri di Parigi: la luce della fede contro l’oscurità nazista
Contemporaneamente, nella suggestiva cornice della Cattedrale di Notre-Dame a Parigi, si è svolta la beatificazione di 50 martiri dell’apostolato cattolico, uccisi in odio alla fede tra il 1944 e il 1945 durante l’occupazione nazista. Questo gruppo, eterogeneo per vocazione ma unito dalla carità, comprende sacerdoti, religiosi, seminaristi e fedeli laici, tra cui membri dell’Azione Cattolica e scout.
Molti di loro, seguendo l’appello del cardinale Suhard, scelsero di accompagnare spiritualmente i giovani lavoratori francesi deportati in Germania per il lavoro forzato (Service du Travail Obligatoire). Svolgendo il loro ministero in clandestinità, furono arrestati per “attività sovversiva” contro il Terzo Reich, torturati e uccisi, la maggior parte nei campi di concentramento. La causa è guidata da Raymond Cayré, sacerdote diocesano, e include figure come Gérard-Martin Cendrier, frate minore, il seminarista Roger Vallée e il laico Jean Mestre.
La cerimonia è stata presieduta dal Cardinale Jean-Claude Hollerich, Arcivescovo di Lussemburgo, che nella sua omelia ha definito i nuovi beati “bagliori di luce” in “un secolo oscuro di terribile carneficina”, lodandone il coraggio e la fede cristallina come una testimonianza di “libertà estrema” di fronte all’ideologia totalitaria.
Le parole del Papa e il significato del martirio oggi
All’Angelus della terza domenica di Avvento, Papa Leone ha unito il ricordo di questi due gruppi di martiri, sottolineando il loro comune esempio di coraggio. “Lodiamo il Signore per questi martiri coraggiosi testimoni del Vangelo”, ha detto il Pontefice, invitando i fedeli a vedere nel loro sacrificio un modello di coerenza e di amore. Queste beatificazioni non sono solo un atto di venerazione, ma anche un potente monito a non dimenticare le tragedie del passato e a riconoscere come la fede possa essere una forza di resistenza contro ogni forma di tirannia e di odio. La testimonianza di questi oltre 170 uomini e donne continua a parlare al mondo contemporaneo, ricordando che la fedeltà ai propri valori e la carità verso il prossimo possono condurre al sacrificio supremo, trasformando la morte in un seme di speranza e di vita eterna.
