Bruxelles – Una scossa tellurica attraversa il cuore dell’industria automobilistica europea. La Commissione Europea ha imposto una sanzione complessiva di circa 72 milioni di euro a tre importanti produttori di batterie per avviamento e alla loro associazione di categoria, Eurobat, per aver orchestrato un cartello che ha violato le norme antitrust dell’Unione per oltre un decennio. Le aziende sanzionate sono Exide, Fet (che include la sua predecessora Elettra) e la rumena Rombat. L’accusa è quella di aver limitato la concorrenza, con il rischio concreto di aver gonfiato artificialmente i prezzi per i costruttori di auto e camion e, di conseguenza, per i consumatori finali in tutto lo Spazio Economico Europeo (SEE).

Una quarta azienda, Clarios (precedentemente nota come JC Autobatterie), pur avendo partecipato attivamente all’intesa illecita, ha evitato la sanzione. Questo grazie al cosiddetto “programma di clemenza”: è stata proprio Clarios a svelare l’esistenza del cartello alla Commissione, ottenendo così la piena immunità. Parallelamente, l’esecutivo UE ha archiviato i procedimenti contro un altro produttore, Banner, e il fornitore di servizi Kellen.

Il Meccanismo del Cartello: un Accordo sul Prezzo del Piombo

Ma come operava, nel dettaglio, questo sistema anticoncorrenziale? L’indagine della Commissione, avviata nel settembre 2017, ha portato alla luce un’infrazione “unica e continuata” che si è protratta per ben 12 anni, dal luglio 2005 fino alla fine del 2017. I quattro produttori, con la complicità e l’aiuto logistico dell’associazione di categoria Eurobat, hanno concordato segretamente di manipolare un elemento chiave nella definizione del prezzo finale delle batterie: il sovrapprezzo legato al costo del piombo.

Il piombo, come è noto dalla fisica dei materiali e dall’ingegneria di settore, è la materia prima fondamentale e il principale fattore di costo per le batterie d’avviamento tradizionali, quelle utilizzate nei veicoli con motore a combustione. I produttori pagano un premio (premium) ai fornitori per assicurarsi piombo della qualità necessaria. Il cartello si basava proprio sulla creazione e pubblicazione coordinata di questi premi, i cosiddetti “premi Eurobat”, all’interno della rivista di settore Metal Bulletin. Successivamente, le aziende si impegnavano a utilizzare questi indici concordati nelle loro negoziazioni con i clienti, ovvero i grandi costruttori di automobili e veicoli pesanti (i cosiddetti OEM – Original Equipment Manufacturers).

L’obiettivo era semplice e diretto: mantenere il sovrapprezzo a un livello artificialmente alto, superiore a quello che si sarebbe determinato in un regime di libera concorrenza. Sebbene l’uso di un sovrapprezzo per riflettere le fluttuazioni dei costi delle materie prime sia una pratica commerciale legittima, diventa illegale nel momento in cui viene coordinato segretamente tra concorrenti per trasformarlo in uno standard di settore.

Le Sanzioni e le Conseguenze sul Mercato

La decisione della Commissione conclude che questo comportamento costituisce una violazione oggettiva dell’articolo 101 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) e dell’articolo 53 dell’accordo SEE, che vietano categoricamente accordi e pratiche commerciali restrittive. Le multe sono state calcolate tenendo conto di diversi fattori, tra cui il valore delle vendite, la gravità e la durata dell’infrazione.

La suddivisione delle sanzioni è la seguente:

  • Exide: 30 milioni di euro
  • Rombat: 20,218 milioni di euro (di cui una parte in solido con la controllante Metair)
  • FET (FIAMM Energy Technology): 6,11 milioni di euro (di cui una parte congiuntamente con Resonac)
  • Elettra (predecessore di FET): 15,594 milioni di euro
  • Eurobat: 125 mila euro, per il suo ruolo di facilitatore del cartello

È interessante notare che anche FET e Rombat hanno beneficiato di una riduzione della sanzione (rispettivamente del 50% e del 30%) per aver collaborato con la Commissione durante le indagini. L’impatto di questo cartello si è propagato lungo tutta la filiera automobilistica. Grandi gruppi come Volkswagen, BMW, Ford, Fiat, Iveco, Renault e Peugeot, clienti diretti delle aziende sanzionate, hanno potenzialmente pagato un prezzo più alto per una componente essenziale. Questo costo aggiuntivo, inevitabilmente, rischia di essere stato trasferito sul prezzo finale dei veicoli, danneggiando così milioni di cittadini e imprese europee.

La Commissione ha ribadito la sua politica di “tolleranza zero” verso i cartelli, sottolineando il dovere di proteggere il mercato unico e garantire che le imprese, incluse le case automobilistiche, possano operare in un ambiente di concorrenza leale e trasparente.

Di davinci

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