Berlino – Una ventata di cauto ma significativo ottimismo spira dalla capitale tedesca, teatro di intensi negoziati che potrebbero segnare una svoltra decisiva nel conflitto ucraino. Alti dirigenti statunitensi hanno definito “molto positivo su molte questioni” l’esito dei colloqui sull’Ucraina tenutisi a Berlino, lodando lo “straordinario” lavoro di coordinamento con Germania, Francia e Gran Bretagna. Le delegazioni, riunite per due giorni di fitti incontri, avrebbero risolto circa il “90% delle questioni” tra Russia e Ucraina, aprendo la strada a un possibile accordo di pace entro le festività natalizie.
Progressi significativi su garanzie di sicurezza e cooperazione
Il vertice, ospitato dal cancelliere tedesco Friedrich Merz, ha visto la partecipazione del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, degli inviati speciali statunitensi Steve Witkoff e Jared Kushner (genero del presidente Donald Trump), e di numerosi leader europei, tra cui la Presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni. Al centro delle discussioni, la definizione di un’architettura di sicurezza solida e duratura per Kiev. Secondo quanto emerso, gli Stati Uniti avrebbero offerto all’Ucraina “garanzie molto, molto solide simili a quelle previste dall’articolo 5” del trattato NATO, un impegno che, se approvato dal Congresso, diventerebbe vincolante. Questa offerta, tuttavia, sarebbe accompagnata da un ultimatum implicito: va accettata ora, o la prossima potrebbe non essere altrettanto vantaggiosa.
In una dichiarazione congiunta, i leader europei hanno accolto con favore i progressi e si sono impegnati a collaborare con Washington per fornire “solide garanzie di sicurezza e misure di sostegno alla ripresa economica dell’Ucraina”. Un punto chiave dell’intesa è la proposta di costituire una “forza multinazionale per l’Ucraina” a guida europea, supportata dagli Stati Uniti. Questa forza avrebbe il compito di contribuire alla “rigenerazione delle forze armate ucraine”, alla protezione dei cieli e alla sicurezza marittima, operando anche all’interno del territorio ucraino.
Il nodo cruciale dei territori
Nonostante l’ampio consenso raggiunto, il principale ostacolo sulla via della pace rimane la questione territoriale, in particolare lo status del Donbass. Mentre le parti sembrano aver trovato un’intesa su gran parte dei punti, le posizioni su eventuali concessioni territoriali restano distanti. Il presidente Zelensky ha ribadito che qualsiasi decisione sul futuro del Paese, comprese quelle territoriali, spetta esclusivamente all’Ucraina. Da parte sua, il cancelliere tedesco Merz ha sottolineato che su questo punto c’è pieno accordo tra gli alleati: “Siamo d’accordo, senza se e senza ma, sul fatto che l’Ucraina decide del suo territorio”.
Tuttavia, si esplorano soluzioni di compromesso, come l’ipotesi di istituire una zona economica franca nel Donbass. Il presidente Trump, commentando la situazione, ha affermato che l’Europa avrà una “grossa parte” nelle garanzie di sicurezza e che l’obiettivo è assicurare che “la guerra non scoppi di nuovo”.
La diplomazia al lavoro: prossimi passi
I negoziati sono stati descritti come “costruttivi e produttivi” anche dal capo negoziatore ucraino Rustem Umerov. L’ottimismo è condiviso dal presidente Trump, che si è detto “soddisfatto di dove siamo arrivati” e ha dichiarato di essere “più vicini che mai” a una soluzione del conflitto. Funzionari statunitensi hanno rivelato che ora i risultati dei colloqui di Berlino verranno trasmessi a Mosca, che non ha partecipato direttamente al vertice. Sono inoltre previsti ulteriori incontri tecnici nel fine settimana, probabilmente negli Stati Uniti, per definire i dettagli e analizzare le mappe.
La comunità internazionale guarda con speranza a questi sviluppi. Il cancelliere Merz ha parlato di una “possibilità fragile ma vera di avviare un processo di pace”. L’obiettivo, ora, è trasformare i significativi progressi di Berlino in un accordo concreto e duraturo che possa finalmente porre fine al conflitto e garantire la sovranità ucraina e la sicurezza europea.
