Roma – Cala il sipario su Atreju, e lo fa con una giornata che condensa tutti gli elementi della narrazione politica del centrodestra a guida Meloni: la celebrazione della comunità, la riaffermazione di un’identità coesa e, soprattutto, una studiata esibizione di unità tra gli alleati di governo. All’ombra di Castel Sant’Angelo, in una sala gremita fino all’inverosimile, con i giovani di Gioventù Nazionale seduti a terra per fare spazio, la premier Giorgia Meloni è stata accolta da un’ovazione e dal coro “Giorgia, Giorgia”, su cui ha accennato passi di danza prima di prendere la parola per il discorso conclusivo. Un evento che ha visto sfilare sul palco, prima di lei, i pilastri della sua coalizione: i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, insieme a Maurizio Lupi e Antonio De Poli.

Il Palco dell’Unità: Le Voci del Centrodestra

Il filo conduttore degli interventi che hanno preceduto la premier è stato uno e uno solo: la coesione. Un messaggio ribadito con forza da tutti i leader, quasi a voler esorcizzare le voci di possibili fratture interne. Antonio Tajani, segretario di Forza Italia, ha evocato l’eredità di Silvio Berlusconi, ricordando come “l’accordo voluto nel 1994 è ancora realtà”, un patto da “rinnovare ogni giorno”. Pur ammettendo l’esistenza di “disaccordi su alcune questioni con Giorgia e Matteo”, Tajani ha sottolineato la capacità della coalizione di “fare sintesi” per il bene comune.

Sulla stessa linea si è mosso Matteo Salvini. Il leader della Lega ha rassicurato la platea e, metaforicamente, il Paese: “C’è qualcosa che va oltre la stima politica, tra me e Meloni c’è amicizia umana e personale”. Ha poi lanciato un messaggio diretto ai cronisti: “Mettetevi l’anima in pace: non riuscirete mai a far litigare me e Giorgia”. Salvini ha evitato accuratamente temi divisivi come la politica estera e la questione ucraina, concentrandosi sui suoi cavalli di battaglia: dalla tassazione degli extraprofitti delle banche, che ha raccolto l’annuire convinto della premier in prima fila, alla difesa dell’uso “libero” del contante.

Anche Maurizio Lupi (Noi Moderati) e Antonio De Poli (Udc) hanno insistito sull’unità, con Lupi che ha però marcato una distanza dalla “cultura sovranista”, a testimonianza delle diverse anime che compongono la maggioranza.

Le Sfumature della Coalizione: Tra Convergenze e Distanze

Nonostante la narrazione unitaria, tra le righe degli interventi sono emerse le diverse sensibilità. Tajani, in un passaggio del suo discorso, ha lanciato un messaggio che è parso andare oltre le mura di Castel Sant’Angelo, probabilmente in riferimento alle recenti discussioni interne a Forza Italia. Rivolgendosi ai giovani militanti di FdI, li ha invitati a “non cambiare mai” e a mantenere lo stesso spirito anche con i capelli bianchi, sentendosi “molto più giovani di tanti altri che hanno cambiato bandiera e hanno smesso di credere a certi valori”.

La premier, nel suo intervento, ha valorizzato le convergenze, ringraziando calorosamente gli alleati: “Sono orgogliosa dei miei alleati e di quello che stiamo facendo insieme”. Ha attaccato frontalmente l’opposizione, in particolare la segretaria del PD Elly Schlein, assente alla kermesse, affermando che “chi scappa dal confronto dimostra di non avere contenuti”. Meloni ha ironizzato sul “campo largo” dell’opposizione, sostenendo di averlo unito lei stessa ad Atreju, data la presenza di quasi tutti i leader tranne Schlein.

Giorgia Meloni: Leader, Madre e Figlia

La giornata conclusiva di Atreju non è stata solo un evento politico, ma anche un momento dal forte impatto personale e mediatico. La presenza della famiglia della premier ha occupato un posto centrale nella scena. La figlia Ginevra, accompagnata dal padre Andrea Giambruno, ha raggiunto la madre in prima fila, stringendola in un lungo e affettuoso abbraccio prima dell’inizio degli interventi. Giambruno, intercettato dai cronisti, ha precisato il suo ruolo attuale: “Sono tornato in tv, non sto dietro le quinte”. In platea era presente anche la madre della premier, Anna Paratore, e la sorella Arianna, a completare un quadro familiare che rafforza l’immagine di una leader che intreccia indissolubilmente la dimensione pubblica e quella privata.

Nel suo discorso di oltre un’ora, Giorgia Meloni ha toccato numerosi temi, dalla giustizia, con un riferimento al caso Garlasco, alle riforme come il premierato, fino alla politica internazionale, ribadendo il sostegno all’Ucraina. Ha rivendicato con orgoglio le scelte del governo, presentandosi come la guida di un’Italia “con la schiena dritta”. Un intervento passionale, identitario, che ha infiammato la platea e chiuso un’edizione di Atreju definita da record per le presenze.

Di veritas

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