Roma – Un attacco frontale, senza mezzi termini, quello sferrato dal leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, all’indirizzo della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Al termine di un incontro con il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), Mahmud Abbas, meglio noto come Abu Mazen, Conte ha accusato il governo italiano di immobilismo e di avere una precisa responsabilità storica nella drammatica crisi in corso a Gaza. “Meloni può raccontare quello che vuole ma non può cancellare la storia: il fatto che l’Italia non abbia fatto nulla e poteva avere sicuramente un ruolo per contribuire a impedire il genocidio è la storia”, ha dichiarato con toni perentori.

Le parole del leader pentastellato giungono in un contesto di alta tensione internazionale e di un dibattito politico interno sempre più polarizzato sulla questione mediorientale. L’incontro tra Conte e Abu Mazen si inserisce in una serie di colloqui che il presidente palestinese ha avuto con diversi leader politici italiani, inclusa la stessa premier Meloni, a margine della sua partecipazione ad Atreju, la festa di Fratelli d’Italia. Una presenza, quella di Abbas, che la Presidente del Consiglio ha rivendicato come prova della “centralità dell’Italia” nel difficile processo di pace.

Le accuse di Conte: “Inazione e complicità”

Secondo Giuseppe Conte, la narrazione del governo non corrisponde alla realtà dei fatti. L’ex premier ha più volte utilizzato parole durissime, parlando di “genocidio” a Gaza e accusando l’esecutivo di “complicità”. “Chi offre copertura politica e militare a Netanyahu è complice del genocidio. Il nostro governo e Meloni sono complici del genocidio”, aveva già tuonato in passato in Aula alla Camera. La critica si fonda sulla percezione di un’inerzia da parte dell’Italia, che a suo dire non avrebbe esercitato il proprio peso diplomatico per fermare l’escalation di violenza e proteggere la popolazione civile palestinese.

Conte ha inoltre sottolineato come la priorità assoluta debba essere quella di “tenere i riflettori accesi sulla questione palestinese” e di avviare un concreto “processo di pacificazione a Gaza”. Un processo che, nelle sue parole, “non sia solo di facciata”, ribadendo il sostegno del Movimento 5 Stelle alla soluzione dei “due popoli e due Stati”.

L’attenzione sulla Cisgiordania

Il leader del M5s ha voluto ampliare lo sguardo oltre la Striscia di Gaza, ponendo l’accento sulla situazione critica in Cisgiordania. “Non bisogna abbassare la guardia su quello che sta succedendo in Cisgiordania, perché lì le aggressioni violente e le occupazioni abusive continuano tutti i giorni”, ha affermato. Questa parte del suo intervento evidenzia una preoccupazione per l’integrità del popolo palestinese, che deve essere considerato “in modo unitario, che sia Gaza, che sia Cisgiordania, che sia Gerusalemme est”. La situazione nei territori occupati è infatti allarmante, con un aumento della violenza, delle operazioni militari israeliane e dell’espansione degli insediamenti illegali, che minano la continuità territoriale e la possibilità stessa di uno Stato palestinese futuro.

La posizione del Governo Meloni

Dal canto suo, il governo Meloni ha sempre ribadito il proprio sostegno alla soluzione “due popoli, due Stati”, definendola “giusta e necessaria” non solo per i palestinesi ma anche per la sicurezza di Israele. Tuttavia, la premier ha anche sostenuto che il riconoscimento dello Stato di Palestina sarebbe “prematuro” e “controproducente” in assenza di un concreto processo diplomatico. L’Italia, su questa linea, si è spesso astenuta in occasione dei voti alle Nazioni Unite su risoluzioni relative al conflitto, mantenendo una posizione di estrema cautela.

Giorgia Meloni ha inoltre posto delle condizioni per il riconoscimento, tra cui il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani e l’esclusione di Hamas da qualsiasi ruolo nel futuro governo della Palestina. Una posizione che riflette un difficile equilibrio tra la tradizionale linea diplomatica italiana e le alleanze internazionali, in un contesto geopolitico estremamente complesso. Il governo ha comunque promosso iniziative umanitarie, come l’invio di una nave ospedale e l’accoglienza di bambini palestinesi feriti negli ospedali italiani.

Un dibattito che divide

Le dichiarazioni di Conte riaccendono un dibattito politico infuocato. L’opposizione, in particolare il M5s e Alleanza Verdi e Sinistra, chiede a gran voce il riconoscimento dello Stato di Palestina e l’adozione di misure più severe nei confronti di Israele. Le parole di Conte fanno eco a una serie di critiche mosse in passato, in cui accusava la premier di girarsi “dall’altra parte mentre vengono uccisi migliaia di bambini” e di assistere “in silenzio allo sterminio” per una presunta “affinità ideologica” con il governo di Netanyahu.

La questione palestinese, dunque, non è solo un tema di politica estera, ma diventa un terreno di scontro interno, dove si confrontano visioni del mondo e interpretazioni della storia diametralmente opposte. Mentre il governo rivendica un ruolo di mediazione e prudenza, l’opposizione guidata da Conte spinge per una presa di posizione netta e inequivocabile, convinta che il silenzio e l’inazione equivalgano a una forma di complicità con quella che definisce una catastrofe umanitaria e un genocidio.

Di veritas

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