Il Brasile si avvicina alle elezioni generali del 2026 con un’ombra pesante che si proietta sul suo futuro democratico. L’Agenzia Brasiliana di Intelligence (Abin), in un report strategico recentemente divulgato, ha lanciato un allarme definito “senza precedenti”, tracciando un parallelo inquietante con il clima di tensione che ha preceduto l’assalto ai palazzi del potere di Brasília l’8 gennaio 2023. Quel giorno, migliaia di sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro invasero le sedi di presidenza, parlamento e Corte Suprema nel tentativo di sovvertire il risultato elettorale. Oggi, l’Abin avverte che il processo elettorale è esposto a rischi che potrebbero minare la stabilità del Paese, proponendo soluzioni tanto audaci quanto controverse, come la creazione di un “WhatsApp di Stato”.

Le Cinque Minacce alla Democrazia Brasiliana

Il documento dell’Abin, intitolato “Desafios da Inteligência — Edição 2026”, identifica la sicurezza del processo elettorale come la prima di cinque principali minacce per la nazione. Le altre quattro, strettamente interconnesse, sono la transizione verso la crittografia post-quantistica, i cyberattacchi autonomi basati su IA avanzata, la riconfigurazione delle catene di approvvigionamento globali e la dipendenza tecnologica da attori non statali e interferenze esterne. Questa analisi evidenzia una profonda preoccupazione per come le nuove tecnologie e le dinamiche geopolitiche possano essere strumentalizzate per destabilizzare il Brasile.

Le principali vulnerabilità identificate sono:

  • Estremismo politico: L’agenzia sottolinea come “l’estremismo, fornendo narrazioni di delegittimazione del processo elettorale, può sfociare in minacce concrete”. Il ricordo dell’insurrezione dell’8 gennaio è ancora vivido, un evento che ha rappresentato la più grave minaccia alla democrazia brasiliana dal colpo di stato militare del 1964.
  • Disinformazione e Intelligenza Artificiale: L’Abin avverte che l’uso maligno dell’intelligenza artificiale generativa e delle deepfake è destinato a moltiplicare il fenomeno della disinformazione. La capacità di produrre contenuti falsi, rapidi e ultra-realistici inaugura “una nuova era di manipolazione politica”, superando di gran lunga l’efficacia dei meccanismi di verifica attuali.
  • Lo strapotere delle Big Tech: Il rapporto punta il dito contro il crescente potere delle grandi aziende tecnologiche. La dipendenza da infrastrutture digitali private per la gestione di identità digitali, dati sensibili, sistemi bancari e informazione pubblica è vista come una grave minaccia alla sovranità nazionale.
  • Interferenza esterna: Il report menziona esplicitamente il rischio che “attori statali o non statali” possano avere “alti incentivi per promuovere azioni di destabilizzazione del processo elettorale”. Sebbene non vengano fatti nomi, fonti governative hanno espresso preoccupazione per possibili ingerenze.
  • Criminalità organizzata: Un altro fattore di rischio crescente è l’influenza di milizie e fazioni criminali, che esercitano un controllo territoriale in aree vulnerabili e possono condizionare il voto attraverso finanziamenti illeciti, coercizione e persino l’imposizione di candidati.

Algoritmi, Bolle e Manipolazione Cognitiva

Secondo l’Abin, i social network e le app di messaggistica possiedono una “capacità strutturale” di diffondere notizie false, discorsi d’odio e teorie cospirative. Questo fenomeno è amplificato da algoritmi progettati per massimizzare il coinvolgimento degli utenti, che finiscono per creare vere e proprie “bolle di disinformazione”. All’interno di queste bolle, le narrazioni che delegittimano le istituzioni e il processo elettorale trovano terreno fertile, alimentando la polarizzazione e la sfiducia.

L’agenzia parla di una vera e propria “guerra cognitiva”, catalizzata dalla disinformazione algoritmica, che mira a manipolare la percezione pubblica e a erodere la fiducia nelle fondamenta democratiche dello Stato. L’avvento dell’IA generativa, capace di creare immagini, video e audio quasi indistinguibili dalla realtà, porta questa minaccia a un livello esponenzialmente più pericoloso.

La Proposta di un “WhatsApp di Stato” e la Sovranità Digitale

Di fronte a questo scenario allarmante, l’intelligence brasiliana sostiene che la sola regolamentazione non sia più sufficiente. Per contrastare la dipendenza e la vulnerabilità nei confronti delle Big Tech, il Brasile deve costruire infrastrutture digitali proprie. La proposta più eclatante è quella di un sistema di messaggistica governativo, una sorta di “WhatsApp statale”.

Questa idea si inserisce in un dibattito più ampio sulla sovranità digitale, un concetto che sta guadagnando sempre più rilevanza a livello globale. Controllare le proprie infrastrutture digitali significa proteggere dati sensibili, garantire la sicurezza delle comunicazioni e ridurre la capacità di attori esterni, siano essi aziende o stati, di influenzare la politica interna. L’Abin immagina uno scenario in cui una Big Tech potrebbe, ad esempio, sottrarre dati sulla rete energetica nazionale, individuare vulnerabilità e contribuire a provocare un blackout diffondendo notizie false su un imminente collasso.

La battaglia per la sovranità digitale in Brasile ha già visto episodi significativi, come la disputa legale tra la Corte Suprema e X (ex Twitter) in seguito ai fatti dell’8 gennaio, che ha portato al bando temporaneo della piattaforma per non aver rispettato le sentenze che chiedevano la sospensione di account legati all’insurrezione.

Un Futuro Incerto per la Democrazia Brasiliana

L’allarme lanciato dall’Abin non è un’esercitazione teorica, ma un avvertimento basato sulle profonde ferite lasciate dalla polarizzazione politica e dall’attacco alla democrazia del 2023. Le elezioni del 2026 saranno un banco di prova cruciale per la resilienza delle istituzioni brasiliane. La convergenza di estremismo politico, tecnologie di disinformazione sempre più sofisticate e l’enorme potere concentrato nelle mani di poche aziende tecnologiche crea una miscela esplosiva.

La proposta di un “WhatsApp di Stato” solleva interrogativi complessi su privacy, controllo e libertà di espressione, ma testimonia l’urgenza percepita dal governo di trovare soluzioni radicali a minacce altrettanto radicali. Mentre il Brasile si prepara alla prossima tornata elettorale, la domanda che resta sospesa è se il Paese riuscirà a proteggere il proprio processo democratico da forze che, dall’interno e dall’esterno, sembrano determinate a metterlo in discussione.

Di atlante

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