WASHINGTON D.C. – Una tempesta mediatica e politica si è scatenata a Washington in seguito a un’inchiesta pubblicata dal Washington Post che ha gettato un’ombra inquietante sulle operazioni antidroga condotte dagli Stati Uniti. Secondo il quotidiano, il Segretario alla Difesa, Pete Hegseth, avrebbe impartito un ordine verbale agghiacciante durante il primo attacco contro una nave sospettata di trasportare droga: “uccidere tutti”. La reazione di Hegseth non si è fatta attendere, definendo la notizia una “fake news” e un tentativo di denigrare l’operato dei militari americani.
Le Rivelazioni del Washington Post
L’articolo del Washington Post, basato su fonti anonime con conoscenza diretta dell’operazione, descrive in dettaglio un attacco avvenuto il 2 settembre. Durante l’operazione, condotta dalla prestigiosa unità Navy SEAL Team 6, un primo missile avrebbe colpito l’imbarcazione sospetta, lasciando però due superstiti aggrappati ai resti in fiamme. Sarebbe stato a questo punto che, secondo le fonti, il comandante delle Operazioni Speciali, l’ammiraglio Frank M. “Mitch” Bradley, avrebbe ordinato un secondo attacco per eliminare i sopravvissuti, in adempimento a una direttiva verbale di Hegseth che imponeva di non lasciare testimoni.
L’inchiesta del quotidiano americano ha inoltre rivelato che, a partire da quel primo raid, il Pentagono avrebbe condotto almeno altri 22 attacchi contro imbarcazioni nei Caraibi e nell’Oceano Pacifico orientale, causando la morte di oltre 70 presunti narcotrafficanti. Queste operazioni, definite da Hegseth come “attacchi letali e cinetici”, sollevano seri interrogativi sulla loro legalità secondo il diritto statunitense e internazionale.
La Smentita di Hegseth: “Invenzioni Provocatorie”
La risposta del Segretario alla Difesa è stata immediata e veemente. Attraverso i suoi canali social e dichiarazioni ufficiali, Pete Hegseth ha bollato le rivelazioni del Washington Post come “invenzioni provocatorie e denigratorie”. “Sono fake news create per screditare i nostri incredibili guerrieri che combattono per proteggere la patria”, ha dichiarato Hegseth, difendendo la legalità e la necessità di tali operazioni.
Hegseth ha sostenuto che gli attacchi sono diretti contro “narcoterroristi” affiliati a organizzazioni terroristiche designate, il cui obiettivo è “avvelenare il popolo americano”. In un post sui social media, ha affermato che “ogni trafficante che uccidiamo è affiliato a un’Organizzazione Terroristica Designata” e ha difeso le operazioni come “lecite sia secondo il diritto statunitense che internazionale”. Anche il Presidente Donald Trump ha espresso il suo sostegno a Hegseth, dichiarando di credere “al 100%” alla sua smentita riguardo a un secondo attacco deliberato per uccidere i sopravvissuti.
Le Implicazioni Legali e Politiche
La vicenda ha scatenato un acceso dibattito sulla legalità di queste operazioni militari. Esperti di diritto internazionale e alcuni funzionari statunitensi, anche in forma anonima, hanno espresso preoccupazione che questi attacchi possano configurarsi come esecuzioni extragiudiziali, in violazione delle leggi di guerra. Il punto cruciale della questione risiede nel fatto che, secondo diversi analisti, i presunti trafficanti non rappresenterebbero una minaccia imminente per gli Stati Uniti, né si troverebbero in un “conflitto armato” con il paese, rendendo così l’uso della forza letale potenzialmente illegale.
In risposta alle crescenti pressioni, le commissioni per i Servizi Armati del Senato e della Camera hanno annunciato l’avvio di indagini per “determinare i fatti” relativi a questi attacchi. I senatori Roger Wicker (repubblicano) e Jack Reed (democratico) hanno richiesto formalmente al Dipartimento della Difesa di fornire le giustificazioni legali e i dati di intelligence alla base delle operazioni.
Il Contesto Geopolitico: la Tensione con il Venezuela
Queste operazioni si inseriscono in un contesto di crescente tensione tra gli Stati Uniti e il Venezuela. L’amministrazione Trump ha intensificato la pressione sul governo di Nicolás Maduro, accusandolo di non fare abbastanza per contrastare il narcotraffico. La presenza di navi da guerra statunitensi nel Mar dei Caraibi è stata interpretata da Caracas come una provocazione e un tentativo di giustificare un’eventuale invasione. Da parte sua, Washington non ha ancora fornito prove concrete che le imbarcazioni colpite trasportassero effettivamente droga o rappresentassero una minaccia diretta.
La situazione rimane estremamente fluida e complessa. Mentre il Pentagono difende la sua strategia di “tolleranza zero” contro il narcotraffico, il dibattito sulla legalità e l’etica di queste operazioni è destinato a continuare, con implicazioni significative per la politica estera americana e le norme del diritto internazionale.
