LAGOS – La Nigeria precipita nuovamente nell’incubo dei rapimenti di massa. L’ultimo, drammatico episodio si è consumato domenica mattina in una chiesa rurale nel villaggio di Ejiba, situato nello Stato di Kogi, nella Nigeria centrale. Un commando di uomini armati, definiti dalle autorità locali “banditi”, ha fatto irruzione durante le funzioni religiose, sequestrando almeno dodici persone, tra cui il pastore della comunità. Questo attacco rappresenta solo l’ultimo tassello di una terrificante escalation di violenza che nelle ultime settimane ha visto centinaia di persone strappate alle loro vite, spingendo il presidente Bola Tinubu a dichiarare lo “stato di emergenza per la sicurezza nazionale”.
L’assalto alla chiesa di Ejiba: la cronaca di una domenica di terrore
Secondo le ricostruzioni fornite da Kingsley Femi Fanwo, commissario per l’informazione dello Stato di Kogi, l’attacco è avvenuto in pieno svolgimento della funzione domenicale. I fedeli, raccolti in preghiera, si sono trovati improvvisamente di fronte a un gruppo armato che ha seminato il panico. “Dodici persone sono scomparse”, ha confermato Fanwo, spiegando che le forze dell’ordine, intervenute anche con un elicottero, sono tuttora impegnate in una massiccia operazione di ricerca per rintracciare gli ostaggi e i loro sequestratori. L’azione fulminea ha trasformato un momento di raccoglimento spirituale in un incubo, lasciando la comunità locale sotto shock.
Un’industria dei riscatti: l’ondata di rapimenti che scuote il Paese
L’episodio di Kogi non è un caso isolato, ma si inserisce in un contesto di violenza dilagante. La Nigeria, il paese più popoloso dell’Africa, è da tempo afflitta da una cronica insicurezza, alimentata da una complessa rete di gruppi criminali, milizie jihadiste e tensioni interetniche. I rapimenti di massa a scopo di estorsione sono diventati una vera e propria “industria”, una pratica tristemente diffusasi dopo il sequestro di quasi 300 studentesse a Chibok nel 2014 ad opera del gruppo terroristico Boko Haram.
Nelle ultime due settimane, la situazione è degenerata in modo allarmante:
- Oltre 300 studenti e 12 insegnanti sono stati rapiti dalla scuola cattolica St. Mary’s nello Stato del Niger. Si tratta di uno dei sequestri più gravi nella storia del paese, superiore per numero anche a quello di Chibok.
- 38 fedeli sono stati sequestrati durante una funzione religiosa nello Stato di Kwara, per poi essere fortunatamente rilasciati.
- 25 studentesse sono state rapite in un liceo femminile nello Stato di Kebbi.
- Decine di altre persone, tra cui donne e bambini, sono state sequestrate in diversi attacchi negli stati di Zamfara e Sokoto.
Secondo un recente rapporto di SBM Intelligence, tra luglio 2024 e giugno 2025, in Nigeria sono state rapite almeno 4.722 persone in 997 incidenti, con un bilancio di almeno 762 vittime. Dati che, secondo l’ACLED (Armed Conflict Location & Event Data Project), non tengono conto di quanto accade nelle vaste e remote aree rurali dove il controllo dello stato è di fatto assente.
La risposta del Governo: stato di emergenza e nuove reclute
Di fronte a questa ondata di violenza senza precedenti, il presidente Bola Tinubu ha dichiarato lo “stato di emergenza per la sicurezza nazionale”. “Siamo di fronte ad una situazione critica a cui stiamo cercando di rispondere schierando più militari nelle aree con i maggiori problemi di sicurezza”, ha affermato il presidente. Tra le misure annunciate, vi è un massiccio piano di reclutamento: 20.000 nuovi agenti di polizia, che si aggiungono ai 30.000 già previsti, e un aumento degli effettivi delle Forze Armate. Inoltre, è stato ordinato il dispiegamento di guardie forestali addestrate per stanare i gruppi armati che si nascondono nelle foreste.
Tuttavia, la sfida per il governo nigeriano appare immensa. L’insicurezza ha conseguenze macroeconomiche e sociali devastanti: deprime la produzione agricola, aggrava l’inflazione alimentare e provoca sfollamenti di massa, interrompendo l’istruzione di migliaia di bambini. Molti stati del nord hanno infatti ordinato la chiusura delle scuole per timore di nuovi attacchi.
Un mosaico complesso: jihadismo, banditismo e tensioni sociali
Le cause di questa crisi sono profonde e complesse. Non si tratta solo di terrorismo jihadista legato a gruppi come Boko Haram o l’ISWAP (Provincia dell’Africa Occidentale dello Stato Islamico), ma anche di “banditi” che agiscono principalmente per profitto economico. A ciò si aggiungono le rivalità etniche, religiose e territoriali, in particolare i conflitti tra agricoltori e pastori nomadi.
La questione della persecuzione dei cristiani, sollevata anche a livello internazionale, aggiunge un ulteriore livello di complessità. Sebbene le autorità di Abuja sostengano che la violenza colpisca indiscriminatamente cristiani e musulmani, molte comunità cristiane, specialmente nel “Middle Belt” (la fascia centrale del paese), si sentono bersagli primari. La situazione ha attirato l’attenzione della comunità internazionale, con l’ONU e l’Unione Europea che hanno condannato gli attacchi e chiesto al governo nigeriano misure urgenti per proteggere i cittadini e assicurare i responsabili alla giustizia.
In questo scenario drammatico, mentre le forze di sicurezza continuano le ricerche dei dodici ostaggi di Ejiba, la Nigeria si trova a un bivio, stretta tra la necessità di una risposta militare efficace e l’urgenza di affrontare le radici economiche e sociali di una violenza che minaccia di destabilizzare l’intera regione.
