ROMA – In un intervento in videocollegamento all’assemblea nazionale di Noi Moderati, il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha tracciato un bilancio positivo dell’azione di governo, ponendo l’accento su un risultato chiave: il ritorno del bilancio dello Stato a un avanzo primario. “Il più grande successo che abbiamo ottenuto è quello di aver riportato il bilancio in avanzo primario, che significa che in questo momento l’Italia fa deficit solo ed esclusivamente per gli interessi che paga sul vecchio debito”, ha dichiarato il ministro. Con orgoglio, ha aggiunto: “Questo governo non ha creato nuovo debito da lasciare alle nuove generazioni”.

Queste parole delineano una precisa strategia economica, volta a stabilizzare i conti pubblici e a invertire la tendenza di un debito che da decenni grava sull’economia nazionale. L’avanzo primario, infatti, indica che le entrate dello Stato superano le spese, al netto degli interessi sul debito pubblico. Si tratta di un indicatore fondamentale per valutare la sostenibilità delle finanze di un Paese. I dati Istat hanno confermato il ritorno a un saldo primario positivo, un traguardo che, secondo il Ministro, rappresenta una “soddisfazione morale”.

Il confronto con le parti sociali e la manovra di bilancio

Nel suo discorso, Giorgetti ha anche valorizzato il dialogo con le parti sociali riguardo alla manovra di bilancio. “Il confronto con le parti sociali sulla manovra di bilancio ha prodotto dei risultati seri e importanti al di là delle anticipazioni, del chiacchiericcio”, ha affermato, sottolineando come il percorso di quest’anno abbia permesso un “proficuo confronto” di cui essere soddisfatti. Questa visione contrasta in parte con le reazioni emerse durante le audizioni in Senato, dove sindacati e associazioni di categoria hanno espresso giudizi a tratti critici, definendo la manovra “debole” e “senza visione”. Nonostante ciò, il governo rivendica di aver lavorato a una legge di bilancio “seria, responsabile e realista”.

La manovra, secondo il Ministro, è stata costruita con “realismo e responsabilità” in un contesto economico internazionale complesso, caratterizzato da un aumento dei tassi di interesse che incide direttamente sul costo del debito.

Un percorso triennale di riduzione fiscale

Un altro punto cardine dell’intervento di Giorgetti è stato il percorso di riduzione della pressione fiscale, avviato in questi tre anni di governo. “Nelle scelte che abbiamo fatto, che sono politiche, abbiamo scelto un percorso razionale”, ha spiegato il ministro. “Abbiamo deciso di avviare un percorso di riduzione nella pressione fiscale partendo dai ricchi? No! Lo abbiamo fatto ascoltando anche le sollecitazioni delle parti tagliando il costo del lavoro e abbassando le tasse”.

L’obiettivo dichiarato è stato quello di sostenere il potere d’acquisto, partendo dalle fasce di reddito più basse. Tra le misure principali, spicca il taglio del cuneo fiscale, ovvero la differenza tra il costo del lavoro per il datore e la retribuzione netta del lavoratore. Questa misura, potenziata nel corso del tempo, ha interessato i redditi fino a 35mila euro. Tuttavia, alcune analisi, come quelle della CGIL, hanno sollevato critiche sul meccanismo di fiscalizzazione del taglio, sostenendo che potrebbe penalizzare i redditi più bassi.

Il Ministro ha poi aggiunto che l’azione del governo si sta ora concentrando sul ceto medio. “Ora stiamo passando al ceto medio con un percorso progressivo all’interno dei vincoli che abbiamo – ha aggiunto – e abbiamo potuto fare qualcosa anche a loro, abbiamo alzato l’asticella”. Questa affermazione risponde anche alle critiche mosse da istituzioni come Banca d’Italia e Istat, secondo cui il taglio dell’Irpef avrebbe favorito maggiormente i redditi più alti. Giorgetti ha difeso la scelta, chiarendo che l’intervento sul ceto medio è stato mirato, dopo aver concentrato gli sforzi precedenti sulle fasce più deboli.

Per comprendere appieno l’operato del governo, secondo il Ministro, è necessario avere una visione d’insieme. “Valutare le cose solo in una foto e perdere l’intero film di questi tre anni non è oggettivo, non è corretto”, ha concluso.

Il quadro economico: debito e prospettive

Le dichiarazioni di Giorgetti si inseriscono in un contesto economico in cui il debito pubblico italiano rimane una delle principali sfide. Sebbene il rapporto debito/PIL sia in calo rispetto al picco del 2020, il suo valore assoluto continua a crescere, avvicinandosi a soglie record. A settembre 2025, il debito si attestava a 3.080,9 miliardi di euro. Il governo punta a una traiettoria discendente del rapporto debito/PIL nel lungo periodo, come delineato nel Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029, che prevede di raggiungere un avanzo primario strutturale significativo al termine del periodo di aggiustamento.

La politica di riduzione della pressione fiscale, pur essendo un obiettivo condiviso, deve fare i conti con i vincoli di bilancio e la necessità di mantenere la fiducia dei mercati finanziari. Il percorso intrapreso dal governo, come descritto dal Ministro Giorgetti, cerca di bilanciare queste esigenze, promuovendo una crescita sostenibile senza gravare sulle generazioni future.

Di atlante

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