Un filo rosso, anzi, biancorosso come i colori della sua amata St. John’s University, lega indissolubilmente New York alla Lunigiana. È il filo della memoria e del successo di Luigi “Lou” Carnesecca, leggendario coach di basket universitario, figlio di emigrati italiani, che la sua terra d’origine, Pontremoli, si appresta a celebrare con due iniziative di grande valore simbolico: la presentazione di una biografia e l’intitolazione di una piazza.
Un doppio omaggio per un uomo che, partito idealmente dalla frazione di Cargalla, ha scritto pagine indelebili nella storia della pallacanestro americana, entrando di diritto nella Naismith Memorial Basketball Hall of Fame nel 1992 e nella New York City Basketball Hall of Fame l’anno successivo. Un percorso straordinario, quello di “Looie”, che il giornalista sportivo di Repubblica, Lorenzo Mangini, ha meticolosamente ricostruito nel libro “Lou Carnesecca Da Pontremoli a New York. L’allenatore italiano che divenne icona del basket in America”, edito da Erga Edizioni.
Un evento per la storia: la presentazione al Palasport di Pontremoli
L’appuntamento è fissato per lunedì 1 dicembre presso il Palasport “Marcello Borzacca” di Pontremoli, in provincia di Massa Carrara. Una scelta non casuale, quella di presentare il volume nella città da cui i suoi genitori partirono nel 1922 per cercare fortuna nella Grande Mela. L’evento, patrocinato dal Comune di Pontremoli, vedrà la partecipazione dell’autore e sarà un’occasione per ripercorrere la vita e la carriera di un’icona sportiva che non ha mai reciso il legame con le proprie origini. Come sottolineato dal sindaco Jacopo Ferri, promotore dell’iniziativa, l’amministrazione comunale ha già avviato l’iter per intitolare una piazza a Carnesecca nella frazione di Cargalla, là dove tutto ebbe inizio per la sua famiglia.
Il libro: non solo basket, ma una storia di valori e sentimenti
Il volume di Lorenzo Mangini, disponibile sia in italiano che in inglese, si articola in tre parti, offrendo un ritratto a tutto tondo del coach. Si parte dai luoghi d’origine e dai legami familiari, per poi passare alle tappe salienti della sua carriera sportiva. La narrazione si conclude con una serie di preziose testimonianze di allenatori e campioni che hanno conosciuto da vicino l’uomo di Cargalla, arricchendo il racconto con aneddoti e storie divertenti.
Ma come avverte lo stesso autore, “non è solo un libro sul basket, parla di persone e sentimenti, perché questi contano quando il tabellone della partita è spento. Parola di Lou Carnesecca”. È la storia di un uomo capace di diventare il “Re del Madison Square Garden” partendo dalla bottega di famiglia a East Harlem, ma soprattutto di incarnare i valori dell’ateneo dei Padri Vincenziani, la St. John’s University.
Un patrimonio morale che, come ricorda Mangini, tenne la squadra, allora nota come Redmen, fuori dallo scandalo scommesse del 1951. Nello stesso periodo, l’istituto del Queens si distinse per aver schierato il primo giocatore afroamericano, Solly Walker, rompendo le barriere razziali. Un modello di integrità e apertura a cui Carnesecca è sempre rimasto fedele, fiero delle opportunità che l’università offriva ai meno abbienti. Il libro è inoltre arricchito da contenuti multimediali accessibili tramite VCode, che permetteranno di visionare immagini e video degli eventi celebrativi dedicati al coach.
Una carriera leggendaria: da St. John’s alla Hall of Fame
Nato a New York il 5 gennaio 1925, Lou Carnesecca ha legato la sua carriera in modo quasi simbiotico alla panchina della St. John’s University, guidando la squadra per ben 24 stagioni e portandola a un record di 526 vittorie a fronte di sole 200 sconfitte. Un’epopea interrotta solo da una parentesi di tre anni, dal 1970 al 1973, alla guida dei New York Nets nell’American Basketball Association (ABA), con cui raggiunse la finale nel 1972.
Il suo impatto sul basket universitario è stato enorme. Ha allenato e lanciato future stelle come Chris Mullin, Walter Berry e Mark Jackson. La sua stagione più memorabile resta quella del 1984-85, quando i suoi “Johnnies” raggiunsero una storica Final Four del torneo NCAA. La sua grandezza non risiede solo nei numeri, ma anche nel suo stile unico: energico, carismatico, ironico e riconoscibile per i suoi vistosi maglioni colorati. Un innovatore che ha introdotto in Italia, durante i suoi clinic estivi, concetti tattici avanzati come la difesa a zona pressing.
Il suo profondo legame con la St. John’s è stato suggellato nel 2004, quando l’ateneo gli ha intitolato l’arena del campus, la “Lou Carnesecca Arena”. Un tributo a un uomo che, come amava dire, considerava quell’università semplicemente “casa”. Scomparso il 30 novembre 2024, a quasi 100 anni, ha lasciato un’eredità incancellabile, non solo a New York ma in tutto il mondo della pallacanestro.
L’iniziativa di Pontremoli, dunque, non è solo la celebrazione di un grande sportivo, ma il riconoscimento di un ponte culturale tra due mondi, un omaggio a un figlio di emigrati che, diventato un’icona americana, non ha mai dimenticato il piccolo borgo toscano da cui la sua incredibile storia ha avuto inizio.
