“L’Europa non è in crisi: è la crisi”. Con questa tesi audace e provocatoria, l’economista e filosofo Gabriele Guzzi apre il suo ultimo saggio, “Eurosuicidio, come l’Unione europea ha soffocato l’Italia e come possiamo salvarci”, edito da Fazi. Il volume, arricchito dalla prefazione di Lucio Caracciolo, si presenta come una diagnosi lucida e impietosa del fallimento strutturale di un progetto, quello europeo, che secondo l’autore ha tradito le sue promesse, trasformandosi nel principale artefice del declino italiano.

Lungi dall’essere un incidente di percorso, la crisi attuale, secondo Guzzi, è l’esito logico e coerente di scelte compiute fin dalle origini dell’Unione. L’autore individua nell’adesione acritica a una moneta unica inefficiente e nelle politiche di austerità i nodi cruciali che hanno strangolato l’economia italiana, generando una “strutturale carenza di domanda aggregata”. Una visione che scardina la narrazione convenzionale dell’Europa come baluardo di pace e progresso, per svelarne invece una natura “ideologica e dogmatica”.

Un’analisi intergenerazionale del declino

Guzzi, classe 1993, economista con esperienze a Palazzo Chigi e professore universitario, non si limita a un’analisi puramente economica. La sua riflessione si estende all’impatto politico e culturale, parlando di una vera e propria “devastazione” del tessuto sociale italiano. Le conseguenze di questo processo, sottolinea, non ricadono unicamente su una generazione, ma sono profondamente intergenerazionali. Non solo i giovani della “generazione Erasmus”, ma soprattutto quelli della “generazione Maastricht”, insieme ai millennial e ai boomer, hanno sperimentato sulla propria pelle gli effetti di un declino economico progressivo.

La critica di Guzzi si articola attraverso una disamina puntuale degli effetti della moneta unica e delle politiche europee sull’Italia:

  • Contrazione della spesa pubblica: le politiche di austerità hanno ridotto drasticamente la capacità di investimento dello Stato, comprimendo la domanda interna.
  • Danno alle esportazioni: l’adozione dell’euro ha fissato un tasso di cambio sopravvalutato per l’economia italiana, rendendo i nostri prodotti meno competitivi sui mercati internazionali.
  • Stagnazione dei consumi: le politiche di flessibilizzazione del lavoro e la crescente disuguaglianza hanno eroso il potere d’acquisto delle famiglie, frenando i consumi.

Questi fattori, combinati, hanno condannato il paese a decenni di stagnazione, un caso quasi unico nella storia del capitalismo per un’economia avanzata.

Le vie d’uscita dalla “gabbia” europea

Di fronte a questo quadro a tinte fosche, quali sono le prospettive per il futuro? Guzzi esplora le possibili soluzioni, evidenziandone al contempo le criticità. Una delle strade proposte è quella di un’accelerazione dell’integrazione verso una vera unione politica. Tuttavia, questa opzione appare oggi una chimera, ostacolata dagli egoismi nazionali e dalle divergenze tra i paesi “frugali” e quelli “meno parsimoniosi”.

L’altra via, più prettamente economica, consisterebbe nel dotare l’Unione di un vero e proprio pilastro fiscale, con un’autorità capace di consolidare i debiti pubblici nazionali in un unico debito comune. Anche in questo caso, le reticenze e gli interessi divergenti dei singoli Stati membri rappresentano un ostacolo al momento insormontabile.

Il saggio di Guzzi non si limita quindi alla pars destruens, ma lancia una sfida culturale e politica, invitando a riconoscere con coraggio gli errori del passato per poter immaginare un futuro diverso. Un futuro che, secondo l’autore, richiede di “disfare ciò che non funziona” per costruire una nuova forma di cooperazione tra Stati fondata su principi di giustizia, democrazia e pace.

Un dibattito necessario e non più rimandabile

“Eurosuicidio” si inserisce in un filone di pensiero critico verso l’attuale assetto europeo, ma lo fa con il rigore dell’analisi economica e la profondità della riflessione filosofica. Come sottolinea Lucio Caracciolo nella prefazione, il libro ha il merito di “scalfire il tabù” che da troppo tempo immobilizza il dibattito pubblico sull’Unione Europea. L’euro e l’UE, sostiene Guzzi, sono “l’elefante nella stanza della cultura politica italiana”, un tema colpevolmente esiliato dal dibattito che rivela l’immaturità della nostra classe dirigente.

Con una scrittura brillante e uno sguardo che intreccia economia, politica e cultura, Gabriele Guzzi offre un contributo fondamentale per comprendere le radici profonde del malessere che attraversa l’Italia e l’Europa. Un libro che non offre soluzioni semplici, ma che ha il grande pregio di porre le domande giuste, stimolando una riflessione critica indispensabile per affrontare le sfide del nostro tempo.

Di euterpe

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