L’ombra della guerra convenzionale
Giulio Sapelli, economista e figura di spicco nel panorama intellettuale italiano, ha lanciato un allarme durante un suo intervento a Pordenonelegge. Riprendendo una riflessione di Henry Kissinger, Sapelli ha espresso il timore di un’escalation della guerra convenzionale, sottolineando come, in assenza di un conflitto atomico, la violenza e la morte continuino a mietere vittime in diverse aree del globo. “Io penso che ci sarà un’espansione della guerra convenzionale; i russi sono spaventati e quindi aggressivi, faranno altre provocazioni sui Paesi baltici e quindi potrebbero esserci errori… poi spero che il buon senso prevalga. Ma ci sono condizioni perché una guerra ci sia. Il futuro è molto difficile”, ha affermato l’economista, delineando uno scenario internazionale complesso e instabile.
Trump, un elemento di disturbo
Nel contesto di questa delicata situazione geopolitica, Sapelli ha puntato il dito contro la figura di Donald Trump, definendola “per niente diplomatica” e accusandola di “alimentare i conflitti”. L’economista ha criticato le mosse dell’ex presidente americano, citando esempi come la questione della Groenlandia, interpretata come un attacco alla Russia, e le relazioni con l’India, che potrebbero destabilizzare la regione innescando tensioni con il Pakistan. Secondo Sapelli, Trump rappresenta “il capitalismo che cerca di riannodare i fili della centralizzazione capitalistica”, ma si rivela “non all’altezza dell’immane compito che ha”.
L’assenza dell’Europa e la disinformazione
Sapelli ha denunciato l’assenza dell’Europa nel panorama internazionale, citando come esempio la situazione a Gaza. Ha inoltre espresso preoccupazione per la qualità dell’informazione, che definisce “se non è fatta da ignoranti” talvolta “è fatta in malafede”. L’economista ha sottolineato come l’attenzione mediatica sia spesso distorta, evidenziando come “Nessuno nota che Abu Mazen non ha detto nulla contro quest’ultimo attacco di Israele”.
La crisi della leadership americana
L’economista ha espresso un giudizio severo sulla leadership americana, affermando che “È l’America che non riesce a produrre più figure di alto profilo, anche perché la cultura woke ha distrutto tutto”. Questa affermazione evidenzia una profonda crisi culturale e politica che, secondo Sapelli, impedisce agli Stati Uniti di esprimere una leadership adeguata alle sfide globali.
Un quadro complesso e preoccupante
Le parole di Giulio Sapelli a Pordenonelegge delineano un quadro geopolitico complesso e preoccupante. L’analisi lucida e critica dell’economista mette in luce i rischi di un’escalation della violenza a livello globale, l’inadeguatezza della leadership politica e la pericolosità della disinformazione. Un appello alla riflessione e alla responsabilità per affrontare le sfide del futuro.
