Un tema scottante in concorso a Venezia
La Mostra del Cinema di Venezia accoglie ‘A House of Dynamite’, l’ultima opera di Kathryn Bigelow, un film che affronta senza mezzi termini il tema della morte atomica. La regista premio Oscar, nota per il suo approccio realistico e intenso, pone al centro della narrazione l’incubo di una guerra nucleare, un argomento spesso rimosso dalla coscienza collettiva. Il film si propone come un monito, un invito a riflettere sulla fragilità della pace e sull’urgenza di soluzioni diplomatiche, evitando provocazioni e escalation pericolose.
Diciotto minuti per la fine del mondo
‘A House of Dynamite’ ci trascina nei diciotto minuti più critici della storia americana, il lasso di tempo in cui un missile non identificato minaccia di colpire gli Stati Uniti. La narrazione sincopata ci porta nei centri nevralgici della difesa americana, dove un presidente (interpretato da Idris Elba) si trova a dover decidere del destino dell’umanità. Bigelow sottolinea come il film sia una metafora della situazione globale: “Stiamo vivendo in una casa piena di dinamite che potrebbe esplodere da un momento all’altro”.
Diplomazia e umanizzazione: la ricetta di Bigelow
La regista insiste sull’importanza della comunicazione e dell’informazione per comprendere le conseguenze di un conflitto nucleare. La diplomazia, secondo Bigelow, è la via maestra per evitare il disastro. Un aspetto cruciale del film è l’umanizzazione del processo decisionale, focalizzandosi sui singoli personaggi coinvolti. “Non sono solo procedure, non è solo un protocollo”, afferma Bigelow, evidenziando la fallibilità umana di fronte a una minaccia così devastante. Il film invita lo spettatore a identificarsi con i personaggi, a immaginare come reagirebbero di fronte a una scelta impossibile.
Il cast e l’ultrarealismo
Idris Elba, nel ruolo del presidente, sottolinea come il suo personaggio non sia ispirato a figure politiche specifiche, ma sia frutto della sceneggiatura e dello stile ultrarealistico di Kathryn Bigelow. Lo sceneggiatore Noha Oppenheim, forte della sua esperienza giornalistica, ha attinto a fonti autentiche della sicurezza americana per ricostruire uno scenario il più verosimile possibile. Il cast stellare include anche Rebecca Ferguson, Gabriel Basso, Jared Harris, Tracy Letts, Anthony Ramos, Moses Ingram, Jonah Hauer-King, Greta Lee e Jason Clarke.
Un monito contro il riarmo
Kathryn Bigelow lancia un allarme contro la normalizzazione della minaccia nucleare e il riarmo globale. “Negli ultimi decenni la situazione si era normalizzata, mentre adesso c’è il riarmo e questa è una follia”, afferma la regista. Bigelow ricorda che sono nove i paesi ufficialmente dotati di armi nucleari, ma potrebbero essere molti di più. Il film si conclude con una frase emblematica, pronunciata da un ingegnere missilistico: “È come voler fermare un proiettile con un altro proiettile”, sottolineando l’assurdità e la pericolosità di una corsa agli armamenti.
Un’opera necessaria
‘A House of Dynamite’ si presenta come un’opera potente e necessaria, capace di scuotere le coscienze e stimolare un dibattito urgente sulla minaccia nucleare. Kathryn Bigelow, con il suo stile inconfondibile, ci offre uno sguardo lucido e angosciante su un futuro che dobbiamo fare di tutto per evitare. Il film è un invito alla responsabilità, alla diplomazia e alla consapevolezza, affinché la “casa piena di dinamite” in cui viviamo non esploda mai.
