Un film su Elena Di Porto: la veggente del ghetto

Michaela Ramazzotti, presidente di giuria dell’ottava edizione del Filming Sardegna Italy Festival, ha annunciato durante un incontro stampa a Forte Village di aver girato un film su Elena Di Porto, personaggio realmente esistito che cercò disperatamente di salvare il ghetto di Roma il 16 ottobre 1943, giorno del rastrellamento. La figura di Elena Di Porto, spesso liquidata come “matta”, viene riscoperta come una veggente, una sorta di Cassandra inascoltata. Il film, intitolato ‘La guerra di Elena’ e diretto da Stefano Casertano, esplora la storia di questa donna che, pur cercando di fare tutto il possibile, non riuscì nel suo intento a causa dell’incomprensione e del pregiudizio.

L’impegno e lo studio dietro il ruolo

Ramazzotti, romana di quarantasei anni, sottolinea l’importanza dello studio e della preparazione per questo ruolo: “È stato un’opera dove ho studiato tantissimo. Il bello del nostro lavoro è che quando vai avanti capisci quanto sia importante studiare, quando sei giovane non lo sai”. L’attrice ha dovuto affrontare la sfida di parlare un romano di cento anni fa, una sorta di giudaico-romanesco, una lingua quasi del tutto differente dall’italiano moderno.

Riflessioni sul presente e il ruolo dei social media

L’attrice non manca di tracciare un parallelo tra il periodo storico del 1943 e l’attualità: “C’è una vera e propria tragedia in corso, noi continuiamo a fare i nostri progetti di vita, ma stiamo nelle mani dei potenti. Loro schiacciano un bottone e finisce tutto”. La sua preoccupazione maggiore è rivolta ai giovani, che considera sempre più influenzati negativamente da strumenti come TikTok, Chatgtp e i social media. Ramazzotti esprime un rapporto problematico con i social: “Non buono, fosse per me li farei sparire. Capisco che servano per il lavoro di tante persone, ma non ci sono affatto regole e queste invece secondo me ci vogliono”.

L’esperienza dietro la macchina da presa

L’esperienza come regista con ‘Felicità’ nel 2023 ha segnato profondamente l’attrice: “Tanto. Perché l’attore è anche un po’ autore di se stesso, ma il regista il film deve scriverlo, ci sono poi le riprese, la post produzione, una fase bellissima dove veramente ti metti a tagliare e cucire. È insomma tutta un’altra cosa”. Ramazzotti rivela di avere già in mente una nuova storia da raccontare, ma per farlo sente il bisogno di isolarsi e concentrarsi.

Una nuova consapevolezza personale

Dal punto di vista personale, l’attrice si sente meno vulnerabile e più in pace con sé stessa: “Sì, sono sicuramente meno vulnerabile, mi sento in pace con me stessa e questo dopo tanto tempo. In questa evoluzione mi hanno educato molto i giovani che mi hanno insegnato a spostare lo sguardo, ad allontanarti dalle tue problematiche per iniziare a partecipare a quelle degli altri”. Ramazzotti ammette di aver fatto qualche scelta sbagliata nel corso della sua carriera, ma le considera parte integrante del suo percorso: “All’inizio ti trovi a fare qualche serie di troppo, qualche fiction che dici: oddio perché mai l’ho fatta? Però penso che faccia parte del percorso. Io non ho avuto la fortuna che al primo film ho fatto il botto, il successo è arrivato dopo tanto tempo, ma non ho mai mollato. Ci ho sempre creduto”.

La forza delle storie dimenticate

La storia di Elena Di Porto, portata alla luce da Michaela Ramazzotti, ci ricorda l’importanza di recuperare le voci dimenticate e di dare spazio a figure che, pur non avendo ottenuto il successo sperato, hanno lottato per un mondo migliore. Il film si preannuncia come un’opera intensa e commovente, capace di far riflettere sul passato e sul presente, sulla responsabilità individuale e collettiva di fronte alle tragedie della storia.

Di euterpe

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