
Attacco a Kryvyi Rih e accuse incrociate
La città di Kryvyi Rih, nella regione di Dnipropetrovsk e città natale del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, è stata colpita da un attacco missilistico russo. Secondo quanto riferito da RBC-Ucraina, citando il capo della regione Serghei Lysak, l’attacco ha causato la morte di tre persone e il ferimento di un’altra.
Parallelamente, la Russia accusa l’esercito ucraino di aver compiuto attacchi sistematici contro le infrastrutture energetiche russe utilizzando droni e sistemi di artiglieria. Le agenzie russe riportano un comunicato stampa del ministero della Difesa di Mosca, in cui si afferma che le forze di Kiev hanno “attaccato deliberatamente due volte le infrastrutture energetiche” nella regione di Kursk nelle ultime 24 ore.
Le autorità russe sostengono che un drone ucraino ha colpito una stazione elettrica a Klyukva, causando un blackout per oltre 1.200 utenze domestiche, e che la centrale elettrica di Kurskenergo è stata danneggiata, interrompendo l’alimentazione elettrica a più di 300 utenze domestiche. Tali dichiarazioni non sono al momento verificabili in modo indipendente.
Dichiarazioni contrastanti e accuse reciproche
Mosca e Kiev si accusano a vicenda di non rispettare lo stop ai raid sugli impianti energetici. Il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ha dichiarato che la Russia aveva aderito a una moratoria temporanea sugli attacchi alle infrastrutture energetiche, accusando Kiev di “assoluta riluttanza” a fare lo stesso.
Nonostante le accuse reciproche, Putin non ha finora accettato una proposta di cessate il fuoco di almeno 30 giorni avanzata da Kiev e Washington, ponendo invece una serie di condizioni. La situazione rimane tesa, con entrambe le parti che si accusano di violare gli accordi e di perpetrare attacchi contro le infrastrutture civili.
Incontri diplomatici e repressione interna in Russia
In un contesto internazionale complesso, Steve Witkoff, inviato speciale di Donald Trump, incontrerà il negoziatore russo Kirill Dmitriev alla Casa Bianca. Il Tesoro americano ha temporaneamente revocato le sanzioni contro Dmitriev per permettere al dipartimento di Stato di emettere il visto necessario per la sua visita negli Stati Uniti.
Parallelamente, il ministero dell’Interno russo ha dichiarato di star adottando misure per chiedere l’arresto e l’estradizione in Russia di alcuni alleati dell’oppositore Alexey Navalny, costretti all’esilio. Le autorità di Mosca hanno bollato i dissidenti come “traditori della patria”, inasprendo ulteriormente la repressione di ogni forma di dissenso.
Il ministero dell’Interno ha accusato i dissidenti di portare avanti un “lavoro ideologico sovversivo” contro il loro popolo, definendo l’invasione dell’Ucraina come una guerra per “l’integrità territoriale della Federazione russa”.
Un conflitto tra escalation e tentativi di dialogo
La situazione in Ucraina rimane estremamente volatile, con attacchi che colpiscono direttamente le città e infrastrutture civili. Le accuse reciproche tra Mosca e Kiev rendono difficile una de-escalation del conflitto. Gli incontri diplomatici, come quello tra l’inviato di Trump e il negoziatore russo, potrebbero rappresentare un tentativo di mantenere aperti canali di comunicazione, ma la strada verso una soluzione pacifica appare ancora lunga e complessa. La repressione interna in Russia, con la persecuzione degli oppositori politici, aggiunge un ulteriore livello di complessità al quadro generale.