
Un antidoto all’umorismo per affrontare temi scomodi
Sebastian Stan, noto per la sua versatilità e il suo impegno in ruoli complessi, torna a stupire con ‘A Different Man’, una pellicola che affronta temi delicati come l’identità e l’accettazione di sé attraverso una lente tragicomica. L’attore, reduce dalla candidatura all’Oscar per la sua interpretazione di Donald Trump in ‘The Apprentice’, ha sottolineato come l’umorismo possa fungere da antidoto per affrontare argomenti difficili e sentimenti scomodi. La sceneggiatura, abilmente scritta e diretta da Aaron Schimberg, gioca con i confini tra tragedia e commedia, offrendo momenti strazianti alternati a situazioni inaspettatamente divertenti. Come afferma Stan, la miglior commedia spesso nasce dal dolore, e ‘A Different Man’ ne è un esempio lampante.
Il fascino narrativo del doppio e l’esplorazione dell’identità
‘A Different Man’ si inserisce in un filone narrativo che esplora il tema del doppio e il rapporto tra identità e apparenza, sulla scia di film come ‘The Substance’. Tuttavia, a differenza di quest’ultimo, la pellicola di Schimberg evita di indulgere nel body horror e non si trasforma in un thriller. Semmai, il film evoca suggestioni alla Cronenberg e Lynch, ma non mancano richiami a Woody Allen, con la sua New York autunnale, i teatri indipendenti e gli intellettuali frustrati. La storia segue le vicende di Edward, un aspirante attore affetto da neurofibromatosi, una malattia genetica che ha deturpato il suo volto. La sua esistenza, segnata dalla solitudine e dalla mancanza di fiducia in sé stesso, subisce una svolta quando incontra Ingrid, una vicina di casa aspirante drammaturga.
La trasformazione e la ricerca della felicità
Spinto dal desiderio di cambiare la propria vita e forse anche dall’infatuazione per Ingrid, Edward si sottopone a una pionieristica operazione che gli dona un volto nuovo. Tuttavia, la trasformazione fisica non porta con sé la felicità sperata. Edward diventa ‘a different man’, ma dietro le nuove sembianze si sente ancora perso e inadeguato. L’incontro con Oswald, interpretato da Adam Pearson, un attore realmente affetto da neurofibromatosi, rappresenta un punto di svolta. Oswald, con la sua presenza carismatica e spensierata, dimostra di aver trovato un modo per vivere serenamente, accettando la propria condizione senza nascondersi. In un certo senso, Oswald ruba la scena a Edward, mettendo in discussione il valore della bellezza convenzionale e l’importanza dell’accettazione di sé.
Un’esperienza trasformativa per Sebastian Stan
Per Sebastian Stan, interpretare Edward è stata un’esperienza trasformativa. L’attore ha rivelato di aver indossato la protesi anche al di fuori del set, per le strade di New York, per comprendere appieno le sensazioni e le difficoltà di chi convive con una disabilità facciale. Questa immersione nel personaggio ha influenzato il suo modo di camminare, di parlare e di interagire con gli altri. Stan ha sottolineato l’importanza di aver lavorato con Adam Pearson, che gli ha permesso di comprendere meglio la realtà di chi si sente emarginato o giudicato a causa del proprio aspetto fisico. L’attore ha concluso ricordando le parole della madre di Pearson: ‘Ho sempre desiderato che qualcuno si mettesse nei suoi panni, anche solo per un giorno. Penso che tu ci sia andato vicino’. Una testimonianza che sottolinea l’impegno e la sensibilità di Stan nell’affrontare un ruolo così complesso e delicato.
Un film che invita alla riflessione sull’importanza dell’accettazione
‘A Different Man’ è un film che va oltre la semplice narrazione di una storia. È un’opera che invita alla riflessione sull’importanza dell’accettazione di sé e degli altri, sulla superficialità dei giudizi basati sull’apparenza e sulla necessità di superare i pregiudizi. La pellicola, grazie alla sua оригинальность e alla profondità dei temi trattati, si preannuncia come uno dei titoli più interessanti della prossima stagione cinematografica.