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Un concerto mistico sulle Dolomiti
Il Gurdjieff Ensemble, un gruppo di dieci musicisti armeni, ha regalato un’esperienza indimenticabile ai 250 camminatori che hanno sfidato il tempo incerto per raggiungere il rifugio Roda di Vael a 2300 metri di quota, nell’incantevole cornice del gruppo del Catinaccio. Il concerto, uno degli appuntamenti più attesi del Festival I Suoni delle Dolomiti, ha offerto un’immersione nell’atmosfera ipnotica del loro ultimo album “Zartir”, pubblicato da Ecm.
La musica del Gurdjieff Ensemble, ricca di spiritualità sufi e influenzata dagli insegnamenti di Georges Ivanovic Gurdjieff (1866-1949), filosofo, mistico e coreografo, ha incantato il pubblico con melodie struggenti e strumenti tradizionali. L’atmosfera magica del luogo ha contribuito a creare un’esperienza unica, come ha sottolineato il leader del gruppo, Levon Eskenian: “Nella natura avverti qualcosa di diverso. La musica ti mette in contatto con l’universo. Questo è un posto davvero molto speciale. Ci siamo sentiti come a casa, fratelli e sorelle, la sensazione di diventare una cosa sola con tutto ciò che ti circonda, il pubblico e l’ambiente.”
Svegliarsi dal sonno reale: un invito all’introspezione
La musica del Gurdjieff Ensemble invita ad una profonda introspezione, come suggerisce il titolo dell’album “Zartir”, che deriva da un brano del 700 di Baghdasar Dbir. Il brano invita a “non pensare come un re”, ricollegandosi agli insegnamenti di Gurdjieff secondo cui viviamo in uno stato di torpore, ipnotizzati dalle influenze esterne. Un messaggio attuale in un mondo sempre più frenetico e distratto.
“Svegliati dal tuo sonno reale”, dice il brano. “E’ un argomento molto attuale, siamo diventati degli automi. Guerre, distruzioni e cambiamenti climatici sono il risultato dell’attività umana, del nostro modo di pensare e di vivere in modo meccanico”, ha spiegato Eskenian.
La musica come strumento di autosservazione
Eskenian ha sottolineato l’importanza dell’autosservazione come strumento per ritrovare la propria essenza: “Prima di tutto per vedersi dentro. Ci siamo dimenticati di noi stessi. Se vedi te stesso, conosci meglio anche chi ti sta accanto. Lo strumento è appunto l’autosservazione. Un bambino vive molto concentrato nelle sue emozioni fisiche e mentali. Noi crescendo perdiamo queste capacità, cominciamo a comportarci senza pensare, oppure pensiamo senza comportarci di conseguenza. La musica è uno dei modi per restare concentrati e connessi.”
La musica, secondo Eskenian, può essere un potente strumento per riconnettersi con il proprio io interiore, per ritrovare la concentrazione e la consapevolezza che spesso si perdono nella frenesia della vita quotidiana.
La musica sacra e popolare: un tutt’uno
Il Gurdjieff Ensemble si ispira a diverse fonti di ispirazione, dalla musica sacra alla musica popolare, passando per la filosofia di Gurdjieff. Eskenian ha sottolineato l’importanza di non separare queste diverse sfere: “Il compositore armeno Komitas sosteneva che la musica sacra e popolare sono fratello e sorella. Nel repertorio di musica armena, secondo me, alcuni musicisti mantengono separate queste due sfere ma è un errore. Il piano spirituale e filosofico sono un tutt’uno.”
La musica del Gurdjieff Ensemble, unendo tradizione folk, spiritualità sufi e filosofia, crea un’esperienza multiforme e profonda, che invita il pubblico ad un viaggio interiore alla scoperta di sé stessi.
La musica come ponte verso l’io interiore
Eskenian ha concluso con una riflessione sulla funzione della musica nella società contemporanea: “Me lo chiedo ogni giorno e non bisogna smettere mai. Oggi da una parte c’è il pubblico, dall’altra i musicisti. In passato non era così, la musica era dappertutto, nella vita quotidiana anche nelle cose più banali. Anche la danza in Armenia è molto importante, non è solo intrattenimento, ma un modo di connessione cosmica e planetaria legato alle stagioni e al momento particolare allegro o tragico. Ognuno è coinvolto completamente. La musica diventa un modo per unirti al tuo io interiore.”
Il concerto del Gurdjieff Ensemble è stato un’esperienza unica che ha offerto al pubblico un’opportunità di immergersi in un mondo di spiritualità, musica e natura, alla scoperta di se stessi e della propria connessione con l’universo.
Un’esperienza unica in un contesto magico
Il Gurdjieff Ensemble, che era stato in Italia per la prima volta 11 anni fa, ha accolto con entusiasmo l’invito a partecipare al Festival I Suoni delle Dolomiti. Il concerto, che si è svolto in un contesto molto speciale, ha lasciato un segno indelebile nel cuore del pubblico e degli artisti stessi.
“E’ stata una esperienza straordinaria, il suono era perfetto, anche il pubblico si è accorto che non c’era bisogno di microfoni. Suonando tra queste vette l’eco ci ha ricordato le nostre montagne”, ha commentato Eskenian.
Un festival di musica e natura
Il Festival I Suoni delle Dolomiti, organizzato da Trentino Marketing con la direzione artistica del violoncellista Mario Brunello, si concluderà domenica 29 settembre in Val di Fassa al rifugio Micheluzzi con il concerto di Roberto Vecchioni. Il festival, giunto alla sua 29esima edizione, offre un ricco programma di concerti gratuiti in contesti naturali unici, invitando il pubblico ad un’esperienza multisensoriale che unisce la bellezza della natura alla magia della musica.
La musica come ponte tra culture e spiritualità
Il concerto del Gurdjieff Ensemble è un esempio di come la musica possa essere un potente strumento di comunicazione e di connessione tra culture e spiritualità diverse. La musica del gruppo armeno, con le sue radici nella tradizione folk e nella spiritualità sufi, ha saputo emozionare un pubblico internazionale, invitando tutti ad un viaggio interiore alla scoperta del proprio io. La musica, in questo caso, ha superato le barriere linguistiche e culturali, creando un’esperienza universale di bellezza e di introspezione.