L’attesa per la scarcerazione
L’attesa per la scarcerazione di Ilaria Cucchiari, l’attivista italiana detenuta in Ungheria da oltre 15 mesi con l’accusa di aver aggredito dei militanti neonazisti, continua. Il padre, Roberto Salis, ha dichiarato all’ANSA che non è ancora chiaro quando sua figlia uscirà dal carcere, nonostante le siano stati concessi i domiciliari. La scarcerazione è subordinata all’arrivo di un bonifico in Ungheria, un passaggio che potrebbe richiedere diversi giorni.
La visita in carcere e l’incontro con l’avvocato
Roberto Salis è arrivato questa mattina a Budapest, con uno spirito più fiducioso rispetto al passato, sperando di poter riabbracciare presto sua figlia. Domani incontrerà Ilaria in carcere, insieme alla moglie, e successivamente si recherà presso lo studio dell’avvocato ungherese Gyorgy Magyar. Il bonifico, partito dall’Italia, deve passare dallo studio dell’avvocato prima di essere inviato al tribunale di Budapest. Il processo di trasferimento potrebbe richiedere da 3 a 10 giorni, rendendo incerta la data di scarcerazione di Ilaria.
La terza udienza e la campagna social
Venerdì si terrà la terza udienza del processo, durante la quale saranno sentiti due testimoni e una vittima. Secondo Salis, non dovrebbero esserci sviluppi significativi durante l’udienza, poiché tutti i testimoni hanno dichiarato di non aver visto nulla durante l’incidente. Tuttavia, il padre dell’attivista ha sottolineato che in Ungheria è possibile che accada qualsiasi cosa.
In occasione dell’udienza, partirà una campagna social #iostoconilaria, a cui tutti possono partecipare condividendo messaggi di solidarietà sui social media. Salis ha espresso la sua gratitudine per la mobilitazione di sostegno, definendola rassicurante e significativa.
Un caso che solleva preoccupazioni
La vicenda di Ilaria Cucchiari solleva preoccupazioni sulla giustizia e sui diritti umani in Ungheria. La sua detenzione prolungata, nonostante le accuse contro di lei siano contestate, mette in luce un sistema giudiziario che sembra non garantire un processo equo. La mobilitazione di solidarietà in Italia e in Europa è un segnale importante per chiedere la sua liberazione e per difendere i principi di giustizia e di libertà.