Ultimatum USA sui dazi: l’UE cerca un accordo

Con la scadenza del 1° agosto che si avvicina rapidamente, l’Unione Europea è sotto pressione per raggiungere un accordo con gli Stati Uniti in merito ai dazi commerciali. La Confederazione Generale Italiana dell’Artigianato (Cgia) esorta l’UE a proseguire i negoziati con Washington fino all’ultimo minuto disponibile, cercando di evitare una guerra commerciale potenzialmente dannosa per entrambe le economie.

La minaccia dei controdazi e le sanzioni alle Big Tech

Tuttavia, la Cgia avverte che, in caso di mancato accordo “ragionevole”, l’UE dovrà essere pronta a rispondere con un pacchetto di controdazi. Inoltre, l’associazione propone di aggiungere misure sanzionatorie nei confronti delle grandi aziende tecnologiche statunitensi (Big Tech) che operano in Europa. La critica principale è che queste multinazionali, pur realizzando profitti elevatissimi nel continente, continuano a pagare le tasse in paesi con fiscalità di vantaggio, eludendo così le normative fiscali europee.

La questione della Global Minimum Tax e l’accordo del G7

La Cgia sottolinea come questa condotta sia eticamente riprovevole e continui ad essere un tema politico centrale, ereditato dall’amministrazione Trump. Durante il G7 in Canada, gli Stati Uniti avrebbero imposto un accordo che esenta le proprie multinazionali dall’applicazione della Global Minimum Tax, una tassazione mondiale al 15% per i colossi con un fatturato superiore a 750 milioni di euro all’anno. Questa tassazione, invece, rimarrebbe applicata solo alle grandi holding dei paesi OCSE.

Impatto economico dei dazi USA sull’export italiano

I dazi doganali al 30% richiesti dagli Stati Uniti potrebbero innescare una serie di effetti negativi sull’export italiano. Oltre agli effetti diretti, si aggiungerebbero quelli indiretti, come un’ulteriore svalutazione del dollaro rispetto all’euro, un aumento dell’incertezza nei mercati finanziari e un probabile incremento del costo di molte materie prime. Secondo la Cgia, questi fattori potrebbero causare un danno economico al sistema produttivo italiano fino a 35 miliardi di euro all’anno, una cifra paragonabile alla dimensione di una manovra finanziaria.

Il fatturato delle Big Tech e il gettito fiscale in Italia

La Cgia evidenzia come i primi 20 colossi tecnologici statunitensi abbiano prodotto a livello mondiale un fatturato aggregato di 1.345 miliardi di euro nel 2022, un importo che sfiora il 70% del PIL italiano. Nello stesso anno, le principali multinazionali del web in Italia hanno realizzato un fatturato di 9,3 miliardi di euro, versando al fisco italiano “solo” 206 milioni di euro. Questi dati alimentano il dibattito sulla necessità di una tassazione più equa e proporzionata per le Big Tech.

Equità fiscale e competizione leale: una sfida globale

La questione sollevata dalla Cgia mette in luce una problematica complessa: l’equità fiscale e la competizione leale nel mercato globale. Da un lato, è comprensibile la necessità di proteggere le economie nazionali da pratiche fiscali aggressive e da accordi commerciali svantaggiosi. Dall’altro, è fondamentale trovare un equilibrio che non penalizzi eccessivamente le imprese e che favorisca la crescita economica. La risposta potrebbe risiedere in una maggiore cooperazione internazionale e in una riforma del sistema fiscale globale, che tenga conto delle peculiarità dell’economia digitale e che garantisca una tassazione più equa e trasparente per tutti gli attori del mercato.

Di atlante

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