L’entrata in vigore del Digital Markets Act e le prime azioni della Commissione
Nel 2024, l’Unione Europea ha segnato un punto di svolta nella regolamentazione dei giganti tecnologici con l’entrata in vigore degli obblighi previsti dal Digital Markets Act (DMA). Questo regolamento, concepito per limitare il potere dei gatekeeper digitali, ovvero quelle aziende capaci di dominare interi segmenti di mercato, ha portato la Commissione Europea ad avviare una serie di indagini per presunte violazioni. Le prime aziende a finire sotto la lente d’ingrandimento sono state Alphabet (la casa madre di Google), Apple e Meta, con l’apertura di sei istruttorie formali. Parallelamente, sono state avviate verifiche preliminari su Amazon, segnalando un approccio determinato da parte di Bruxelles nel far rispettare le nuove regole.
Le accuse specifiche contro Alphabet, Apple e Meta
Le istruttorie avviate dalla Commissione Europea si concentrano su alcune condotte di mercato considerate problematiche e ricorrenti tra le Big Tech. Meta, ad esempio, è stata contestata per il suo modello ‘pay or consent’, che secondo Bruxelles non garantirebbe una reale alternativa al consenso per l’uso dei dati personali. In pratica, gli utenti si troverebbero di fronte alla scelta di pagare un abbonamento per evitare la profilazione dei propri dati, limitando la loro libertà di scelta.
Apple è sotto esame per una serie di presunte violazioni, tra cui gli ostacoli al cambio di impostazioni predefinite sui propri dispositivi, i limiti all’interoperabilità con altri sistemi e le barriere imposte agli sviluppatori di store alternativi all’App Store. Queste restrizioni, secondo la Commissione, limiterebbero la concorrenza e l’innovazione nel settore.
Alphabet, infine, è accusata di favorire i propri servizi su Google Search a discapito di quelli rivali. In particolare, si sospetta che l’azienda utilizzi algoritmi e posizionamenti privilegiati per dare maggiore visibilità ai propri prodotti, penalizzando le alternative offerte da altre aziende.
Il rapporto Ue sul DMA e le reazioni delle Big Tech
Il rapporto Ue sul DMA relativo al 2024 evidenzia come le major del settore abbiano trasmesso all’Unione Europea i primi report sulla conformità alle nuove regole e sulle tecniche di profilazione dei consumatori. Tuttavia, la Commissione ha espresso insoddisfazione per alcuni aspetti, chiedendo alle aziende correzioni e maggiori sforzi per adeguarsi pienamente al DMA. “La Commissione ha analizzato tutte le relazioni ricevute nel 2024 e ha avviato un intenso dialogo regolatorio con i gatekeeper per incoraggiarli a migliorare le soluzioni”, ha spiegato l’esecutivo comunitario, sottolineando la necessità di un impegno costante da parte delle Big Tech per garantire un mercato digitale più equo e competitivo.
Il DMA e le tensioni transatlantiche
L’applicazione del Digital Markets Act non è passata inosservata oltreoceano. L’amministrazione Trump aveva manifestato forti riserve nei confronti del regolamento, al punto da includerlo nel perimetro delle interlocuzioni Ue-Usa sui dazi. Questo evidenzia come la regolamentazione delle Big Tech sia diventata una questione geopolitica, con implicazioni significative per i rapporti commerciali e diplomatici tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti.
Un passo avanti per la concorrenza e la tutela dei consumatori
L’azione della Commissione Europea contro le Big Tech rappresenta un passo avanti importante per promuovere la concorrenza nel mercato digitale e tutelare i diritti dei consumatori. Le accuse mosse ad Alphabet, Apple e Meta evidenziano come alcune pratiche consolidate di queste aziende possano limitare la libertà di scelta degli utenti e ostacolare l’innovazione. Sarà fondamentale monitorare attentamente gli sviluppi delle istruttorie e verificare che le Big Tech si adeguino pienamente alle regole del DMA, garantendo un mercato digitale più equo e trasparente per tutti.
