
L’Impatto dell’IA sull’Economia Italiana: Prospettive di Crescita e Sfide Occupazionali
L’introduzione dell’Intelligenza Artificiale (IA) in Italia si preannuncia come un’arma a doppio taglio per l’economia e il mercato del lavoro. Secondo un recente studio congiunto di Censis e Confcooperative, intitolato “Intelligenza artificiale e persone: chi servirà chi?”, l’IA potrebbe generare una crescita del PIL fino a 38 miliardi di euro entro il 2035, equivalente a un incremento dell’1,8%. Tuttavia, questa trasformazione tecnologica porta con sé anche delle sfide significative, in particolare per quanto riguarda l’occupazione.
Il rapporto evidenzia che circa 6 milioni di lavoratori italiani sono a rischio di sostituzione a causa dell’automazione spinta dall’IA. Allo stesso tempo, circa 9 milioni di lavoratori potrebbero vedere le proprie mansioni integrate e potenziate dall’IA, portando il numero totale di lavoratori esposti agli effetti dell’IA a circa 15 milioni. Questo scenario complesso richiede un’attenta riflessione e un cambio di paradigma, come sottolineato da Maurizio Gardini, che invita a mettere la persona al centro del modello di sviluppo, con l’IA al servizio dei lavoratori e non viceversa.
Professioni a Rischio e Opportunità di Complementarità
Il focus Censis-Confcooperative identifica le professioni più vulnerabili alla sostituzione da parte dell’IA, tra cui quelle intellettuali automatizzabili come contabili e tecnici bancari. Al contrario, alcune professioni, come avvocati, magistrati e dirigenti, presentano un’alta complementarità con l’IA, suggerendo che questi ruoli potrebbero essere trasformati e potenziati dall’adozione di nuove tecnologie.
Un dato interessante emerso dallo studio è che il grado di esposizione alla sostituzione o alla complementarità cresce con l’aumentare del livello di istruzione. Infatti, tra i lavoratori a basso rischio, il 64% non ha un’istruzione superiore e solo il 3% possiede una laurea. Al contrario, nelle professioni ad alta esposizione alla sostituzione, la maggior parte dei lavoratori (54%) ha un’istruzione superiore e il 33% è laureato.
Disparità di Genere e Divario Competitivo a Livello Europeo
Il rapporto mette in luce anche una disparità di genere nell’impatto dell’IA sul mercato del lavoro. Le donne risultano più esposte rispetto agli uomini, rappresentando il 54% dei lavoratori ad alta esposizione alla sostituzione e il 57% di quelli ad alta complementarità. Questo dato suggerisce che le politiche di formazione e riqualificazione professionale dovrebbero tenere conto delle specificità di genere per garantire una transizione equa verso un’economia basata sull’IA.
Un altro aspetto critico evidenziato dallo studio è il divario tra l’Italia e gli altri paesi europei nell’adozione dell’IA. Nel 2024, solo l’8,2% delle imprese italiane utilizza l’IA, contro il 19,7% della Germania e la media UE del 13,5%. Questo divario è particolarmente evidente nei settori del commercio e della manifattura, dove l’Italia registra tassi di adozione inferiori alla media europea. Per colmare questo gap, è necessario un impegno maggiore da parte delle imprese italiane nell’investire in tecnologie IA e nella formazione del personale.
Un Futuro con l’IA: Navigare tra Opportunità e Sfide
L’avvento dell’Intelligenza Artificiale rappresenta un’opportunità senza precedenti per l’Italia di rilanciare la propria economia e migliorare la qualità della vita dei cittadini. Tuttavia, è fondamentale affrontare le sfide che questa trasformazione tecnologica comporta, in particolare per quanto riguarda l’occupazione e le disparità di genere. È necessario un approccio proattivo e inclusivo, che metta al centro la persona e promuova una transizione equa verso un’economia basata sull’IA. Solo così potremo sfruttare appieno il potenziale di questa tecnologia e costruire un futuro più prospero e sostenibile per tutti.