Un titolo che è una dichiarazione d’intenti, un manifesto di autenticità: “Questa non è Ornella Muti”. Con questa frase, tanto netta quanto evocativa, Francesca Romana Rivelli, l’attrice che il mondo intero conosce come Ornella Muti, sceglie di raccontarsi in una prima, attesissima autobiografia. Pubblicato da La Nave di Teseo, il volume arriva in libreria in un anno simbolico, quello in cui l’icona del cinema italiano ha spento settanta candeline (è nata a Roma il 25 marzo 1955), regalandosi e regalandoci un ritratto inedito, lontano dai riflettori e vicino all’anima. Un’opera che, come un sipario che si apre sul palcoscenico più intimo, svela la donna, con le sue fragilità e la sua forza, celata per decenni dietro l’immagine della diva.

Francesca, prima di Ornella: le radici di una vita

Il racconto di Ornella Muti, o meglio, di Francesca, affonda le sue radici in un’infanzia segnata da un evento traumatico: l’allontanamento dalla madre a soli quattro anni. Un periodo di un anno e mezzo trascorso in Svizzera, ufficialmente per curare problemi polmonari, ma vissuto dalla piccola come un vero e proprio abbandono. Questa ferita originaria, come confessato nelle pagine del libro, ha condizionato profondamente la sua personalità, instillando un perenne senso di “sgomento” e la difficoltà di “appartenere davvero a qualcuno o a qualcosa”. L’autobiografia si configura quindi come un percorso a ritroso, un atto di riappropriazione della propria storia, partendo da quella bambina per comprendere la donna e l’attrice che sarebbe diventata.

Oggi, lontana dal clamore dei set, Francesca ha trovato il suo rifugio nella quiete della campagna piemontese, in un’abbazia a Lemme dove vive con la figlia Naike Rivelli. Una vita semplice, scandita da ritmi naturali: “Amo andare a letto presto, mangiare presto, svegliarmi presto”, confessa. La sua casa è un santuario di affetti, popolata non solo dai figli e dai nipoti, ma anche da quattro cani, quattro gatti e persino due maiali, a testimonianza di un amore profondo per gli animali che l’ha portata ad abbracciare una dieta vegana. È in questa dimensione, fatta di “piccole cose che nutrono l’anima”, che l’attrice trova il suo centro, la sua vera essenza, dimostrando come la felicità risieda spesso lontano dall’effimero mondo dell’apparenza.

Una carriera stellare: luci e ombre del grande schermo

Il debutto nel mondo del cinema avviene quasi per caso, a soli 14 anni, spinta più da necessità economiche che da una vera vocazione. Il regista Damiano Damiani la sceglie per “La moglie più bella” e le impone un nome d’arte destinato a entrare nella storia, ispirato alle opere di Gabriele D’Annunzio. Da quel momento, inizia una carriera folgorante che la vedrà lavorare con i più grandi maestri del cinema italiano e internazionale: da Dino Risi a Ettore Scola, da Mario Monicelli a Marco Ferreri, fino a Carlo Verdone, Woody Allen e John Landis.

Nel libro, Muti ripercorre questi incontri professionali con sincerità, tratteggiando ritratti vividi e talvolta spietati dei suoi colleghi. Emergono parole di profondo affetto e stima per Ugo Tognazzi, definito “un grande uomo, un amico, un fratello molto sensibile”. Ricorda con gratitudine l’episodio sul set di “Romanzo popolare”, quando, incinta di Naike, fu aiutata da Monicelli e dallo stesso Tognazzi a terminare le sue scene prima che la gravidanza fosse evidente. Un gesto di umanità non scontato in un ambiente competitivo.

Di tenore ben diverso è il ricordo di Alain Delon. “Era bellissimo, fantastico ma anche una persona difficile. Non è stato gentile, è stato cattivo con me”, ha ammesso l’attrice, pur con una certa ritrosia, durante un’intervista con Mara Venier. Un rapporto complesso, segnato da un distacco che il tempo non ha scalfito. Queste confessioni offrono uno spaccato realistico del mondo del cinema, un universo dove il talento e il successo si intrecciano con dinamiche umane complesse e talvolta dolorose.

La bellezza, gli amori e la ricerca di sé

Considerata per decenni una delle donne più belle del mondo, Ornella Muti ha sempre vissuto questo “dono” come un fardello, una gabbia dorata. “Mi sentivo penalizzata dal mio essere così bella”, ha dichiarato, spiegando come la sua immagine abbia spesso messo in ombra le sue qualità di persona e di attrice. A 70 anni, rivendica il diritto di essere vista oltre l’apparenza, come una persona e non come “una foto del passato”.

La sua vita sentimentale è stata altrettanto intensa e complessa, segnata da due matrimoni (con Alessio Orano e Federico Fachinetti, da cui ha avuto i figli Carolina e Andrea) e da amori celebri, come la breve ma intensa relazione con Adriano Celentano sul set di “Innamorato pazzo”. Nel libro, l’attrice si confida anche su questi aspetti, parlando degli “uomini inseguiti con ostinazione e i dolorosi abbandoni subiti”.

“Questa non è Ornella Muti” è, in definitiva, il racconto di una donna che ha attraversato la vita e la carriera con coraggio e determinazione, senza mai smettere di cercare la propria verità. Un invito, rivolto a tutti i lettori, a guardare oltre la superficie, a riconoscere la forza che si cela nelle fragilità e a celebrare l’autenticità come il più grande dei successi. Un’opera che non è solo il bilancio di una vita straordinaria, ma anche una potente riflessione sul significato di essere donna, artista e, semplicemente, Francesca.

Di euterpe

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