Milano – Si è tenuta una nuova udienza del processo a carico della ministra del Turismo, Daniela Santanchè, e di altre 15 persone, imputate a Milano per il presunto falso in bilancio del gruppo Visibilia Editore. La giornata è stata segnata dalla deposizione cruciale di un investigatore della Guardia di Finanza, il maggiore Salvatore Della Corte, che ha delineato un quadro finanziario critico per la società ben prima che la crisi emergesse pubblicamente.
La testimonianza chiave della Guardia di Finanza
Rispondendo alle domande dei pubblici ministeri Luigi Luzi e Marina Gravina, il maggiore Della Corte, che ha condotto le indagini per il Nucleo di polizia economico finanziaria, ha affermato che Visibilia Editore si trovava in una condizione di “forte squilibrio finanziario già dal 2016”. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il consiglio di amministrazione, all’epoca dei fatti presieduto dalla stessa Santanchè, era a conoscenza di tali criticità. Le problematiche erano state sollevate anche dai soci di minoranza, ma, secondo il testimone, non vi furono “risposte” adeguate da parte dei vertici aziendali.
L’inchiesta, scaturita proprio da un esposto presentato dai soci di minoranza nel 2022, si è concentrata su due voci specifiche e nevralgiche dei bilanci societari: l’avviamento e le imposte anticipate.
Il nodo dell’avviamento e la svalutazione mancata
Uno dei punti centrali dell’accusa riguarda la gestione della voce “avviamento”, ovvero il valore intangibile legato alla capacità di un’azienda di generare reddito. Nel 2014, Visibilia aveva iscritto a bilancio un avviamento per 4,3 milioni di euro. Tuttavia, secondo l’analisi della Guardia di Finanza, tale valore avrebbe dovuto essere drasticamente ridimensionato, se non azzerato, già a partire dal bilancio 2016.
“La perdita di esercizio dava un dato nettamente differente”, ha spiegato il maggiore Della Corte, sottolineando come gli indici di redditività patrimoniale e di solidità fossero “fortemente negativi”. Nonostante questi segnali inequivocabili, la società, guidata da Santanchè, avrebbe posticipato la svalutazione, lasciando che il problema esplodesse solo nel bilancio 2021. Fu solo allora, con l’intervento della società di revisione Deloitte, che si procedette a una svalutazione dell’avviamento per 2,7 milioni di euro. Per l’accusa, si tratta di un ritardo che avrebbe contribuito a fornire una rappresentazione non veritiera della reale situazione economica dell’azienda.
Il crollo del titolo in Borsa e l’incapacità di far fronte ai debiti
Le conseguenze di questa gestione finanziaria sono state pesanti, soprattutto per gli investitori. L’investigatore ha evidenziato come, tra il 2016 e il 2022, il titolo di Visibilia Editore in Borsa abbia subito un crollo vertiginoso, perdendo il 99% del suo valore. “Per ogni euro investito, il 99 per cento veniva bruciato”, ha dichiarato in aula. A ciò si aggiungeva una conclamata incapacità della società di “far fronte ai propri debiti”.
Il contesto processuale e le altre accuse
Il processo per falso in bilancio è solo uno dei fronti giudiziari che vede coinvolta la ministra Santanchè. Sulla senatrice di Fratelli d’Italia pendono anche altre inchieste, tra cui quella per presunta truffa ai danni dell’INPS legata alla gestione della cassa integrazione durante la pandemia di Covid-19 e quella per bancarotta relativa al fallimento di altre società del suo gruppo. La difesa della ministra ha sempre sostenuto la trasparenza delle operazioni e l’assenza di qualsiasi “maquillage” sui bilanci, affermando che i soci erano costantemente informati sulle perdite.
Il procedimento, che vede imputate 17 persone e tre società del gruppo, è stato rinviato a giudizio nel gennaio 2025 dalla gup Anna Magelli. La prossima udienza è attesa per continuare l’esame dei testimoni dell’accusa e fare ulteriore luce su una vicenda che intreccia complesse questioni finanziarie e rilevanti implicazioni politiche.
