Ravenna – Una tragica fatalità, un presunto errore umano che sarebbe costato la vita a un’anziana paziente. La Procura di Ravenna ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo aggravato, perché compiuto nell’esercizio della professione sanitaria, nei confronti di una giovane infermiera di 26 anni. L’accusa è di aver causato la morte di una donna di 90 anni, ricoverata in una clinica privata della città, somministrandole per errore un cerotto transdermico a base di Fentanyl, un potente oppioide.
La ricostruzione dei fatti
I fatti risalgono al gennaio del 2023. La vittima, una donna nata nel 1932 e affetta da diverse patologie pregresse tra cui il morbo di Parkinson, era stata ricoverata nella struttura sanitaria il 3 gennaio. La sua terapia prevedeva, tra le altre cose, la somministrazione quotidiana di uno specifico cerotto transdermico a base di rotigotina, un farmaco utilizzato per migliorare il controllo motorio. Invece, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti coordinati dal sostituto procuratore Francesco Coco, il 5 gennaio all’anziana sarebbe stato applicato un cerotto differente, contenente Fentanyl.
Quel cerotto, secondo l’ipotesi accusatoria, era in realtà destinato a un’altra paziente della stessa clinica, la quale però era deceduta il primo gennaio, due giorni prima del ricovero della 90enne. Questo dettaglio ha portato gli investigatori a ipotizzare un possibile e fatale scambio di cartelle cliniche.
Il rapido aggravamento e il decesso
Poco dopo l’applicazione del cerotto errato, le condizioni della novantenne si sono aggravate rapidamente. Nel primo pomeriggio del 5 gennaio, intorno alle 13, è stato necessario l’intervento del 118. Il medico intervenuto, trovando sul petto della paziente il cerotto al Fentanyl, un medicinale mai prescrrittole, lo ha rimosso immediatamente. Purtroppo, era troppo tardi. L’anziana ha sviluppato una grave crisi respiratoria e, nonostante i soccorsi, è deceduta nella notte, precisamente alle 22:45 dello stesso giorno.
L’autopsia eseguita sul corpo della donna ha confermato i sospetti: la quantità di Fentanyl riscontrata è stata ritenuta sufficiente a causare una “depressione respiratoria” fatale. Questo oppioide sintetico, circa cento volte più potente della morfina, è utilizzato in ambito medico per trattare il dolore cronico severo, ma se somministrato in modo errato può avere conseguenze letali.
L’iter giudiziario
Di fronte a questi elementi, la Procura ha contestato all’infermiera, oggi 27enne, il reato di omicidio colposo con l’aggravante di aver commesso il fatto nell’esercizio della sua professione. Si è tenuta l’udienza preliminare davanti al Gup (Giudice per l’udienza preliminare) Andrea Galanti. La difesa dell’imputata, rappresentata dall’avvocato Marco Capucci, ha chiesto la citazione in giudizio della compagnia assicurativa della clinica. L’avvocato Carlo Benini, che tutela i familiari della vittima (le figlie della donna), ha invece chiesto e ottenuto la citazione della struttura sanitaria come responsabile civile.
Il giudice Galanti ha rinviato la decisione sul rinvio a giudizio ad un’udienza fissata per il prossimo aprile. Sarà in quella sede che si deciderà se l’infermiera dovrà affrontare un processo per rispondere della tragica morte dell’anziana paziente.
