Le tavole italiane si preparano a celebrare il Natale con una spesa record di 3,5 miliardi di euro per i tradizionali cenoni, segnando un incremento di 500 milioni rispetto sia all’anno precedente sia al periodo pre-pandemico. Questo dato, emerso da un’analisi del Centro Studi Confcooperative, dipinge un quadro apparentemente roseo dei consumi festivi, nascondendo però una realtà economica ben più complessa e sfaccettata.

L’apparente dinamismo è infatti in gran parte una conseguenza diretta dell’aumento generalizzato dei prezzi che continua a pesare sui bilanci familiari. Sebbene si registrino segnali positivi dal fronte occupazionale, con un numero record di occupati nel 2025 e una crescita delle retribuzioni lorde, l’inflazione agisce come un’erosione silenziosa ma costante della reale capacità di spesa delle famiglie.

Tredicesime in crescita, ma il potere d’acquisto non decolla

Le tredicesime, attese da circa 36 milioni tra pensionati e dipendenti, raggiungono quest’anno la cifra di 52,5 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 51,3 miliardi del 2024. Questo incremento è sostenuto dal miglioramento del mercato del lavoro e da un minor ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni. Tuttavia, questo “tesoretto” natalizio viene sempre più spesso dirottato verso spese obbligate e risparmio precauzionale. Secondo un sondaggio Confesercenti-Ipsos, se il 50% degli italiani utilizzerà la tredicesima per i regali, una quota crescente la destinerà al pagamento di bollette, mutui e al consolidamento dei risparmi.

L’inflazione, seppur in rallentamento secondo i dati ISTAT (attestandosi all’1,1% a novembre 2025), continua a manifestare i suoi effetti più duri sul “carrello della spesa”. Diverse associazioni di consumatori, come Adoc ed EURES, denunciano una “stangata di Natale”, con rincari significativi per i prodotti tipici delle festività, ben al di sopra del tasso di inflazione generale. Si registrano aumenti a doppia cifra per prodotti come il cioccolato (+11,3%) e il torrone (+10%), ma anche per carne, formaggi e frutta secca. In controtendenza, si segnala un calo per l’olio d’oliva (-17,8%) e per lo spumante (-3%).

Un’Italia a due velocità: tra vacanze e povertà

L’analisi dei consumi natalizi rivela una crescente polarizzazione sociale. Da un lato, circa 19 milioni di italiani (quasi uno su tre) si preparano a partire per una vacanza durante le festività, con una netta preferenza per le mete nazionali (91%). La spesa media pro capite per chi viaggia si attesta intorno ai 526 euro, con un budget che sale a 1.765 euro per chi sceglie l’estero.

Dall’altro lato, si assiste a un indebolimento del ceto medio e all’allargamento della fascia di popolazione in difficoltà. Il numero di persone che vivono in condizioni di povertà, tra assoluta e relativa, ha raggiunto la soglia preoccupante di 10 milioni. Questa forbice sociale si riflette inevitabilmente nelle scelte di consumo: mentre una parte della popolazione mantiene una solida capacità di spesa, un’altra fetta sempre più ampia si trova a dover affrontare crescenti difficoltà anche per i beni di prima necessità.

Questo scenario di disuguaglianza è confermato anche da altre analisi, come quella del Censis, che disegna un’Italia sempre più povera e anziana. La prudenza guida le scelte di molte famiglie: secondo un’indagine di Altroconsumo, il 27% degli italiani prevede di tagliare il budget per le festività rispetto al 2024, con una spesa media che si attesta intorno ai 592 euro a famiglia.

Le scelte a tavola: tradizione e rincari

Nonostante le difficoltà, la tradizione gastronomica italiana resiste. Le tavole dei cenoni vedranno riunite in media 10 persone e saranno dominate dai prodotti Made in Italy. Tra le voci di spesa principali troviamo:

  • Pesce e frutti di mare: 625 milioni di euro per i secondi e 310 milioni per i primi piatti, con un’incidenza significativa del problema del granchio blu. La spesa complessiva per il pesce è prevista in crescita del 20%.
  • Carne, salumi e uova: 530 milioni di euro.
  • Dolci: Panettone, pandoro e specialità regionali raggiungono i 530 milioni di euro.
  • Vini e bollicine: 485 milioni di euro, con una netta preferenza per lo spumante italiano.
  • Frutta e verdura: 450 milioni di euro.

La spesa per i regali, invece, mostra segnali contrastanti. Secondo Confcommercio, il budget rimarrà sostanzialmente stabile, attestandosi a 211 euro pro capite. Altre indagini, come quella di Facile.it, indicano un calo del 20% rispetto allo scorso anno, con una spesa media di 204 euro. I prodotti enogastronomici si confermano tra i doni più gettonati, seguiti da articoli per la cura della persona e abbigliamento.

Di atlante

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