Un’icona del calcio italiano, un bomber indimenticabile e un Campione del Mondo che ha scritto pagine epiche della storia azzurra. Francesco “Ciccio” Graziani spegne oggi 73 candeline e, per l’occasione, la FIGC lo ha celebrato con una lunga e toccante intervista su Vivo Azzurro TV. Un viaggio a ritroso nel tempo, dalle umili origini al tetto del mondo, fino a un’analisi lucida e appassionata del calcio di oggi.
LE ORIGINI DI UN SOGNO: DA SUBIACO AL GRANDE CALCIO
Nato a Subiaco, in provincia di Roma, il 16 dicembre 1952, Graziani ha ripercorso gli inizi della sua avventura, quando il calcio era un sogno alimentato dalla passione e dai sacrifici della famiglia. “Ero un bambino che sognava di fare qualcosa di importante nella vita”, ha raccontato con emozione. “Mamma faceva le pulizie in uno studio medico, papà invece era muratore. Usciva di casa alle sei di mattina per poi rientrare la sera alle otto”. Un’infanzia semplice, dove il pallone rappresentava la via di fuga e la speranza. Un aneddoto curioso rivela la tensione del padre, così ansioso da non averlo mai visto giocare dal vivo per paura che si infortunasse.
La carriera di Graziani decolla con l’Arezzo, ma è il trasferimento al Torino nel 1973 a segnare la svolta. “Il Torino è stato il club ideale, ho trovato un gruppo di compagni meravigliosi”, ha ricordato l’ex attaccante, menzionando in particolare Aldo Agroppi come “un fratello maggiore”. In maglia granata, Graziani diventa un idolo, formando con Paolo Pulici una coppia d’attacco leggendaria, soprannominata i “Gemelli del gol”. Insieme, trascinano il Torino alla vittoria di uno storico Scudetto nella stagione 1975-1976. L’anno successivo, Graziani si laurea capocannoniere della Serie A con 21 reti. Con 122 gol, è il settimo marcatore di tutti i tempi nella storia del club granata.
L’APOTEOSI AZZURRA: IL MUNDIAL DI SPAGNA ’82
Ma è con la maglia della Nazionale che Ciccio Graziani entra definitivamente nel cuore di tutti gli italiani. La sua avventura in azzurro, iniziata nel 1975, culmina con la trionfale spedizione ai Mondiali di Spagna del 1982. In quella squadra indimenticabile, guidata da Enzo Bearzot e trascinata dai gol di Paolo Rossi, Graziani è una pedina fondamentale. Gioca tutte le partite come esterno sinistro d’attacco, un ruolo adattato per sopperire all’assenza dell’infortunato Bettega. La sua grinta e il suo spirito di sacrificio sono cruciali per la conquista del terzo titolo mondiale. In totale, con la maglia azzurra, Graziani collezionerà 64 presenze e 23 gol, un bottino che lo consacra tra i grandi attaccanti della storia della Nazionale.
IL PRESENTE AZZURRO: PROMOSSO GATTUSO, FIDUCIA AI GIOVANI ATTACCANTI
Dallo sguardo nostalgico sul passato a un’analisi attenta del presente. Graziani ha espresso parole di grande stima per l’attuale corso della Nazionale, guidata dal Commissario Tecnico Gennaro Gattuso. “Credo che Gattuso abbia riportato il senso di appartenenza, mi dà l’impressione che sia un fratello maggiore per i giocatori”, ha dichiarato. “Ha coraggio, carattere e personalità. E li trasmette ai propri ragazzi”. Un’investitura importante da parte di chi quella maglia l’ha onorata fino all’ultima goccia di sudore.
L’ex bomber ha poi passato in rassegna il reparto offensivo, mostrando ottimismo per il futuro. “Ci stiamo rivalutando molto. Abbiamo Kean e Retegui, che hanno fatto benissimo”, ha affermato, prima di soffermarsi su due talenti in particolare. Da una parte il giovane Pio Esposito, attaccante dell’Inter: “sta venendo fuori e ha grande entusiasmo. Deve imparare guardando Lautaro e Thuram, stare insieme a questi grandi attaccanti gli può fare bene”. Dall’altra, una preferenza netta: “E poi c’è Scamacca, degli attaccanti che abbiamo è quello che mi piace di più”. Un elogio significativo per il centravanti dell’Atalanta, che Graziani vede come il terminale offensivo ideale per l’Italia di oggi.
UNA CARRIERA POLIEDRICA: DAL CAMPO ALLA PANCHINA, FINO ALLA TV
Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, Graziani ha intrapreso una carriera da allenatore, guidando tra le altre Fiorentina, Reggina e Catania, portando i siciliani alla promozione in Serie B. La sua personalità schietta e la sua simpatia lo hanno reso anche un personaggio televisivo molto amato, protagonista del format “Campioni” con il Cervia e oggi apprezzato opinionista sportivo. Un percorso che testimonia un amore viscerale per il calcio, vissuto in ogni sua sfaccettatura, sempre con la stessa passione e la stessa grinta che lo contraddistinguevano in campo.
