Il crocevia esistenziale di un giovane uomo, sospeso in una terra di frontiera tra Umbria e Lazio, diventa il fulcro narrativo di un dialogo artistico che attraversa continenti e culture. È questa la potente immagine evocata da “L’incrocio di Vallefredda”, opera centrale dell’artista italo-brasiliana Giulia Mangoni, attualmente esposta nell’iconico Museo Nazionale della Repubblica di Brasilia. Il dipinto è un pezzo chiave della mostra di arte contemporanea “Pittura Italiana Oggi”, un’iniziativa di respiro internazionale dedicata a talenti under 35, promossa dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, concepita da Triennale Milano e realizzata con il coordinamento dell’Ambasciata d’Italia in Brasile. La mostra, che rimarrà aperta al pubblico fino al 22 febbraio, rappresenta la seconda tappa di un tour che ha già toccato Buenos Aires e proseguirà verso Rio de Janeiro e Città del Messico.

Un Viaggio Simbolico tra Due Mondi

L’opera di Giulia Mangoni (nata a Isola del Liri, 1991) si distingue per la sua capacità di creare un ponte tra le sue radici ciociare e l’immaginario sudamericano. “L’incrocio di Vallefredda” è più di un semplice dipinto; è un’installazione che si adatta e si trasforma in ogni tappa del suo viaggio. Per l’edizione di Brasilia, l’artista ha creato un contesto site-specific, un wall painting che espande le narrazioni della tela, dialogando direttamente con lo spazio museale e la cultura locale. L’opera si concentra sull’energia simbolica dell’incrocio, un luogo metaforico dove si aprono destini molteplici, le cosiddette “sliding doors” della vita. Al centro della composizione, un giovane uomo affronta le decisioni cruciali della sua esistenza, circondato da animali totemici che suggeriscono cammini diversi. In un angolo, la figura di un anziano funge da presagio, un monito sulle conseguenze di una scelta sbagliata.

La terra del protagonista è la Ciociaria, regione dove l’artista ha scelto di vivere e lavorare, restituendole una poetica e un’identità che si intrecciano con il realismo magico sudamericano. Questa fusione non è casuale, ma frutto di una profonda riflessione sulle connessioni storiche e culturali. “Nella creazione dell’opera per la tappa della capitale brasiliana mi hanno profondamente influenzata le musiche del Nordest, il Forró e il Frevo, la storia dei cangaceiros, i banditi del sertão, ma anche l’estetica degli spaghetti western, girati nella stessa Ciociaria ma spesso ambientati, narrativamente, in Messico o in remote terre sudamericane”, ha spiegato l’artista.

Il Cowboy Ciociaro e la Decostruzione della Mascolinità

L’opera, nata originariamente per la mostra “Un Letto di Frasche” (ArtNoble Gallery, Milano, 2024), si spinge oltre, immaginando un “cowboy ciociaro”. Questa figura ibrida, che associa il brigante dell’Italia meridionale dell’Ottocento al cowboy del West, diventa per Mangoni uno strumento per indagare la costruzione della mascolinità nella finzione cinematografica e letteraria. L’artista esplora il confronto con la frontiera e con “l’altro”, sollevando riflessioni sulla colonizzazione e sui rapporti di potere tra l’uomo, la natura e i popoli nativi delle Americhe. È un’analisi che decostruisce gli stereotipi e invita a una lettura più complessa e stratificata della storia e dell’identità.

L’approccio di Mangoni è quello di un’artista che si definisce “anti-nomade”, che abbraccia la stabilità delle radici come fondamento per la crescita. La sua pittura diventa un mezzo di indagine comunitaria, intrecciando la sapienza arcaica del suo territorio con mitologie decentralizzate per esplorare nuove nozioni di identità.

“Pittura Italiana Oggi”: Una Vetrina Internazionale per i Giovani Talenti

La mostra “Pittura Italiana Oggi. Una nuova scena” è un progetto ambizioso che mira a valorizzare la ricchezza e la complessità della pittura italiana contemporanea. Curata da Damiano Gullì, curatore di Arte Contemporanea e del Public Program di Triennale Milano, l’esposizione riunisce 27 artisti nati tra il 1990 e gli anni Duemila. L’iniziativa, come sottolineato da Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano, rappresenta un’occasione importante per far conoscere i progetti di giovani artisti italiani a livello internazionale e per collaborare con prestigiose realtà museali. L’Ambasciatore d’Italia in Brasile, Alessandro Cortese, ha espresso grande entusiasmo per il progetto, sottolineando come l’arte sia un processo in continua evoluzione e come sia fondamentale sostenere le nuove generazioni di artisti, specialmente in un paese come il Brasile che apprezza profondamente l’arte italiana.

La presenza di un’artista italo-brasiliana come Giulia Mangoni assume un valore particolare, favorendo lo scambio diretto tra le scene artistiche dei due paesi e rafforzando legami culturali già solidi. La sua opera, così intrisa di riferimenti incrociati, diventa emblema di un dialogo fecondo, capace di generare nuove sintesi e prospettive in un mondo sempre più interconnesso.

Di euterpe

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