Un frammento prezioso della storia culturale di Parma, a lungo ritenuto disperso tra le pieghe del tempo e i silenzi del mercato antiquario, torna finalmente a casa. Il Complesso monumentale della Pilotta ha annunciato con orgoglio l’acquisizione di un’opera di inestimabile valore storico e artistico: l’album ‘Raccolta di rami incisi in varie occasioni dalla Regio-Ducal Corte di Parma’, realizzato nel 1791 dal genio creativo di Ennemond Alexandre Petitot (Lione, 1727 – Parma, 1801). L’operazione, condotta con il fondamentale supporto del Ministero della Cultura, ha permesso di assicurare questo tesoro bibliografico alle collezioni della Biblioteca Palatina, arricchendo idealmente anche il prestigioso patrimonio del Museo Bodoni.

L’album è stato acquisito dalla storica Libreria Antiquaria Pregliasco di Torino, un nome illustre nel panorama bibliofilo italiano fin dal 1911. Questa acquisizione non rappresenta unicamente un arricchimento materiale, ma un vero e proprio atto di ricongiungimento culturale, che rinsalda il legame indissolubile di Parma con due figure che ne hanno plasmato l’identità artistica nel Secolo dei Lumi.

Un capolavoro di rarità assoluta

La “Raccolta” di Petitot è un volume di una rarità estrema. Al mondo, si conosceva l’esistenza di un solo altro esemplare custodito in una biblioteca pubblica, la Biblioteca Nazionale Braidense di Milano. Le cronache riportano la notizia di un’unica ulteriore copia venduta nel lontano 1845, prima che l’opera svanisse completamente dal mercato antiquario, trasformandosi in una sorta di leggenda per studiosi e collezionisti. L’esemplare ora a Parma, come rivela un ex-libris, proviene dalla biblioteca del grande collezionista viennese Karl Koch (1864-1905).

“Aver partecipato al recupero di questa reliquia bodoniana, un pezzo di assoluta rarità, mi riempie di gioia e di orgoglio”, ha commentato Stefano L’Occaso, direttore del Complesso monumentale della Pilotta. “È la seconda copia esistente di quest’opera a stampa, presumibilmente oggetto di una tiratura assai ristretta, ed è sacrosanto che venga ad arricchire il patrimonio della Biblioteca Palatina. Se l’operazione ha avuto buon esito, lo dobbiamo al nostro comitato scientifico, al comitato tecnico-scientifico del Ministero e alla Direzione Generale Musei, che ne ha sostenuto i costi”.

Il dialogo inciso nel rame: Petitot e Bodoni

Il volume è una testimonianza tangibile e magnifica del sodalizio artistico tra due giganti del loro tempo. Da un lato, Ennemond Alexandre Petitot, architetto francese giunto a Parma nel 1753 come primo architetto del duca Filippo I di Borbone. A lui si deve il ridisegno di parti significative della città, con interventi che ne definirono l’elegante assetto neoclassico, come la ristrutturazione della Reggia di Colorno, del Giardino Ducale e la creazione di monumenti emblematici quale l’Ara dell’Amicizia.

Dall’altro, Giambattista Bodoni (Saluzzo, 1740 – Parma, 1813), il “re dei tipografi e tipografo dei re”, che arrivò a Parma nel 1768, fresco di nomina a direttore della Stamperia Reale. L’incontro tra l’architetto all’apice della carriera e il giovane, brillante tipografo diede vita a una collaborazione feconda, che trasformò Parma in una delle capitali europee dell’arte della stampa.

La “Raccolta” riunisce quasi cento tavole in rame, per un totale di 202 incisioni, basate sui disegni che Petitot realizzò per le stampe di Bodoni, commissionate dalla Corte parmense retta da Ferdinando I di Borbone tra il 1769 e il 1791. Queste incisioni non erano destinate a un unico progetto, ma illustravano una varietà di pubblicazioni ed eventi: dalle celebri ‘Descrizione delle feste celebrate in Parma’ per le nozze del Duca, all’‘Ara amicitiae’, fino a stampe allegoriche per visite illustri, come quella dell’imperatore Giuseppe II.

Un tesoro di dettagli tecnici e artistici

L’album si presenta come un In folio grande (520×355 mm), composto da 119 fogli e 6 tavole ripiegate, alcune delle quali, come quelle raffiguranti il Teatro Farnese e gli scavi di Veleia, superano il metro di ampiezza. Lo stato di conservazione è eccellente e permette di apprezzare la freschezza delle incisioni realizzate con la tecnica dell’acquaforte e del bulino. Oltre a Petitot, l’opera reca la firma di altri valenti artisti, tra cui una decina di tavole di Benigno Bossi, sei di Biagio Martini e quattro di Antonio Bresciani, a testimonianza della vivace fucina artistica della Parma di fine Settecento.

Anche la legatura coeva in vitello screziato è di pregio, con una bordura di campanule dorate e un dorso finemente decorato. Il frontespizio stesso è un’opera d’arte, scelto da Bodoni su disegno di Petitot: un’allegoria del fiume Po e del torrente Parma racchiusi in una valva di conchiglia, simbolo del legame profondo tra la città e il suo territorio.

Un atto identitario per la Pilotta e per Parma

L’arrivo di questo volume alla Biblioteca Palatina non è un semplice arricchimento delle collezioni, ma un vero e proprio “atto identitario”, come è stato definito. L’opera va a collocarsi nel suo luogo d’elezione, una biblioteca che è già un tempio della cultura tipografica italiana e che trova nella Galleria Petitot, con le sue magnifiche scaffalature settecentesche, la cornice ideale per questo capolavoro. Per il Complesso della Pilotta, questa acquisizione segna un passo fondamentale nella ricostruzione e valorizzazione del proprio patrimonio, offrendo a studiosi e visitatori un’opportunità unica per immergersi nella raffinatezza estetica e nel fervore culturale di un’epoca che ha reso Parma grande in Europa.

Di euterpe

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