Nuovo, drammatico capitolo nella saga della repressione del dissenso in Iran. Narges Mohammadi, l’attivista per i diritti umani e vincitrice del Premio Nobel per la Pace nel 2023, è stata nuovamente arrestata. L’episodio è avvenuto oggi nella città nord-orientale di Mashhad, durante una cerimonia commemorativa per l’avvocato per i diritti umani Khosrow Alikordi, la cui recente morte in circostanze sospette ha scosso l’opinione pubblica iraniana. Insieme a Mohammadi, le forze di sicurezza iraniane hanno fermato numerosi altri attivisti, confermando una stretta sempre più dura da parte del regime di Teheran.

Un arresto violento durante un momento di lutto

Secondo le ricostruzioni fornite da diversi gruppi per i diritti umani, tra cui la Fondazione Narges Mohammadi, l’arresto è stato eseguito con violenza da agenti di sicurezza e polizia in borghese. Testimonianze oculari, tra cui quella del fratello dell’avvocato commemorato, Javad Alikordi, riportano che Mohammadi e altri attivisti sarebbero stati picchiati prima di essere portati via verso una località sconosciuta. L’attivista, 53 anni, si trovava in congedo per motivi di salute dal famigerato carcere di Evin a Teheran, dove sta scontando una pena complessiva di 13 anni e nove mesi per accuse legate alla sicurezza nazionale. Nonostante le sue precarie condizioni di salute, che in passato hanno richiesto interventi chirurgici d’urgenza, Mohammadi aveva dichiarato che non sarebbe tornata volontariamente in prigione, definendo ogni nuovo arresto un atto di disobbedienza civile.

La cerimonia era dedicata a Khosrow Alikordi, un noto avvocato di 46 anni che aveva difeso numerosi prigionieri politici e manifestanti legati al movimento “Donna, Vita, Libertà”. Trovato morto nel suo ufficio il 5 dicembre, la versione ufficiale parla di “complicazioni cardiache”, ma molti colleghi e attivisti nutrono forti dubbi, ipotizzando un coinvolgimento delle forze di sicurezza e parlando di “omicidio di stato”. La partecipazione di Mohammadi all’evento, dove ha preso la parola senza indossare l’hijab obbligatorio, è stata un potente atto di sfida.

Una repressione sistematica del dissenso

L’arresto di Narges Mohammadi non è un caso isolato, ma si inserisce in un quadro di sistematica e crescente repressione della società civile in Iran. Insieme a lei sono stati arrestati altri nomi noti dell’attivismo iraniano, tra cui:

  • Sepideh Gholian
  • Hasti Amiri
  • Pouran Nazemi
  • Alieh Motalebzadeh

Secondo l’organizzazione per i diritti umani Hengaw, il numero totale degli arrestati durante la cerimonia sarebbe di almeno 16 persone, tra cui anche membri della famiglia di Alikordi e di altre famiglie che chiedono giustizia per le vittime della repressione. Questo evento conferma le accuse che la stessa Mohammadi aveva mosso alle autorità iraniane, ovvero di aver intensificato la pressione su attivisti, giornalisti e critici, in particolare dopo il cessate il fuoco con Israele dello scorso giugno.

Il contesto: diritti umani sotto attacco in Iran

La situazione dei diritti umani in Iran è da tempo oggetto di condanna da parte della comunità internazionale. Organizzazioni come Amnesty International denunciano costantemente la repressione della libertà di espressione, associazione e riunione pacifica, oltre a discriminazioni sistemiche contro donne, minoranze e persone LGBTI. Il paese detiene un triste primato per l’uso della pena di morte, applicata anche per reati non violenti e al termine di processi iniqui. Le proteste del movimento “Donna, Vita, Libertà”, scoppiate nel settembre 2022 dopo la morte di Mahsa Amini, sono state soffocate con una violenza brutale, ma la richiesta di libertà e diritti non si è mai spenta.

Narges Mohammadi, ingegnere e giornalista, è una delle figure più emblematiche di questa lotta. Arrestata 13 volte e condannata a un totale di oltre 30 anni di carcere, non ha mai smesso di far sentire la sua voce, nemmeno dalla prigione. Il Premio Nobel per la Pace le è stato conferito nel 2023 “per la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran e la sua battaglia per promuovere i diritti umani e la libertà per tutti”. Un riconoscimento che, evidentemente, non ha fermato la mano del regime.

L’arresto di oggi solleva nuove, gravi preoccupazioni per la sua sicurezza e per quella di tutti i difensori dei diritti umani in Iran. La comunità internazionale è chiamata, ancora una volta, a non voltare lo sguardo e a esercitare la massima pressione sul governo di Teheran per l’immediato rilascio di Narges Mohammadi e di tutti i prigionieri politici.

Di atlante

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