Con un applauso scrosciante a Nuova Delhi, il Comitato intergovernativo dell’Unesco ha ufficialmente dichiarato la cucina italiana Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Una decisione storica, accolta con enorme soddisfazione in tutta Italia, che per la prima volta riconosce una tradizione gastronomica nella sua interezza, non limitandosi a singole pratiche o prodotti. Il dossier, intitolato “La cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale”, celebra un mosaico di pratiche sociali, riti, saperi e gestualità che affondano le radici nella storia del nostro Paese, valorizzando un patrimonio che è, prima di tutto, un’espressione di identità collettiva.

Un Riconoscimento al “Saper Fare” Italiano e alla Biodiversità

Il verdetto unanime dell’Unesco non premia semplicemente un elenco di ricette famose nel mondo, ma l’intero sistema che le rende possibili. Come sottolineato da Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, questo riconoscimento celebra la straordinaria agrobiodiversità che costituisce la vera base della nostra cucina. “Una biodiversità su cui Slow Food lavora, valorizzandola, attraverso progetti come i Presìdi e l’Arca del Gusto, da quasi 40 anni”, ha dichiarato Nappini, evidenziando come dietro ogni piatto ci sia un ecosistema di semi antichi, razze autoctone e tecniche tramandate.

Il plauso va anche all’artigianalità di contadine e contadini, cuoche e cuochi che, con competenza e creatività, hanno saputo trasformare i frutti della terra in capolavori del gusto. Questo riconoscimento mette in luce il lavoro spesso invisibile di migliaia di piccoli produttori che, con passione, custodiscono e tramandano un sapere antico, mantenendo in vita tradizioni e coltivazioni che rischiano di scomparire.

Più di Semplice Cibo: un Atto Sociale e Culturale

La motivazione ufficiale dell’Unesco descrive la cucina italiana come una “miscela culturale e sociale di tradizioni culinarie” e un “modo per prendersi cura di se stessi e degli altri”. Cucinare all’italiana è un’attività comunitaria che “enfatizza l’intimità con il cibo, il rispetto per gli ingredienti e i momenti condivisi attorno alla tavola”. È un rito che rafforza i legami, incoraggia la condivisione e promuove un senso di appartenenza, superando barriere culturali e intergenerazionali.

Questo aspetto è stato ripreso da molte figure di spicco, tra cui lo chef Massimo Bottura, che ha definito la cucina italiana “memoria” e “identità di un popolo”, un gesto d’amore tramandato di generazione in generazione. Non si tratta solo di nutrirsi, ma di un linguaggio universale che esprime cura, amore e riscoperta delle proprie radici.

Il Percorso della Candidatura e le Prospettive Future

Il cammino verso questo prestigioso traguardo è iniziato oltre cinque anni fa, culminando con la presentazione ufficiale della candidatura da parte del Governo italiano nel marzo 2023. Un grande lavoro di squadra che ha visto la collaborazione del Ministero della Cultura, del Ministero dell’Agricoltura e di importanti comunità proponenti come la Fondazione Casa Artusi, l’Accademia Italiana della Cucina e la rivista “La Cucina Italiana”.

Ora, l’iscrizione nella lista Unesco apre nuove e importanti prospettive. Non si tratta solo di un “timbro” da apporre su prodotti o ristoranti, ma di una responsabilità. Questo riconoscimento rappresenta:

  • Uno strumento contro l’Italian sounding: rafforza la battaglia per l’autenticità dei prodotti Made in Italy nel mondo.
  • Un volano per il turismo consapevole: può attrarre visitatori interessati a scoprire i territori e le storie che si celano dietro ogni sapore.
  • Un’opportunità per le economie locali: offre la possibilità concreta per i piccoli produttori di vedere riconosciuto il valore del loro lavoro e per le giovani generazioni di trovare nuove opportunità economiche nei mestieri tradizionali.
  • Un impegno per la sostenibilità: valorizza i principi di contrasto allo spreco alimentare e di rispetto delle risorse, temi centrali nel dossier di candidatura.

Con questo successo, l’Italia rafforza la sua leadership nel settore agroalimentare a livello mondiale, portando a 20 gli elementi iscritti nella Lista del Patrimonio Immateriale. Un patrimonio che, come ha affermato la Premier Giorgia Meloni, “onora quello che siamo e onora la nostra identità”, trasformando la tradizione in un valore universale.

Di atlante

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