ROMA – In un mondo attraversato da conflitti e crescenti tensioni, il richiamo alla tutela dei diritti umani risuona con particolare forza. In occasione della Giornata Mondiale dei Diritti Umani, che si celebra ogni 10 dicembre, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha lanciato un messaggio potente e chiaro: esiste un “rapporto inscindibile tra diritti umani e pace”. Secondo il Capo dello Stato, il rispetto dei primi è la “premessa essenziale della seconda”, un concetto che assume un’urgenza drammatica di fronte alle crisi internazionali che segnano il nostro tempo.

Il Fondamento della Pace: Dignità e Rifiuto della Sopraffazione

Nel suo intervento, il Presidente Mattarella ha sottolineato come la pace non sia una condizione statica, ma il frutto di un “impegno quotidiano e di una responsabilità condivisa”. Questo impegno, ha spiegato, trova il suo fondamento nella tutela della dignità di ogni persona e nel netto “rifiuto della logica della sopraffazione”. Parole che riecheggiano i principi fondamentali della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, un documento che, come ricordato dal Presidente, pose al centro dell’ordinamento internazionale un principio “semplice e rivoluzionario: ogni persona, in quanto tale, è titolare di diritti inviolabili”.

Il Capo dello Stato ha evidenziato come le guerre, “vecchie e nuove”, continuino a proiettare la loro ombra sulle popolazioni civili, causando sofferenza e distruzione. A queste si aggiungono altre forme di violazione come le violenze contro donne e minori, le discriminazioni e l’erosione delle libertà democratiche, fenomeni che rappresentano un “generale arretramento della civiltà giuridica”.

Il Ruolo del Diritto Internazionale e l’Impegno Italiano

Per contrastare questa deriva, Mattarella ha indicato nel diritto internazionale e nelle istituzioni multilaterali gli strumenti decisivi per la protezione non solo degli Stati, ma di ogni singolo essere umano. Indebolire questi pilastri, ha avvertito, significa esporre i più vulnerabili al rischio che “l’esistenza finisca per essere regolata dalla prevaricazione e dall’abuso della forza”.

In questo contesto, l’Italia riveste un ruolo preciso. “La Repubblica Italiana, in questa Giornata, rinnova il suo convinto sostegno a un ordine internazionale basato sul rispetto dei diritti umani”, ha affermato il Presidente. Un impegno che, come ha tenuto a precisare, non è estemporaneo ma “discende dalla nostra storia e dai valori scolpiti nella Costituzione: il ripudio della guerra, la promozione della giustizia, l’affermazione della solidarietà, dell’uguaglianza e della libertà”. Sono questi stessi valori, ha aggiunto, ad aver ispirato la costruzione dell’Unione Europea, definita “uno spazio di pace e di diritti senza precedenti”.

Dalla Memoria all’Azione Concreta

Il messaggio del Quirinale si è concluso con un appello alla responsabilità collettiva. “Ricordare la centralità dei diritti umani non significa indulgere nella memoria del dolore, ma assumere quella memoria come guida per l’azione”. L’obiettivo è trasformare gli alti ideali della Dichiarazione del 1948 in un “concreto codice di condotta cui tutti gli Stati scelgano di conformarsi”. Si tratta di una chiamata all’azione per “impedire che la violenza prevalga sulle regole” e per affermare con forza l’universalità dei principi che tutelano la dignità umana.

L’impegno dell’Italia nella promozione dei diritti umani è una costante della sua politica estera, come testimoniato dal sostegno a iniziative internazionali quali la moratoria universale della pena di morte, la lotta contro ogni forma di discriminazione e la tutela dei diritti delle donne e dei bambini. Un impegno che, nelle parole del Presidente, deve continuare a essere un faro per guidare l’azione del Paese sulla scena globale.

Di veritas

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