Un gesto forte, simbolico, destinato a lasciare il segno nell’edizione corrente di “Più Libri Più Liberi”. Oggi pomeriggio, alle ore 15, nel cuore pulsante della fiera della piccola e media editoria alla Nuvola dell’Eur a Roma, decine di stand si sono oscurati. Per trenta minuti, i libri sono stati coperti, rendendo inaccessibili gli spazi ai visitatori. Una protesta silenziosa ma eloquente contro la presenza della casa editrice Passaggio al Bosco, al centro di una bufera mediatica per il suo catalogo, ritenuto da molti di ispirazione neofascista e antisemita.

La genesi della protesta: una lettera e un dibattito acceso

La controversia non nasce oggi. Nei giorni precedenti l’inaugurazione della fiera, oltre 80 personalità del mondo della cultura, tra cui scrittori del calibro di Alessandro Barbero, Antonio Scurati, il fumettista Zerocalcare, e artisti come Caparezza, avevano firmato una lettera aperta indirizzata all’Associazione Italiana Editori (AIE), organizzatrice dell’evento. L’appello chiedeva spiegazioni sulla decisione di ammettere Passaggio al Bosco, una casa editrice il cui catalogo, secondo i firmatari, “si basa in larga parte sull’esaltazione di esperienze e figure fondanti del pantheon nazifascista e antisemita”. La lettera citava esempi specifici, come la pubblicazione di testi di Léon Degrelle, fondatore della divisione vallona delle Waffen SS, descritto come un “impareggiabile contributo alla formazione dell’élite militante”.

La risposta dell’AIE, per voce del suo presidente Innocenzo Cipolletta, ha fatto appello al pluralismo e alla libertà di espressione, sottolineando che, finché una casa editrice rispetta formalmente la Costituzione e le leggi vigenti, inclusa quella sull’apologia del fascismo, non può essere esclusa a priori. Una posizione che non ha placato gli animi, portando a decisioni clamorose come quella di Zerocalcare, che ha annullato la sua partecipazione alla fiera affermando di non poter condividere spazi con chi promuove ideologie nazifasciste.

L’oscuramento degli stand: un fronte compatto di editori

La protesta di oggi ha visto una vasta adesione. Tra i primi a promuovere l’iniziativa c’è stata Daniela Di Sora, fondatrice della casa editrice Voland. “Copriremo i libri per mezz’ora, a partire dalle 15, mettendo l’accento sul fatto che siamo contrari alle pubblicazioni di Passaggio al Bosco”, ha dichiarato all’ANSA. La Di Sora ha espresso anche un certo rammarico per la visibilità ottenuta dalla casa editrice contestata: “L’errore vero è stato far conoscere questa minuscola casa editrice, di cui nessuno conosceva l’esistenza fino a ieri, al punto da farla assaltare da una moltitudine di giovani che si sono andati a comprare i libri. Questo francamente mi disturba”.

L’elenco delle case editrici che hanno aderito all’iniziativa si è allungato di ora in ora, a testimonianza di un malcontento diffuso. Tra queste figurano nomi importanti dell’editoria indipendente italiana:

  • e/o
  • Fandango Libri
  • Coconino Press
  • Becco Giallo
  • Playground
  • Momo Edizioni
  • Caissa Italia
  • Voland
  • Sur
  • Red Star Press
  • Bao Publishing
  • Round Robin Editrice

Anche lo spazio Arena Repubblica Robinson ha aderito alla manifestazione. Luigi Politano, fondatore di Round Robin, ha spiegato all’AGI: “Ciascuno può leggere ciò che vuole, sempre. Ma dare spazio a chi promuove parole e principi che hanno ispirato il periodo più buio della storia contemporanea, è una cosa ben diversa”. Alcuni editori, come Edizioni Alegre, hanno inoltre distribuito adesivi e fogli con la scritta “Qui c’è una casa editrice antifascista”, per marcare ulteriormente la propria posizione.

Le reazioni istituzionali e il dibattito pubblico

Il caso ha inevitabilmente assunto una valenza politica. Il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, è intervenuto sulla questione, definendo “ragionevole” la posizione dell’AIE e criticando chi, come Zerocalcare o il sindaco di Roma Gualtieri (assente all’inaugurazione), sceglie di non partecipare. “La risposta più giusta è non censurare e non assentarsi dal dibattito pubblico… ma mai rinunciare alla battaglia”, ha affermato Giuli. Questa vicenda riapre una ferita mai del tutto rimarginata nel dibattito culturale italiano, quella del confine tra la libertà di espressione e il divieto di apologia di fascismo, riportando alla memoria casi simili come quello della casa editrice Altaforte, vicina a CasaPound, al Salone del Libro di Torino alcuni anni fa.

La protesta a “Più Libri Più Liberi” non è solo un atto di dissenso verso un singolo editore, ma solleva interrogativi profondi sul ruolo delle manifestazioni culturali, sulla responsabilità degli organizzatori e sulla necessità di porre “argini democratici” per impedire la normalizzazione di ideologie che si pongono in antitesi ai valori fondanti della Repubblica. Mentre gli stand si oscuravano, il messaggio che ne è emerso è stato chiaro: la cultura non è uno spazio neutro, e la libertà non può essere disgiunta dalla responsabilità.

Di veritas

🔍 Il vostro algoritmo per la verità, 👁️ oltre le apparenze, 💖 nel cuore dell’informazione 📰

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *