Un evento di eccezionale caratura culturale attende il pubblico della Capitale. Il Teatro Argentina, storico palcoscenico romano, si prepara ad accogliere una delle formazioni cameristiche più acclamate del panorama nazionale e internazionale: il Quartetto Werther. L’appuntamento, inserito nella prestigiosa stagione concertistica dell’Accademia Filarmonica Romana, promette un viaggio emozionante attraverso le pieghe della storia della musica, dal tardo Ottocento fino alla contemporaneità più audace. L’ensemble, composto da Misia Jannoni Sebastianini al violino, Martina Santarone alla viola, Vladimir Bogdanovic al violoncello e Antonino Fiumara al pianoforte, è un raro e prezioso esempio di quartetto con pianoforte stabile nel contesto europeo, un sodalizio artistico nato nel 2016 e già insignito di numerosi e importanti riconoscimenti.
Tra i premi vinti spiccano il Primo Premio al prestigioso Brahms International Chamber Music Competition di Danzica, il Premio “Franco Abbiati” dell’Associazione Nazionale Critici Musicali come miglior ensemble giovanile nel 2020 e il Premio del Presidente della Repubblica, conferito dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia alla memoria di Giuseppe Sinopoli. Questi riconoscimenti testimoniano la rapida ascesa di una formazione che ha saputo imporsi grazie a un’intensa attività concertistica presso le principali istituzioni musicali, dalla Società del Quartetto di Milano al Festival dei Due Mondi di Spoleto, fino a palcoscenici internazionali come la Moscow International House of Music.
Un programma che dialoga con la storia
Il concerto si configura come un ponte ideale tra epoche e sensibilità differenti, un dialogo serrato tra passato e presente. L’apertura è affidata a una pagina tanto affascinante quanto enigmatica: il Quartettsatz (Movimento di quartetto) per pianoforte in la minore di Gustav Mahler. Scritto da un Mahler appena sedicenne durante gli anni di studio al Conservatorio di Vienna, questo lavoro giovanile rimase incompiuto. Di esso ci è pervenuto interamente solo il primo movimento, “Nicht zu schnell” (Non troppo veloce), e un frammento di 24 battute di uno Scherzo. Quest’opera, riscoperta solo nel 1964, mostra già i semi del genio mahleriano, con una tensione narrativa costante e un’atmosfera intrisa di quel lirismo struggente che caratterizzerà la sua produzione sinfonica.
A raccogliere l’eredità di questo frammento è stato, nel 1988, il compositore russo di origine tedesca Alfred Schnittke. Figura complessa e spesso osteggiata dal regime sovietico per il suo linguaggio sperimentale e polistilistico, Schnittke non si limitò a un completamento filologico, ma reinterpretò il materiale mahleriano, adattandolo a una struttura e a un linguaggio nuovi e radicalmente moderni. La versione che il Quartetto Werther presenterà al pubblico romano è proprio questo affascinante ibrido, un incontro-scontro tra due mondi musicali distanti ma segretamente connessi.
La prima assoluta di Francesco Antonioni
Il cuore della serata sarà rappresentato dalla prima esecuzione assoluta di “Movimento di quartetto” del compositore contemporaneo Francesco Antonioni. L’opera, commissionata dalla stessa Accademia Filarmonica Romana, si pone in diretta continuità con il dialogo aperto da Mahler e Schnittke, quasi a voler costituire un ideale terzo movimento del quartetto. Lo stesso Antonioni descrive la sua composizione come una trasformazione delle “potenzialità dell’originale e della sua prima reincarnazione”. Il compositore spiega di aver voluto aggiungere un movimento veloce, dove l’elemento ritmico diventa l’asse portante della forma, spingendo i riferimenti alla musica popolare boema, presenti in Mahler, in una direzione inedita, verso il Mediterraneo, “seguendo le tracce di una diaspora immaginaria”. Si tratta di un’operazione culturale di grande interesse, che conferma l’attenzione del Quartetto Werther e della Filarmonica Romana per la musica d’oggi e per la creazione di un repertorio vivo e in evoluzione.
La summa dell’arte di Brahms
A chiudere il concerto sarà un capolavoro assoluto della letteratura cameristica: il Quartetto per pianoforte n. 3 in do minore, op. 60 di Johannes Brahms. Quest’opera ebbe una gestazione incredibilmente lunga e tormentata, durata circa vent’anni, dal 1855 al 1875. Un periodo segnato da profonde crisi personali del compositore, in particolare legate al suo complesso rapporto con Robert e Clara Schumann. Lo stesso Brahms, in una lettera, associò questo quartetto alla figura del giovane Werther di Goethe, suggerendone il carattere disperato e passionale. Da questa lunga e sofferta elaborazione nacque quello che è considerato il più bello dei suoi tre quartetti con pianoforte, una pagina di straordinaria intensità emotiva e perfezione formale, in cui si ritrova una sintesi dell’arte brahmsiana nella sua piena maturità. L’opera si articola in quattro movimenti: Allegro non troppo, Scherzo: Allegro, Andante, e Finale: Allegro comodo.
I protagonisti: il Quartetto Werther
L’eccellenza dell’esecuzione è garantita dal talento dei quattro musicisti che compongono il Quartetto Werther, ognuno con un percorso formativo e artistico di altissimo livello.
- Misia Jannoni Sebastianini (violino): Nata a Roma nel 1997, si è diplomata con il massimo dei voti, lode e menzione d’onore al Conservatorio di Santa Cecilia. Vincitrice di numerosi concorsi, ha proseguito il suo perfezionamento con maestri di fama internazionale e svolge un’intensa attività concertistica sia come solista che in formazioni da camera.
- Martina Santarone (viola): Romana, vincitrice del Primo Premio al Concorso Francesco Geminiani, si è diplomata con lode al Conservatorio Santa Cecilia e si è perfezionata con maestri del calibro di Bruno Giuranna. La sua carriera la vede esibirsi come solista e in importanti orchestre e formazioni cameristiche in tutta Europa.
- Vladimir Bogdanovic (violoncello): Nato in Serbia nel 1992, ha iniziato gli studi musicali a nove anni. Il suo percorso lo ha portato a perfezionarsi presso istituzioni prestigiose come il Mozarteum di Salisburgo con Enrico Bronzi e l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia con Giovanni Sollima. Dal 2020 è il violoncellista del Quartetto Werther, con cui si è diplomato con lode e menzione speciale, un riconoscimento che non veniva assegnato a un ensemble dal 1939.
- Antonino Fiumara (pianoforte): Classe 1993, vincitore del Premio Abbado nel 2015, ha una brillante carriera sia come solista che come camerista. Fondatore del Quartetto Werther, ha studiato con maestri di chiara fama e si è esibito per le più importanti società concertistiche italiane ed europee.
Il concerto del Quartetto Werther al Teatro Argentina si preannuncia dunque come un evento imperdibile per gli amanti della musica da camera, un’occasione unica per ascoltare dal vivo un ensemble di straordinario talento impegnato in un programma tanto impegnativo quanto affascinante, capace di unire la profondità del repertorio romantico con gli stimoli della creazione contemporanea.
