Un colpo di scena inatteso scuote le fondamenta della diplomazia internazionale. L’incontro previsto a Bruxelles tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e gli inviati speciali degli Stati Uniti, Steve Witkoff e Jared Kushner, è stato annullato all’ultimo momento. La notizia, diffusa dal Kyiv Post che cita fonti non specificate, ha immediatamente sollevato un velo di mistero e preoccupazione sul futuro dei negoziati per porre fine al conflitto in Ucraina. Secondo le prime indiscrezioni, la cancellazione sarebbe dovuta al “ritorno degli inviati” a Washington, una decisione che ha spiazzato gli osservatori e lasciato aperte numerose domande.
Un’agenda diplomatica fitta e improvvisamente interrotta
La delegazione americana, composta da figure molto vicine all’ex presidente Donald Trump, era reduce da un lungo e intenso colloquio di quasi cinque ore al Cremlino con il presidente russo Vladimir Putin. Questo incontro era considerato un passaggio cruciale per sondare le reali intenzioni di Mosca riguardo a un possibile piano di pace. Subito dopo, Witkoff e Kushner avrebbero dovuto incontrare Zelensky a Bruxelles per riferire gli esiti del dialogo e proseguire le trattative. L’annullamento di questo secondo, fondamentale vertice, rappresenta una brusca battuta d’arresto in un percorso diplomatico già di per sé complesso e irto di ostacoli.
Le ragioni ufficiali dietro questa repentina inversione di rotta non sono state rese note, alimentando un vortice di speculazioni. Il Cremlino, da parte sua, ha dichiarato che Witkoff e Kushner avevano “promesso” di rientrare direttamente a Washington dopo i colloqui con Putin. Un dettaglio significativo, che potrebbe suggerire pressioni o accordi presi a Mosca all’insaputa della controparte ucraina. A infittire il mistero, l’agenzia di stampa russa Tass ha riportato, citando un controllore del traffico aereo europeo, che il volo con a bordo gli inviati statunitensi ha effettivamente superato l’Europa durante la notte, entrando nello spazio aereo canadese in rotta verso gli USA.
Le reazioni e i prossimi passi incerti
Mentre Zelensky ha fatto ritorno in Ucraina, il suo staff ha cercato di mantenere un canale di comunicazione aperto con i partner europei. Il presidente ucraino ha annunciato che il capo della delegazione negoziale, Rustem Umerov, e il capo di Stato Maggiore, Andrii Hnatov, si incontreranno a Bruxelles con i consiglieri per la sicurezza nazionale dei leader europei. L’obiettivo è informare gli alleati sugli sviluppi e discutere il ruolo dell’Europa nell’architettura di sicurezza futura. Successivamente, è previsto che la stessa delegazione ucraina si rechi negli Stati Uniti per un incontro con i rappresentanti di Trump, nel tentativo di ricucire lo strappo e comprendere le ragioni del mancato vertice.
Nel frattempo, da Mosca arrivano segnali ambigui. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha precisato che Putin non ha respinto in toto il piano di pace americano, ma che solo “alcune parti” sono state ritenute “inaccettabili”. Questo lascia intendere che un margine di trattativa esiste ancora, sebbene i punti di divergenza, in particolare sulle questioni territoriali e lo status di neutralità dell’Ucraina, rimangano profondi. Il consigliere del Cremlino, Yuri Ushakov, ha definito i colloqui con la delegazione USA “costruttivi” ma ha ammesso che non è stato raggiunto alcun compromesso, affermando che “non siamo più vicini” alla pace.
Analisi di uno stallo diplomatico: cosa c’è dietro?
L’annullamento dell’incontro di Bruxelles può essere interpretato in diversi modi. Potrebbe essere una mossa tattica di Mosca per escludere Kiev da una fase cruciale delle trattative, cercando un dialogo diretto e privilegiato con Washington. Oppure, potrebbe riflettere una profonda divergenza emersa durante il colloquio al Cremlino, tale da rendere inutile, al momento, un confronto con la parte ucraina. Non si può escludere nemmeno l’ipotesi di una manovra legata alle dinamiche interne della politica americana, con la delegazione vicina a Trump che potrebbe aver agito in modo autonomo o in base a direttive non pienamente condivise dall’amministrazione in carica.
Quello che è certo è che questo episodio introduce un elemento di forte instabilità nel processo di pace. La fiducia tra le parti, già precaria, rischia di essere ulteriormente minata. Per l’Ucraina, la priorità ora è rafforzare il coordinamento con gli alleati europei e cercare di ottenere chiarimenti diretti dagli Stati Uniti, per evitare di essere messa ai margini di un negoziato che deciderà il suo futuro. Le prossime settimane saranno decisive per capire se si tratta di una crisi temporanea o di un fallimento che potrebbe allontanare ulteriormente la prospettiva di una pace giusta e duratura.
