BOLOGNA – Ci sono vittorie che non finiscono sui tabellini, che non si misurano in punti segnati o in trofei alzati al cielo. Sono le vittorie della vita, quelle combattute in un letto d’ospedale, lontano dai riflettori, con una grinta che supera ogni schema tattico. Quella di Achille Polonara, ala della Dinamo Sassari e capitano della Nazionale italiana di basket, è senza dubbio la più importante della sua carriera. Una battaglia vinta contro la leucemia mieloide, culminata in un potente e commosso appello pubblico: “Donate il midollo osseo, salvate delle vite”.
Le sue parole, cariche di emozione, sono arrivate durante una videoconferenza stampa organizzata dalla Regione Emilia-Romagna e da Admo (Associazione Donatori Midollo Osseo) per lanciare una nuova campagna di sensibilizzazione. Un evento a cui Polonara ha voluto partecipare per raccontare il suo calvario e la sua rinascita, diventando il testimonial più credibile di un messaggio di speranza.
“Mi davano per spacciato, è stato quasi un miracolo”
La voce trema ma è ferma, lo sguardo è quello di chi ha visto il buio ma ora è tornato alla luce. “È stata una serata molto emozionante, non mi aspettavo un’accoglienza così“, ha esordito Polonara, riferendosi al suo recente ritorno a bordocampo a Tortona, in occasione della partita dell’Italia contro l’Islanda. Un’ovazione travolgente lo ha accolto, un abbraccio collettivo che è stato “una dimostrazione di vicinanza che mi ha dato tanta forza“.
Ma dietro quel sorriso e quella presenza rassicurante, si cela un percorso drammatico. “Un mese fa per una complicanza ho rischiato la vita“, ha confessato il campione. “Mi avevano dato per spacciato, poi è andato tutto bene. È stato quasi un miracolo e ora le cose stanno migliorando“. Parole che pesano come macigni, che raccontano di giorni appesi a un filo, di una lotta feroce combattuta dopo il trapianto di midollo osseo a cui si è sottoposto lo scorso settembre presso l’ospedale Sant’Orsola di Bologna.
La diagnosi di leucemia mieloide era arrivata a giugno. Poi, le cure, tra cui un ciclo sperimentale a Valencia, e la ricerca di un donatore compatibile. La speranza si è accesa grazie a un gesto di generosità arrivato da oltreoceano. “La mia donatrice è una ragazza americana, compatibile al 90%“, ha raccontato Polonara con immensa gratitudine. “Se sono qui è grazie a lei. È stato molto importante trovarla“.
L’appello che può cambiare il futuro di molti
È proprio da questa esperienza che nasce il suo appello, forte e chiaro. “Invito tutti a donare, perché si salvano molte vite, è fondamentale“. Un messaggio che si unisce alla campagna ‘Accetta la sfida, diventa donatore’ promossa dalla Regione Emilia-Romagna, che sta vedendo risultati incoraggianti, specialmente tra i più giovani. Nel 2025, le prime donazioni sono già 70, superando il totale dell’intero 2024, e l’Emilia-Romagna si conferma prima in Italia per indice di reclutamento.
Polonara ha sottolineato anche l’importanza dell’eccellenza medica che lo ha seguito. “Sono stato assistito da medici di altissimo livello. Ringrazio tutti i professionisti che mi hanno seguito, da Valencia a Bologna. Sono stato un privilegiato, perché essere seguito da persone così competenti fa la differenza“.
Il ritorno del Capitano e il segnale alla Nazionale
Nonostante la partita più difficile si sia giocata lontano dal parquet, il basket non è mai uscito dai suoi pensieri. La sua presenza a Tortona, seppur da capitano non giocatore, ha avuto un valore simbolico enorme. “Non abbiamo ottenuto i risultati che volevamo“, ha ammesso riferendosi alla sconfitta con l’Islanda, “ma le cose importanti in questo momento per me sono altre. Avere ricevuto così tanto affetto è stato fondamentale“. La successiva vittoria contro la Lituania per 82 a 81 è stata poi “un bel segnale, una risposta per tutti“. Un segno di resilienza, proprio come quella del loro capitano.
La strada verso il pieno recupero è ancora in corso, ma ogni passo è una conquista. Dal “carrozzina bye bye” condiviso sui social dopo aver lasciato la sedia a rotelle, al ritorno a respirare l’aria del palazzetto, Achille Polonara sta scrivendo il capitolo più emozionante della sua storia. Una storia che oggi non parla solo di canestri, ma di coraggio, gratitudine e della vittoria più preziosa: quella per la vita.
