Ferrara – Una morte improvvisa, avvenuta in strada, pochi istanti dopo un controllo in caserma. È un quadro complesso e dai contorni ancora sfumati quello che circonda il decesso di Juda Eniezbata, un cittadino nigeriano di 27 anni, avvenuto nella serata di mercoledì 26 novembre alla periferia di Ferrara. La Procura della Repubblica ferrarese ha aperto un fascicolo d’inchiesta per fare piena luce sulla vicenda, iscrivendo nel registro degli indagati due carabinieri con l’ipotesi di reato di “morte come conseguenza di altro reato”. Un atto definito “dovuto” per garantire la massima trasparenza e le tutele difensive, in attesa che gli accertamenti medico-legali chiariscano le cause del decesso.

La ricostruzione degli ultimi istanti di vita

Secondo le prime ricostruzioni, Juda Eniezbata si trovava in compagnia di due amici connazionali quando, poco dopo essere uscito dalla caserma dei carabinieri di via Carmine della Sala, si è accasciato al suolo all’incrocio tra via Bologna e via Poletti. I testimoni raccontano di un malore improvviso e violento: il giovane avrebbe manifestato sintomi quali vomito e convulsioni. Gli amici hanno immediatamente allertato i soccorsi del 118, ma nonostante i tentativi di rianimazione, per il 27enne non c’è stato nulla da fare. Sul posto sono intervenute anche la Polizia Locale e la Polizia di Stato, che hanno raccolto le prime testimonianze. Da una prima ispezione esterna del corpo non sarebbero emersi segni di violenza.

Le indagini della Procura e l’attesa per l’autopsia

Il pubblico ministero Andrea Maggioni, titolare del fascicolo, ha delegato le indagini a un team congiunto di Polizia e Carabinieri per garantire un’inchiesta approfondita e imparziale. L’attenzione degli inquirenti è concentrata sulla ricostruzione precisa degli ultimi minuti di vita di Juda, a partire dalle motivazioni del controllo che lo hanno portato in caserma fino al momento del malore fatale. Per questo, è stata disposta l’acquisizione delle immagini delle telecamere di videosorveglianza della zona, comprese quelle della caserma, che potrebbero rivelarsi fondamentali per chiarire la dinamica degli eventi.

L’elemento chiave dell’inchiesta sarà, tuttavia, l’autopsia. L’incarico è stato affidato alla medica legale Margherita Neri, la stessa professionista che aveva già effettuato una prima ispezione sul luogo del decesso. L’esame autoptico, il cui conferimento dell’incarico era fissato per il primo dicembre, dovrà stabilire con certezza le cause della morte, verificando l’eventuale presenza di patologie pregresse o l’assunzione di sostanze che possano aver contribuito al tragico epilogo. Solo i risultati di questi accertamenti potranno confermare o smentire l’ipotesi di un nesso causale tra il controllo subito dal giovane e il successivo malore.

Le posizioni delle parti e il dibattito

L’iscrizione dei due militari nel registro degli indagati, come sottolineato da più parti, è un atto necessario per permettere loro di nominare consulenti di parte e partecipare agli accertamenti irripetibili, come l’autopsia. L’avvocato difensore dei carabinieri, Denis Lovison, ha espresso fiducia nell’operato della Procura, dichiarando di non voler nominare, per il momento, consulenti di parte. Ha inoltre aggiunto che i suoi assistiti sono “dispiaciuti per la tragedia, ma nessuna responsabilità nell’accaduto”.

Dall’altra parte, la famiglia di Juda Eniezbata, assistita dall’avvocato Andrea Ronchi, si è detta “sconvolta” ma ha compreso la serietà delle indagini in corso, riservandosi di nominare un proprio consulente tecnico per l’autopsia. La vicenda ha innescato anche un dibattito politico, con il senatore di Fratelli d’Italia, Alberto Balboni, che ha espresso solidarietà ai militari, definendo l’iscrizione nel registro degli indagati “un peso morale e psicologico ingiusto per chi ha semplicemente compiuto il proprio dovere”.

Mentre la giustizia fa il suo corso, la comunità attende risposte. La morte di Juda Eniezbata solleva interrogativi delicati che richiedono un’indagine scrupolosa e trasparente, capace di accertare la verità dei fatti nel pieno rispetto dei diritti di tutte le persone coinvolte.

Di veritas

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