Roma – Un grave episodio di violenza ha scosso la Cisgiordania, dove tre attivisti italiani sono rimasti feriti in seguito a un’aggressione perpetrata da un gruppo di coloni israeliani. L’attacco è avvenuto all’alba nella comunità di Ein al-Duyuk, nei pressi di Gerico, un’area già segnata da forti tensioni. L’evento ha immediatamente innescato una ferma reazione da parte del governo italiano, con il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che ha condannato l’accaduto e ha chiesto un intervento deciso da parte delle autorità israeliane.
La dinamica dell’aggressione
Secondo le prime ricostruzioni, un gruppo di circa dieci coloni israeliani mascherati ha fatto irruzione nell’abitazione dove alloggiavano gli attivisti internazionali. Armati di bastoni e, secondo alcune testimonianze, anche di fucili, gli aggressori hanno picchiato i presenti, tra cui tre cittadini italiani (due donne e un uomo) e una volontaria canadese. Una delle vittime ha raccontato a Sky TG24 di essere stati svegliati alle 5 del mattino e di essere stati colpiti con pugni, schiaffi e calci al volto, alle costole e all’addome. Oltre alle violenze fisiche, i coloni hanno rubato effetti personali, inclusi passaporti e telefoni cellulari, intimando agli attivisti di non tornare in quella zona con la frase “Don’t come back here”.
I quattro feriti sono stati trasportati all’ospedale di Gerico per ricevere le cure necessarie. Fortunatamente, le condizioni dei tre italiani non sono state giudicate gravi: due di loro hanno riportato ferite lievi, mentre il terzo necessiterà di alcuni giorni di riposo. Nonostante lo shock, sono stati dimessi e hanno ricevuto assistenza dal sindaco di Gerico e dalla polizia palestinese, alla quale hanno sporto denuncia.
Il ruolo degli attivisti e il contesto di crescente violenza
I volontari italiani fanno parte della campagna palestinese “Faz3a”, un’iniziativa che mira a fornire una sorta di protezione civile alla popolazione locale attraverso la presenza di osservatori internazionali. Come spiegato dallo stesso Ministro Tajani, questi giovani cooperanti “accompagnano le attività dei palestinesi, accompagnano i bambini a scuola, gli agricoltori o i pastori”. La loro presenza ha lo scopo di fungere da deterrente contro le violenze che, secondo i dati delle Nazioni Unite, sono in drammatico aumento. L’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) ha registrato quasi 1.500 attacchi da parte di coloni israeliani in Cisgiordania dall’inizio dell’anno.
L’aggressione si inserisce in un clima di crescente tensione in Cisgiordania, dove gli scontri e le violenze sono quasi quotidiani. Questo episodio evidenzia l’escalation della violenza non solo contro i palestinesi, ma anche nei confronti di cittadini stranieri impegnati in attività di solidarietà e monitoraggio dei diritti umani.
La ferma condanna del Ministro Tajani e la posizione italiana
La notizia ha provocato l’immediata e dura reazione del Ministro degli Esteri Antonio Tajani. “Basta aggressione, non è questo il modo per rivendicare anche le proprie ragioni. La Cisgiordania non deve essere annessa, nessuna ipotesi di annessione, siamo assolutamente contrari, deve essere rispettata la popolazione civile palestinese. È gravissimo”, ha dichiarato Tajani a margine dell’assemblea di Noi moderati a Roma.
Il titolare della Farnesina ha poi lanciato un appello diretto al governo di Israele: “L’appello che lanciamo anche al governo di Israele è di fermare i coloni e impedire che continuino queste violenze che non servono alla realizzazione del piano di pace per il quale tutti quanti stiamo lavorando”. Tajani ha assicurato di seguire la vicenda in costante contatto con il Console Generale a Gerusalemme e ha confermato che i connazionali, sebbene “malmenati”, non versano in condizioni preoccupanti e sono in viaggio verso la più sicura Ramallah.
La posizione italiana, ribadita con forza dal Ministro, si allinea a quella già espressa in una nota congiunta con Francia, Germania e Gran Bretagna, di condanna delle attività dei coloni, ricordando che l’Unione Europea ha già avviato sanzioni nei confronti di alcuni di loro.
Le implicazioni e il futuro della regione
L’attacco ai cooperanti italiani non è un evento isolato, ma il sintomo di una situazione esplosiva che rischia di minare ulteriormente ogni prospettiva di pace. La violenza dei coloni, spesso tollerata se non incoraggiata da frange estremiste della politica israeliana, rappresenta un ostacolo insormontabile alla soluzione dei “due popoli, due Stati” e alimenta un ciclo di odio e rappresaglie. La comunità internazionale, e l’Italia in prima linea, continuano a chiedere il rispetto del diritto internazionale e la tutela di tutte le popolazioni civili, un appello che, alla luce di questi ultimi avvenimenti, assume un carattere di urgenza ancora più marcato.
