La Toscana diventa il palcoscenico di un Partito Democratico in pieno fermento, diviso tra la volontà di consolidare la leadership di Elly Schlein e la necessità di gestire le complesse dinamiche interne e di coalizione. Due eventi, quasi in contemporanea, hanno acceso i riflettori sulle diverse anime del partito: a Montepulciano, l’assise della maggioranza ha incoronato la segretaria come candidata premier in pectore per il centrosinistra; a un centinaio di chilometri di distanza, a Prato, la minoranza riformista ha rivendicato il proprio spazio e la propria visione, lanciando messaggi inequivocabili al vertice del Nazareno.
Montepulciano: un’investitura per Schlein e un avviso a Conte
Nel borgo senese, simbolo di una “corsa in salita” verso il governo, le principali correnti che hanno sostenuto l’elezione di Elly Schlein alla segreteria si sono riunite per l’evento “Costruire l’alternativa”. Con oltre 1200 presenze tra parlamentari, dirigenti e amministratori, l’incontro ha visto la partecipazione di figure di spicco come Andrea Orlando (Dems), Dario Franceschini (AreaDem) e Roberto Speranza (ex Articolo Uno). A loro si sono uniti esponenti che, pur non avendo sostenuto Schlein al congresso, si sono avvicinati alla sua linea, come Anna Ascani, Marco Meloni e Dario Nardella. L’obiettivo dichiarato era duplice: rafforzare la leadership della segretaria e tracciare la rotta verso le elezioni politiche del 2027.
Il messaggio più forte arrivato da Montepulciano è stata la designazione, di fatto, di Elly Schlein come guida della coalizione. “Lo statuto del partito prevede che sia il segretario nazionale a guidarci nella sfida delle politiche”, ha sottolineato Marco Sarracino della segreteria nazionale, inviando un chiaro avvertimento a Giuseppe Conte. Le recenti critiche del leader del M5S sulla gestione del caso Atreju non sono piaciute, e la risposta è stata netta: la leadership del “campo largo”, che riparte dall’alleanza con M5S e AvS, non è in discussione. Anche il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, figura esterna ai partiti ma sostenitore del campo largo, ha definito quella di Schlein come “la soluzione naturale” per la premiership.
Tuttavia, dall’incontro è emerso anche un monito per la stessa Schlein. Andrea Orlando ha sottolineato che la forza della leader non deriva solo dalla vittoria alle primarie, ma dal rappresentare l’intero partito. Un invito a un maggiore coinvolgimento della base e delle strutture del PD, per evitare una gestione “solitaria” del comando e promuovere un più ampio confronto interno. “Abbiamo una leadership che è un asset importante, abbiamo una coalizione che abbiamo costruito e abbiamo un partito che dobbiamo utilizzare di più”, ha affermato Orlando.
Prato: la voce dei riformisti e il dialogo con le imprese
In contemporanea, a Prato si teneva l’iniziativa “Innovare per competere”, organizzata dall’ala riformista del partito. Figure come Giorgio Gori, Lorenzo Guerini e Matteo Biffoni hanno riunito circa 400 persone per discutere di economia, industria e manifattura, temi che, a loro avviso, non sono sufficientemente rappresentati nell’agenda della segreteria. “Il Pd non fa abbastanza per le imprese”, ha dichiarato Gori, sottolineando la necessità di un partito che dialoghi maggiormente con il tessuto produttivo del Paese, specialmente nel Nord.
Da Prato non è arrivato un attacco frontale, ma la rivendicazione di un ruolo e di un’identità. “Siamo qui per aprire il dialogo con imprese e manifatture perché il Pd riprenda questa discussione”, ha spiegato Matteo Biffoni. I riformisti hanno chiarito di non voler sovvertire l’esito del congresso, ma di voler essere “utili” al partito, portando un contributo di pragmatismo e concretezza. La presentazione di cinque proposte specifiche destinate alla segreteria Schlein è stata la dimostrazione di questo approccio costruttivo ma al tempo stesso critico. Il messaggio implicito è stato un “no ai posizionamenti tattici” solo in vista delle candidature, ma una richiesta di rispetto e di ascolto per un’area che si sente marginalizzata.
Le sfide future: tra unità interna e stabilità della coalizione
Il doppio appuntamento toscano lascia il Partito Democratico di fronte a un complesso lavoro di sintesi. Da un lato, la maggioranza ha “blindato” la leadership di Elly Schlein, proiettandola verso la sfida nazionale. Dall’altro, ha dovuto prendere atto delle pressioni interne per una gestione più collegiale e delle richieste di un’area riformista che non intende essere messa ai margini.
La questione più delicata resta però il rapporto con gli alleati, in particolare con il Movimento 5 Stelle. Le tensioni sul caso Atreju hanno evidenziato una fragilità nel dialogo tra Schlein e Conte che dovrà essere ricomposta in vista delle future sfide elettorali. La costruzione di un’alternativa credibile alla destra, obiettivo primario dichiarato a Montepulciano, passa inevitabilmente dalla capacità di tenere insieme un “campo largo” che, al momento, appare ancora attraversato da profonde differenze e sospetti reciproci. La segretaria Schlein è ora chiamata a un difficile equilibrio: affermare la propria leadership senza isolarsi, valorizzare le diverse anime del partito senza paralizzarne l’azione e, soprattutto, costruire un’alleanza solida e programmatica in grado di convincere gli elettori.
