La legge di bilancio in discussione in Parlamento si arricchisce di un nuovo, intenso capitolo di confronto politico. Al centro del dibattito vi è ora l’ipotesi, sempre più concreta, di inserire una misura a sostegno delle famiglie che scelgono le scuole paritarie per i propri figli. La proposta, oggetto di un forte pressing da parte di Noi Moderati e Forza Italia, prevede l’introduzione di un voucher fino a 1.500 euro. Parallelamente, la manovra è teatro di altre importanti partite, dalla controversa questione delle riserve auree della Banca d’Italia alla mobilitazione dei sindacati, con la UIL in prima linea a Roma per chiedere modifiche sostanziali su fisco, sanità e pensioni.

Il “Buono Scuola”: un voucher per la libertà di scelta

L’emendamento al centro dell’attenzione, presentato da esponenti di Forza Italia come il senatore Claudio Lotito e da Noi Moderati con Mariastella Gelmini e Giusy Versace, mira a istituire un “buono scuola” per i nuclei familiari con un ISEE inferiore a 30.000 euro. Questo contributo, dell’importo massimo di 1.500 euro per ogni studente, sarebbe destinato a coprire parte dei costi per l’iscrizione alle scuole secondarie di primo grado (le medie) e al primo biennio delle superiori paritarie. La proposta prevede inoltre la possibilità di cumulare il bonus fino a un tetto di 5.000 euro per famiglia.

Il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, intervenendo all’assemblea nazionale di Noi Moderati, ha mostrato un’apertura significativa. Pur sottolineando la necessità di trovare le adeguate coperture finanziarie, ha affermato che “se riusciamo a quadrare il cerchio, si aprono spiragli per dare anche queste risposte”. Una posizione che lascia intendere la volontà politica di procedere, come confermato anche dalla premier Giorgia Meloni che in più occasioni ha espresso il desiderio di sanare quella che definisce “l’ultima Nazione in Europa senza una reale parità scolastica”. Il costo stimato dell’operazione si aggirerebbe intorno ai 20 milioni di euro, da reperire attraverso un taglio al Fondo per gli interventi strutturali di politica economica.

Le reazioni: scontro tra maggioranza e opposizioni

La proposta ha immediatamente infiammato il dibattito politico, riaccendendo la storica contrapposizione tra sostenitori della scuola pubblica e promotori della libertà di scelta educativa. Le opposizioni sono insorte, parlando di un “regalo alle scuole private” che sottrae risorse vitali al sistema di istruzione statale. Esponenti del Movimento 5 Stelle e di Alleanza Verdi e Sinistra hanno accusato la maggioranza di operare tagli alla scuola pubblica per favorire interessi privati, calpestando i principi costituzionali. La Flc Cgil ha definito la scelta “inaccettabile”, mascherata “sotto la bandiera della libertà educativa”.

D’altro canto, i fautori della misura, come suor Anna Monia Alfieri, sostengono che l’Italia sia uno dei pochi paesi europei a non garantire una libertà di scelta educativa a costo zero per le famiglie, nonostante queste contribuiscano con le loro tasse. L’obiettivo dichiarato è quello di offrire un sostegno concreto a chi desidera un’alternativa al sistema statale ma non ne ha le piene capacità economiche.

Le altre partite della Manovra: l’oro di Bankitalia e la caccia alle risorse

Mentre la discussione sulle scuole paritarie entra nel vivo, altri fronti restano aperti. Fratelli d’Italia ha presentato una riformulazione del contestato emendamento sulle riserve auree della Banca d’Italia. La nuova versione, in un probabile segnale di distensione dopo i rilievi della BCE e del Quirinale, elimina il riferimento diretto all’appartenenza delle riserve “allo Stato”, per introdurre una norma di “interpretazione autentica” secondo cui le riserve “gestite e detenute” da Via Nazionale “appartengono al Popolo Italiano”. Il capogruppo Lucio Malan ha precisato che la modifica serve a chiarire che non vi è alcuna intenzione di “esproprio”.

Nel frattempo, prosegue la febbrile ricerca di risorse per finanziare le modifiche alla legge di bilancio. Il tempo stringe e, come sottolineato dal ministro Giorgetti, si è “alla volata finale per valutare gli interventi meritevoli di finanziamento”. Tra le ipotesi sul tavolo per reperire fondi, vi è anche un possibile innalzamento del prelievo Irap per banche e assicurazioni. Il ministro ha difeso l’impianto generale della manovra, rivendicando un approccio “equilibrato, prudente e responsabile” volto a mantenere l’equilibrio dei conti pubblici, respingendo le accuse di essere una manovra “per ricchi”.

La mobilitazione della UIL: “Cambiare la manovra”

Il malcontento sociale nei confronti della legge di bilancio è sfociato nella mobilitazione indetta dalla UIL, che ha organizzato una manifestazione nazionale a Roma. Dal palco del Teatro Brancaccio, il segretario generale Pierpaolo Bombardieri ha chiesto a gran voce modifiche incisive, giudicando la manovra insufficiente su temi cruciali come sanità, pensioni e fisco.

Le richieste del sindacato si concentrano su punti specifici:

  • Detassazione degli aumenti contrattuali: la UIL chiede di allargare la platea e innalzare il tetto a 40.000 euro per dare una risposta concreta al problema dei lavoratori poveri.
  • Fisco: il sindacato denuncia un sistema in cui “chi paga le tasse è un fesso” e chiede maggiore equità e progressività.
  • Sanità: si evidenziano le gravi difficoltà del sistema sanitario, con milioni di persone che rinunciano alle cure a causa delle liste d’attesa e di problemi economici.
  • Pensioni: si insiste per il ripristino di “Opzione Donna” nella sua formulazione originale e per l’introduzione di una pensione di garanzia per i giovani.

La mobilitazione della UIL rappresenta un chiaro segnale della tensione sociale che accompagna l’iter parlamentare della manovra, un percorso a ostacoli dove le scelte economiche del governo si scontrano con le diverse visioni politiche e le pressanti richieste del Paese.

Di veritas

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