MESSINA – Un vero e proprio terremoto giudiziario scuote l’Università di Messina. L’ex rettore, Salvatore Cuzzocrea, è al centro di una bufera con l’accusa di “plurimi reati di peculato”. La Guardia di Finanza ha eseguito un imponente sequestro di beni per un valore complessivo di circa 2,5 milioni di euro, gettando un’ombra inquietante sulla gestione dei fondi destinati alla ricerca scientifica.

IL MAXI SEQUESTRO E LE ACCUSE

Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Messina hanno dato esecuzione a due distinti provvedimenti. Il primo, un decreto di sequestro emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale peloritano, ammonta a oltre 1,6 milioni di euro. A questo si aggiunge un provvedimento d’urgenza disposto direttamente dalla Procura della Repubblica, guidata da Antonio D’Amato, per altri 860mila euro. Complessivamente, una cifra che si avvicina ai 2,5 milioni di euro, sottratta alla disponibilità dell’ex magnifico.

L’accusa, pesante come un macigno, è quella di peculato. Secondo gli inquirenti, Cuzzocrea, nella sua duplice veste di pubblico ufficiale e responsabile scientifico di numerosi progetti di ricerca del Dipartimento di “Scienze chimiche, biologiche, farmaceutiche ed ambientali” (ChiBioFarAm), si sarebbe appropriato indebitamente di ingenti somme di denaro pubblico tra il 2019 e il 2023.

IL “SOFISTICATO MECCANISMO” DEI RIMBORSI

Le indagini, coordinate dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Messina, avrebbero portato alla luce quello che viene definito un “sofisticato meccanismo” fraudolento. L’ex rettore avrebbe utilizzato, per ottenere i rimborsi, documentazione contabile artefatta, con importi gonfiati o del tutto estranea ai progetti di ricerca scientifica. Un sistema che, secondo il GIP Eugenio Fiorentino, dimostrerebbe un “sistematico abuso delle proprie funzioni pubbliche”, perpetrato approfittando di un “clima di soggezione e, in parte, di lassismo degli organi deputati all’istruttoria e ai controlli”.

Tra le irregolarità più eclatanti emerse dalle indagini, figurano:

  • Spese personali mascherate: Presentazione di scontrini fiscali per acquisti di natura prettamente personale, come materiale elettrico, idraulico, edile, ma anche casalinghi, farmaci e persino alimenti.
  • Missioni “scientifiche” e passione per i cavalli: Richieste di rimborso per missioni di ricerca che, in realtà, sarebbero coincise con la partecipazione dell’ex rettore a eventi ippici. In alcuni casi, le spese di viaggio, vitto e alloggio coprivano anche quelle di suoi ospiti.
  • Scontrini dalla spazzatura: In un dettaglio che rasenta l’incredibile, il GIP riporta come in alcuni casi Cuzzocrea si sarebbe “addirittura munito di scontrini precedentemente gettati dai clienti all’interno degli esercizi commerciali” per poi usarli nelle richieste di rimborso.
  • Fatture dall’estero: Le investigazioni hanno richiesto complesse rogatorie internazionali, con la collaborazione delle autorità giudiziarie di Svizzera, Stati Uniti e Gran Bretagna, per documentare raggiri contabili e alterazioni operate su fatture estere.

FONDI DISTRATTI ALL’AZIENDA AGRICOLA DI FAMIGLIA

Il secondo filone dell’inchiesta, che ha portato al sequestro d’urgenza di 860mila euro, riguarda la presunta distrazione di fondi a vantaggio di un’azienda agricola riconducibile allo stesso Cuzzocrea e alla moglie, la “Divaga Società Agricola Srl”. Secondo l’accusa, beni e servizi destinati all’università e acquisiti tramite affidamenti diretti sarebbero stati dirottati per beneficiare l’azienda, che si occupa di allevamento di cavalli. Gli inquirenti ipotizzano che fondi universitari siano stati usati persino per la realizzazione di campi di equitazione e strutture per i cavalli.

UN’INDAGINE PARTITA DA LONTANO

L’inchiesta, che ha portato alle dimissioni di Cuzzocrea nell’ottobre del 2023, ha preso le mosse da una serie di esposti presentati dal sindacalista e senatore accademico Paolo Todaro. Le denunce di Todaro avevano acceso i riflettori su una dinamica di rimborsi ritenuta anomala, con cifre che, secondo i suoi calcoli, avevano raggiunto picchi di quasi 70mila euro al mese nel 2022. La Procura aveva chiesto per l’ex rettore gli arresti domiciliari, misura però rigettata dal GIP per “venute meno esigenze cautelari”, una decisione sulla quale la Procura sta valutando di ricorrere al Tribunale del Riesame.

UN ALTRO PROCESSO PER TURBATIVA D’ASTA

I guai giudiziari per Salvatore Cuzzocrea non finiscono qui. L’ex rettore, insieme all’ex direttore generale dell’ateneo Francesco Bonanno e ad alcuni imprenditori, è già a processo a Messina dal marzo scorso per turbativa d’asta e falso commesso da pubblico ufficiale. Le accuse riguardano presunte irregolarità nella gestione di appalti, forniture e servizi per l’ateneo peloritano, per un valore complessivo di oltre 35 milioni di euro. Anche in questo procedimento, l’Università di Messina si è costituita parte civile.

La vicenda getta un’ombra pesante sull’ateneo e solleva interrogativi cruciali sull’etica e la trasparenza nella gestione della cosa pubblica, in particolare in un settore vitale come quello dell’istruzione e della ricerca scientifica. Mentre la giustizia farà il suo corso, la comunità accademica e la città intera attendono risposte.

Di veritas

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