Il Perù ha dichiarato lo stato di emergenza al confine con il Cile, una misura drastica che prevede il dispiegamento di forze militari per rafforzare i controlli frontalieri. La decisione, annunciata dal governo di Lima, è stata presa in risposta ai timori di un massiccio afflusso di migranti in fuga dal Cile, innescato dalla possibile elezione del candidato di estrema destra, José Antonio Kast, alle prossime elezioni presidenziali.

Lo stato di emergenza, della durata di 60 giorni, interesserà specificamente la regione di Tacna, situata nel sud del Perù e punto di snodo cruciale lungo la frontiera con il Cile. Questa mossa riflette la crescente preoccupazione delle autorità peruviane riguardo alle possibili conseguenze umanitarie e di sicurezza derivanti da un cambiamento politico radicale nel paese vicino.

Il “fattore Kast” e la retorica anti-immigrazione

Al centro delle preoccupazioni peruviane c’è la figura di José Antonio Kast, leader del Partito Repubblicano e candidato favorito in vista del voto del 14 dicembre. Kast ha condotto una campagna elettorale incentrata su temi quali la sicurezza nazionale e un rigido controllo dell’immigrazione, promettendo, in caso di vittoria, l’espulsione di tutti i migranti privi di documenti. In un video di propaganda, ha esplicitamente invitato gli immigrati irregolari a lasciare il Cile entro 111 giorni. Questa retorica ha generato un clima di incertezza e paura tra le numerose comunità di migranti residenti in Cile, in particolare tra venezuelani e haitiani, spingendo molti a considerare la fuga verso il Perù come unica opzione.

Le dichiarazioni di Kast hanno suscitato allarme non solo in Perù ma anche all’interno dello stesso Cile. Il ministro della Sicurezza, Luis Cordero, ha evidenziato come tali affermazioni possano avere “conseguenze dirette sulla vita delle persone”, alimentando una potenziale crisi umanitaria.

La risposta del Perù: militarizzazione e controllo

Di fronte a questo scenario, il presidente peruviano José Jeri ha confermato la decisione di dichiarare lo stato di emergenza, giustificandola come una misura necessaria “per mantenere la tranquillità sociale e per prevenire potenziali minacce alla sicurezza pubblica”. L’invio dell’esercito a supporto della Polizia Nazionale ha l’obiettivo di “resguardare ed evitare atti irregolari” da parte di chi tenta di attraversare il confine.

Questa non è la prima volta che la frontiera tra Perù e Cile diventa teatro di tensioni migratorie. Già nel 2023, una crisi umanitaria aveva visto centinaia di migranti, principalmente venezuelani, bloccati al confine, spingendo entrambi i governi a rafforzare le misure di controllo e a militarizzare l’area. Organizzazioni non governative come Amnesty International avevano criticato duramente la militarizzazione, sottolineando come questa aggravi la situazione dei migranti, intrappolati in un limbo senza assistenza sanitaria né alimentare.

Un contesto regionale complesso

La crisi al confine tra Perù e Cile si inserisce in un contesto più ampio di flussi migratori che attraversano l’America Latina, in gran parte alimentati dalla crisi economica e politica in Venezuela. Molti venezuelani, dopo aver cercato rifugio in Cile, si trovano ora di fronte a un inasprimento delle politiche di accoglienza e a un’opinione pubblica che spesso attribuisce l’aumento della criminalità alla presenza straniera. Questo li spinge a tentare di tornare nel loro paese d’origine o a cercare nuove destinazioni, e il Perù rappresenta una delle rotte principali.

La situazione è ulteriormente complicata dalle difficili relazioni diplomatiche. In passato, il Perù ha protestato per la “mancanza di collaborazione” da parte delle autorità cilene nella gestione dei flussi migratori, mentre il Cile ha criticato le dichiarazioni di alcuni funzionari peruviani. La decisione di Lima di dichiarare lo stato di emergenza potrebbe riaccendere queste tensioni, richiedendo un coordinamento attento e soluzioni cooperative per affrontare una crisi che colpisce entrambi i paesi e, soprattutto, i diritti umani dei migranti.

Di atlante

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