La vicenda della famiglia anglo-australiana che ha scelto di vivere in un casolare isolato nei boschi di Palmoli, in provincia di Chieti, ha assunto i contorni di un caso nazionale, innescando un profondo dibattito che tocca le corde della libertà individuale, dei modelli educativi alternativi e dei limiti dell’intervento statale nella vita privata. Al centro della questione, la decisione del Tribunale per i minorenni de L’Aquila di allontanare i tre figli minori dalla coppia, un provvedimento che ha spinto il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, a intervenire direttamente.

L’intervento del Ministro Nordio

Durante un question time alla Camera, il Ministro Carlo Nordio ha dichiarato che quella della famiglia di Palmoli “è una situazione che va considerata con estrema attenzione, bilanciando gli interessi degli uni e degli altri”. Ha inoltre annunciato di aver “provveduto ad approfondire subito la vicenda tramite l’ispettorato chiedendo l’invio integrale di tutti gli atti che non sono ancora pervenuti”. Nordio ha sottolineato che, qualora emergessero “profili di rilievo disciplinare”, non esiterebbe a esercitare i poteri conferitigli dalla legge. Il Guardasigilli ha espresso perplessità per un “provvedimento estremo” come la sottrazione dei minori, specialmente in un’epoca che critica la civiltà dei consumi, notando come una famiglia che decide di vivere “pacificamente, secondo i criteri di Rousseau, nella natura” si trovi di fronte a misure così drastiche.

La storia della famiglia e le ragioni del provvedimento

La famiglia, composta da Nathan Trevallion, britannico di 51 anni, e Catherine Birmingham, australiana di 45, viveva da tempo in un’ex casa colonica nell’entroterra vastese. La loro scelta di vita era improntata all’autosufficienza, con l’utilizzo di pannelli solari per l’energia, una stufa a legna per il riscaldamento e un pozzo per l’acqua. La vicenda è finita sotto i riflettori della Procura per i minorenni dopo che, nel 2024, l’intera famiglia è stata ricoverata per un’intossicazione da funghi. I successivi controlli da parte delle autorità hanno evidenziato quelle che sono state ritenute criticità.

Il Tribunale per i minorenni de L’Aquila ha motivato l’allontanamento dei bambini non tanto per la scelta di vita in sé, quanto per la tutela del loro diritto alla vita di relazione e alla sicurezza. Secondo i giudici, l’isolamento avrebbe potuto avere effetti negativi sullo sviluppo socio-relazionale dei minori. Inoltre, sono state sollevate preoccupazioni riguardo alle condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza dell’abitazione e al rifiuto dei genitori di consentire controlli sanitari. Un altro punto cruciale riguarda l’istruzione: la coppia praticava l’un-schooling, ma secondo il tribunale non avrebbe fornito la documentazione necessaria a validare il percorso di istruzione parentale.

Le reazioni e il dibattito pubblico

La decisione del tribunale ha spaccato l’opinione pubblica. Da un lato, c’è chi sostiene la scelta della famiglia, vedendola come un’espressione della libertà educativa garantita dall’articolo 30 della Costituzione. Dall’altro, si pone l’accento sul superiore interesse dei minori, che lo Stato ha il dovere di tutelare. La vicenda ha attirato anche l’attenzione della politica, con esponenti di governo, tra cui il vicepremier Matteo Salvini, che hanno espresso vicinanza alla famiglia. Una petizione online a sostegno dei genitori ha raccolto migliaia di firme, a testimonianza del forte impatto emotivo della storia.

Il padre, Nathan, ha definito la decisione “un’ingiustizia”, affermando che si sta “distruggendo la vita di cinque persone” che vivevano felici nella natura. La Garante regionale per l’Infanzia, dopo aver visitato i bambini nella struttura protetta, ha rassicurato sulle loro condizioni, definendoli “sereni e adeguatamente sostenuti”.

Gli ultimi sviluppi: una possibile svolta

In un recente sviluppo, sembra aprirsi uno spiraglio per il ricongiungimento familiare. I genitori hanno accettato l’offerta di un imprenditore locale che ha messo a disposizione gratuitamente un casolare ristrutturato, sempre nel comune di Palmoli. Questa nuova abitazione, dotata dei servizi essenziali, potrebbe rappresentare un punto d’incontro tra lo stile di vita della famiglia e le garanzie richieste dalle istituzioni a tutela dei minori. La coppia ha anche cambiato strategia legale e ha espresso la volontà di collaborare con le istituzioni. Parallelamente, il sindaco di Palmoli, Giuseppe Masciulli, aveva già offerto in passato alla famiglia un alloggio gratuito nel centro del paese, dotato di tutte le utenze, proposta che era stata però declinata.

La vicenda di Palmoli rimane un caso emblematico del complesso equilibrio tra diritti individuali e responsabilità collettiva. Mentre l’ispezione del Ministero della Giustizia farà il suo corso, la speranza è che si possa trovare una soluzione che concili la filosofia di vita dei genitori con il benessere e i diritti inalienabili dei loro figli.

Di veritas

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